giovedì 11 novembre 2010

Insufficienza venosa: caro ministro, basta un po' di sensibilità

Dietro la sigla CCSVI si nasconde una grave malattia, l’insufficienza venosa cronica cerebro-spinale, che comporta, per chi ne è affetto, un alterato deflusso del sangue dal cranio al torace. Il fatto è che se ne può guarire, seguendo il protocollo predispoto dal Prof. Paolo Zamboni, responsabile del centro malattie vascolari dell’Università di Ferrara. Basta sottoporre il malato prima ad un ecocolordoppler MyLab Vinco e, accertata la presenza della condizione clinica, ad una semplice angioplastica che dilati le vene interessate, una misura poco invasiva, poco costosa e con buona sicurezza per la salute dei pazienti.
Tutto bene? Non proprio, visto che moltissimi pazienti sono costretti a viaggiare all'estero per sottoporsi all'esame e all'angioplastica. È per questo che ho rivolto al ministro della salute una interpellanza per sapere quando abbia intenzione di autorizzare il professor Zamboni a sperimentare quanto già all'estero si fa con successo. Qui da noi, in Sardegna, esistono centri d'alta specializzazione di radiologia interventista e di chirurgia vascolare, con strutture adeguate e dotate di un capitale umano d’eccellenza.
Di qui la mia domanda al ministro se ritenga di dover dotare la Sardegna di un contributo straordinario a sostegno dell'iniziativa, nel caso in cui si volessero qui avviare progetti per la diagnosi e il trattamento della CCSVI.

Questo che segue è il testo integrale dell'interpellanza:

Premesso che:
- l’insufficienza venosa cronica cerebro-spinale (CCSVI) è una condizione clinica che consiste in stenosi congenite o di altra natura che colpiscono le vene giugulari e le altre vene del tronco (in particolare le vene giugulari interne e la vena azygos), determinando un alterato deflusso del sangue dal cranio al torace.  Inserita fra le malformazioni venose di tipo trunculare, ovvero fra quelle che si sviluppano fra il 3° ed il 5° mese di vita intrauterina, la CCSVI è già stata riconosciuta come condizione clinica e la sua diagnosi, così come i potenziali protocolli terapeutici, sono stati descritti anche dal Prof. Paolo Zamboni, responsabile del centro malattie vascolari dell’Università di Ferrara, e sono stati inseriti nel convegno “International Union of Phlebology” (UIP 50), svoltosi nel settembre scorso a Montecarlo. Gli esperti di malformazioni vascolari di 47 paesi hanno votato all'unanimità. 
Considerato che:
- la diagnosi di CCSVI può essere effettuata in presenza di strumentazione specifica (ecocolordoppler MyLab Vinco della Esaote, unica azienda ad aver progettato un software dedicato per la diagnosi della CCSVI) e personale adeguatamente formato presso la stessa Università di Ferrara nel Centro Malattie Vascolari, di cui è direttore lo stesso prof. Paolo Zamboni. Tale diagnosi risulta essere poco costosa, per niente invasiva e priva di eventi aversi.
- la CCSVI viene curata con l’angioplastica dilatativa, una procedura consolidata da 25 anni, mininvasiva, con buona sicurezza per la salute dei pazienti.
- in Sardegna esistono centri, per quanto riguarda la radiologia interventista e la chirurgia vascolare, con strutture adeguate e dotate di un capitale umano d’eccellenza.
- l’art. 32 della Costituzione “ (…) infine, tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività (…)”
Si chiede di sapere:
- se ritenga opportuno concedere l'autorizzazione alla sperimentazione come indicata dal prof. Zamboni;
- se ritenga opportuno assicurare adeguato sostegno alla verifica delle conoscenze e delle ricerche del prof. Zamboni;
- se risulti che la Regione Sardegna, in particolare, abbia dato la disponibilità ad avviare progetti per la diagnosi e il trattamento della CCSVI e, in caso affermativo, se ritenga di dover dotare la Regione medesima di un contributo straordinario a sostegno dell'iniziativa.

Sen. Piergiorgio Massidda

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