Sul piano casa in corso di elaborazione a Palazzo Chigi, il Pd è in piena confusione. Da un lato l’ex sindaco di Roma Rutelli consiglia al suo partito di attendere il provvedimento prima di pronunciarsi, dall’altro il neo segretario Franceschini, dopo un primo momento riflessivo, si è lasciato andare al vecchio vizio del No a priori. Ha indossato gli abiti di vestale della Costituzione e si è buttato a capo fitto in banali e scontate considerazioni sulle competenze di regioni e comuni che, a suo dire, sarebbero lese dal provvedimento allo studio del Governo.
Non contento di essere il segretario del più grande partito di opposizione, Franceschini vorrebbe insomma sostituirsi al presidente della Repubblica e alla Corte costituzionale e senza incertezze stabilisce che il decreto (ancora in bozza) del Governo è anticostituzionale. Inutile inseguire il segretario del Pd nei suoi fini ragionamenti di ordine costituzionale che allo stato attuale appaiano più che altro disquisizioni sul sesso degli angeli.
Più utile sarà, qui in Sardegna dove il decreto sarà recepito con tutti gli adeguamenti necessari a renderlo compatibile con la nostra realtà di autonomia speciale, seguire il dibattito che in Consiglio regionale si farà su quali siano gli aggiustamenti più opportuni. Se la crisi dell’edilizia è fenomeno che riguarda quasi tutte le regioni, qui nell’Isola ai motivi generali si aggiunge la dissennata politica vincolista della giunta di sinistra che, non da sola certo ma con pervicacia, ha portato a circa dodicimila disoccupati nel settore.
La difesa del paesaggio e un utilizzo compatibile dell’ambiente possono essere occasioni non solo di crescita dell’occupazione, ma anche di ridisegno dei nostri paesi e città, spesso rovinati da uso non appropriato di materiali e da una burocrazia cieca e solo apparentemente rispettosa di regole. Il piano casa dà una risposta alle autonomie e ad un rispetto del paesaggio e dell’ambiente che hanno saputo difendere e conservare senza alcun bisogno di Franceschini.
Nè va dimenticato che il migliore codice di tutela ambientale è quello che porta il nome del ministro di centro destra Urbani, oggi preso come pietra al paragone in tanti stati europei. Franceschini e il suo partito non hanno certo fatto di meglio.
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