Anche la questione di Tuvixeddu può essere risolta, è sufficiente restituire alla politica la sua funzione di mediatrice fra interessi diversi. Si sa di che si tratta: la passata giunta di centrosinistra aveva complicato tutto, imponendo una soluzione che non ha resistito ad una serie di ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato, i quali, infatti, l’hanno bocciata. Il tutto con, per contorno, la condanna della Regione e di noi contribuenti a pagare le spese.
Capita, adesso, che il presidente della Commissione bilancio del Consiglio regionale, Paolo Maninchedda, abbia proposto che la Regione acquisti l’area di Tuvixeddu e che essa passi, insomma, dalla politica dell’inutile imposizione a quella della proposta.
Insieme al suo partito, il Psd’az,, l’amico Maninchedda aveva dovuto sopportare insulti che andavano dal “fascista” al “traditore” al “servo dei cementificatori” che, nell’immaginario della sinistra e dei suoi reggicoda, avrebbero governato il centrodestra. La prova di tale servaggio? Il fatto che anche lui aveva aspramente criticato la maniera poco legale e molto approssimativa con cui la Giunta di centrosinistra aveva pensato di affrontare la questione della salvaguardia di Tuvixeddu, imponendo l’insostenibile e cercando di “punire la proprietà privata”.
Gli avversari dei migliori, politicamente e persino antropologicamente parlando, non possono che essere i peggiori: quelli che cementificheranno le coste e permetteranno la distruzione di Tuvixeddu. Un quotidiano vicino al centrosinistra dà conto oggi della sua sorpresa per il fatto che il centrodestra sia diverso da quello che esso ha dipinto in tutta la campagna elettorale: “Colpo di scena in commissione” titola infatti. Come dire: “Questo proprio non ce l’aspettavamo”. Dello stesso tono anche le prime reazioni degli indignati in servizio permanente effettivo: è come se qualcuno abbia loro rotto un giocattolo con cui pensavano di potersi svagare per tutta la campagna elettorale che hanno cominciato la stessa notte del 17 febbraio.
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