La gatta frettolosa, si sa, fece i gattini ciechi. Lo stesso sta capitando al segretario de Pd con il decreto sulla casa: frettoloso come è stato nello strillargli contro, si trova ora a dover gestire figli che hanno perso il senso dell’orientamento. Leggendo oggi le dichiarazioni del sindaco di Carbonia, Tore Cherchi, che a nome dell’Associazione dei comuni sardi ha approvato il provvedimento governativo, c’è da rimanere sconcertati. Lo stesso capita leggendo le prese di posizione dei presidenti delle regioni di centro sinistra, alcuni dei quali, per la verità, avevano colto con imbarazzo la levata di scudi pregiudiziale e prevenuta dell’on. Franceschini.
È comprensibile che sindaci e presidenti regionali siano stati per alcune settimane combattuti fra fedeltà al partito e fedeltà alle comunità che amministrano e governano, e che conoscono molto meglio di Franceschini. La scelta per il sì è oggi motivata, a loro dire, dall’aver ottenuto dei miglioramenti che erano già nella logica delle cose e, soprattutto, nell’inizio del percorso scelto dal governo: concordare con gli enti locali e con le regioni il testo definitivo.
Salvo ai prevenuti e a chi dell’indignazione a priori contro Berlusconi fa una ragione di esistenza, era chiaro a tutti che il Governo non avrebbe potuto, ammesso l’avesse voluto, fare come la Costituzione se non esistesse. I pregiudizi non hanno vinto assolutamente nulla: tutto è andato come previsto, con il governo dello Stato che concorda con i comuni e con le regioni misure che incidono sui poteri e le competenze di tutte le componenti della Repubblica, come vuole la Costituzione che, non casualmente, parla di “principio di leale collaborazione”.
Se il Pd e la sua alleata Idv si convincessero finalmente che nessuno, certo non il governo della Repubblica, ha alcun interesse ad attentare alla Costituzione, e imparassero a svolgere con serietà il loro ruolo di apposizione democratica, ne guadagnerebbero le istituzioni, la politica e, in definitiva, i cittadini.
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