giovedì 26 marzo 2009

L'ammissione che il Pd in Sardegna ha fallito

Nella iniziativa dell’ex presidente Renato Soru di fondare un suo movimento, c’è una franca (e perché no? coraggiosa) ammissione di fallimento del suo partito, il Pd. Lo è già nella specificazione del suo Sardegna democratica: “un vero Partito Democratico sardo”. Un vero partito, veramente democratico e veramente sardo. Come dire: l’esatto contrario di quel che oggi è il Pd in Sardegna.
Con un po’ di malizia, si potrebbe sospettare che dietro l’iniziativa dell’ex presidente ci sia anche una sorta di rivalsa nei confronti di chi è considerato responsabile primo della sonora sconfitta del 16 febbraio, il Pd appunto. E soprattutto della sua nomenclatura, centralista, malata di dipendenza, incapace di risolvere i suoi bisticci senza l’intervento della segreteria romana, come ai vecchi tempi del “centralismo democratico”. Quella stessa nomenclatura che recentemente lo ha accusato di “riformismo illuminato” e di “toni eccessivamente identitari”.
Malizia a parte, resta, per ora senza risposta, la domanda: “Come pensava, l’on. Renato Soru di vincere le elezioni a capo di un partito che, un mese dopo la sconfitta, presenta le caratteristiche che oggettivamente egli critica così pesantemente?”. Su questo blog, il 20 gennaio (Il velluto è sardo ma non basta a fare un sardo) avvertivo che non bastava vestirsi di vellutino per certificare la propria sardità.
Forse chi lo esibiva si sentiva partecipe della identità sarda, ma dietro aveva un partito incapace di camminare sulle proprie gambe, avendo bisogno di stampelle romane. Non un vero partito democratico, non un vero partito sardo. Cosa di cui, dice ora Soru, c’è bisogno. Se riuscirà a trasformare l’attuale partito democratico in Sardegna in vero partito democratico sardo, credo che il centrodestra sardo avrà un avversario e un interlocutore degno di rispetto, con cui condividere la più importante delle riforme. È la riscrittura del nuovo Statuto di autonomia su cui il presidente Cappellacci ha più volte insistito nelle sue dichiarazioni programmatiche e che la presidente del Consiglio regionale Claudia Lombardo ha indicato fra le priorità del nuovo parlamento sardo.

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