giovedì 29 gennaio 2009

Un'over dose di bocciature decise da Prodi

Nella sua breve, ma perniciosa esistenza, il governo Prodi ha dimostrato il suo rispetto dell’autonomia della Sardegna con una ovedose di bocciature di leggi regionali. Ben sei in due anni. Val la pena di ricordarle al candidato di Walter Veltroni alla Presidenza della Sardegna Renato Soru che, in una intervista, ha esaltato Prodi come suo modello.
LEGGE REGIONALE 11 maggio 2006, N. 4 - Disposizioni varie in materia di entrate, riqualificazione della spesa, politiche sociali e di sviluppo;
LEGGE REGIONALE 23 maggio 2006, N. 7 - Istituzione, attribuzioni e disciplina della Consulta per il nuovo statuto di autonomia e sovranità del popolo sardo.
LEGGE REGIONALE 1 giugno 2006, N. 8 - Integrazioni alla legge regionale 17 gennaio 2005, n. 2 (Indizione elezioni comunali e provinciali) e alla legge regionale 7 ottobre 2005, n. 13 (Scioglimento organi enti locali). Interventi per la partecipazione elettorale.
LEGGE REGIONALE 29 maggio 2007, N. 2 - Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2007).
LEGGE REGIONALE 7 agosto 2007, N. 5 - Procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici di lavori, forniture e servizi, in attuazione della direttiva comunitaria n. 2004/18/CE del 31 marzo 2004 e disposizioni per la disciplina delle fasi del ciclo dell'appalto.
LEGGE REGIONALE 5 marzo 2008, N. 3 – Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della regione (Legge finanziaria 2008).
La “schiena dritta” di Soru, che naturalmente piace a quel Veltroni che lo ha imposto come candidato alla Presidenza, si è non poco piegata al suo ideale di capo di governo. Naturalmente nel nome di quella sardità di cui si dichiara campione.

mercoledì 28 gennaio 2009

L'invidia di Walter Veltroni

Scopre la sardità il presidente del governo ombra del Pd che, invece di occuparsi dei gravi problemi dell’Italia, staziona in Sardegna scoprendo quanto sia pittoresca. Formalmente viene ad appoggiare il candidato del centro sinistra da lui imposto al suo partito e agli alleati. In realtà si limita ad esaltare “il modello Soru” che vorrebbe imporre ad un incolpevole Stato italiano.
Del resto che potrebbe fare di più? Conosce la Sardegna da turista e per quello che gli raccontano il fedele emissario Passoni e, in preda alla sindrome di Stoccolma, quanti fingono gioia per esser stati commissariati. Al di là dei problemi della crisi industriale, comuni all’Italia e all’Europa, non spiccica parola perché non sa, non conosce. In fondo, nella sua acrimonia contro l’impegno di Berlusconi a favore dell’Isola, è rintracciabile l’invidia di chi non conosce la Sardegna nei confronti di chi la conosce molto bene. E l’ama.

martedì 20 gennaio 2009

Il velluto è sardo ma non basta a fare un sardo

Bastasse l’abito di velluto per certificare la propria sardità. Purtroppo quel segno di identità e di appartenenza per moltissimi vecchi, anziani e giovani, rischia di trasformarsi in folclore quando ad esibirlo è l’ex presidente della Regione, candidato alla Presidenza per imposizione di Walter Veltroni.
Il leader del Pd ha deciso di scontrarsi con Silvio Berlusconi per interposta persona. E ha concesso che il suo candidato si presenti in velluto davanti ad un pubblico che si illude così di aver a che fare con un “vero sardo”. Un personaggio lontanissimo dal mio sentire politico e culturale se la prendeva con coloro che “sventolano la bandiera rossa per muover guerra alla bandiera rossa”. Così il nostro sventola l’identità per poterla domani sprofondare con una politica economica di impoverimento e di subalternità.

sabato 17 gennaio 2009

Anche nel Sulcis si abbatterà l'anidride carbonica

“Uno dei progetti dimostrativi italiani sarà realizzato in prossimità del bacino carbonifero del Sulcis”. È quanto, insieme ai colleghi sardi del Pdl, ho proposto in un emendamento al disegno di legge che contempla misure di promozione dell’innovazione nel settore energetico. Come è noto, il Ddl in discussione nella Commissione industria del Senato, esclude la possibilità che le provvidenze previste possano essere destinate ai bacini carboniferi.
Tale opportunità è inclusa nell’emendamento proposto dal collega del centro-sinistra Francesco Sanna, ma il suo accoglimento non garantirebbe che il progetto sia attuato nel Sulcis, dove già gli studi di abbattimento della anidride carbonica sono in stato avanzato. Di qui la mia proposta di includerlo specificamente. Dal ministro Scajola abbiamo l’assicurazione che il governo presenterà un emendamento che accoglie il nostro.
Questo il testo del mio emendamento all’articolo 21 del Ddl :

a) realizzazione di progetti dimostrativi sulla cattura e sul sconfinamento dell’anidride carbonica emessa dagli impianti termoelettrici nonché, in via sperimentale, anche per il sequestro dell’anidride carbonica nei giacimenti di idrocarburi in terraferma, a fine coltivazione, e nei giacimenti carboniferi profondi, con il concorso dei principali operatori nazionali industriali e della ricerca,con sostegno finanziario limitato alla copertura dei costi addizionali per lo sviluppo della parte innovativa a maggiore rischio del progetto, nel rispetto delle varie alternative tecnologiche prospettabili; uno dei progetti dimostrativi italiani sarà realizzato in prossimità del bacino carbonifero del Sulcis.

lunedì 12 gennaio 2009

Dalla crisi un nuovo modello di civiltà

Una classe dirigente che si rispetti, sia quella politica sia quella imprenditoriale sia quella sindacale e insieme ad esse l’intellettualità sarda, deve saper cogliere la crisi in atto (e ancor più quella che si preannuncia) per cambiare completamente registro. Dalla crisi si può uscire immaginando e progettando tutti insieme un modello di sviluppo nuovo ed originale. Starei per dire un nuovo modello di civiltà che punti al massimo grado di prosperità per la Sardegna.
Purtroppo, da quel qui e là si legge, la dura lezione che questo modello di industrializzazione ci ha dato, non sembra in grado di far cambiare idea a chi non sa uscire dal conosciuto e anzi insiste a sognare e a subire una reindustrializzazione purché sia, paracadutata senza che nei territori designati esistano vocazione e condizioni di mercato. Un modello di civiltà per la Sardegna che non sia tributario della buona sorte, dei contributi racimolati qua e là, della disponibilità di imprenditori a creare fragili posti di lavoro pagati con denaro pubblico, non può non fondarsi sulle risorse materiali ed immateriali dell’Isola.

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