Il federalismo fiscale è da ieri legge. Si avvicina la realizzazione di un disegno che ha avuto in Sardegna la culla culturale più importante del secolo scorso, a dispetto della incomprensione, quando non dell’aperta opposizione, di troppi vecchi partiti, soprattutto della sinistra sarda. La Repubblica federale è, insomma, più vicina. Certo, se il Pd avesse avuto più coraggio e trasformato in approvazione la sua astensione, il processo ora cominciato avrebbe avuto importanza maggiore. Ma non nascondo il mio apprezzamento per il suo gesto.
Ci sarà tempo per parlare degli effetti sull’economia della Sardegna che il federalismo fiscale avrà. Ora mi preme considerare due aspetti della riforma costituzionale che ieri al Senato abbiamo approvato. Il primo riguarda la qualità che le classi dirigenti (tutte, non solo la politica) dovranno mostrare di avere di fronte alla sfida che sono chiamate ad affrontare. Il secondo riguarda le opportunità che la nazione sarda avrà di esercitare il suo diritto ad autodeterminarsi.
Il giorno del 28 aprile, Die de sa Sardigna, sia la presidente del Consiglio regionale sia quello della Regione, parlando davanti al Parlamento dei sardi hanno mostrato che una nuova qualità di classe politica non solo è possibile, ma c’è. Sono stati due discorsi di altissimo profilo culturale e istituzionale, in cui il richiamo al popolo sardo e alla sua nazione ha scansato il rischio della retorica e si è fatto progetto. Non sarà certo il livore di certa cattiva stampa, in parte insofferente per il richiamo ad una autonomia di pensiero, in parte decisamente contraria, a togliere valore al disegno di nuova specialità illustrato da Lombardo e da Cappellacci. Progetto che, del resto, è quello con cui il Pdl e i suoi alleati si sono presentati al voto di febbraio.
Ma, dicevo, il federalismo fiscale, non a caso voluto fortemente dal Pdl insieme alla Lega, è anche apertura ad opportunità nuove per la Sardegna. Il richiamo al fatto che questa in corso deve essere una legislatura costituente esce dal rituale consueto ad ogni inizio di legislatura e si fa impegno fondato. Sostenendo con decisione e con passione l’iniziativa del Comitato per lo Statuto, il centro destra sardo ha già indicato quale strada vuole seguire per la riscrittura dello Statuto speciale: la conquista di un reale autogoverno che, all’interno della Repubblica italiana e dell’Unione europea, garantisca alla Sardegna tutti i poteri e tutte le competenze di cui ha bisogno. Non solo: il cammino per la acquisizione di questi poteri necessari non deve essere percorso solo dalla politica istituzionale, ma dal popolo sardo chiamato a discutere del suo futuro.
Personalmente ho già fatto mia la proposta del Comitato e la ho presentata al Senato, oltre a pubblicarla sul mio sito. Le alte parole ascoltate il giorno della festa del popolo sardo nel Parlamento da esso eletto mi confortano in questa scelta.
Nessun commento:
Posta un commento