venerdì 23 aprile 2010

Un dibattito interno alla luce del sole: se non è libertà questa...

Replicando al mio articolo di ieri, un amico di Facebook così si indigna nella mia pagina: “Senatore lei dice: "Io sono e resto di centrodestra, con convinzione e adesione ai valori liberali e democratici che esprime”. Come può essere considerato liberale o democratico un partito amministrato come una monarchia, dove non è possibile vederla in modo diverso dal monarca assoluto, e ancora come può essere liberale un partito che concepisce che il suo capo possa possedere tre tv nazionali su sette e ne controlli indirettamente quelle del servizio pubblico TG1 compreso, come può essere liberale il maggior partito della nazione che possiede un elevatissimo numero di MONOPOLI privati (Treni Italia, Soc autostrade,ecc ecc). Essere liberali credo sia un valore che il pdl possiede solamente in alcune eccezione, eccezioni queste che costantemente vengono messe alla gogna dai media del capo”.
È la solita solfa di un vetero comunismo che, a quanto pare, alligna anche in ambienti che per cultura politica dovrebbe essere lontanissimo da questa tentazione: costruirsi un avversario di comodo, descriverlo in tutte le sue nefandezze, e poi scagliarsi contro l'immagine che si è costruita. Ieri è capitata una cosa assolutamente inedita nei partiti di ogni specie e grandezza: aprire la propria discussione interna alle telecamere e consentire che il dibattito fosse trasmesso integralmente nelle televisioni pubbliche e private, in siti di quotidiani e in tutte le reti di internet che volessero farlo.
Quale partito, se non uno liberale e democratico, avrebbe consentito a milioni di persone di assistere ad un dibattito, franco e severo, nel corso del quale il leader è soggetto a critiche di fondo? Quale partito, se non il Pdl, avrebbe permesso che i cittadini si facessero un'idea della contesa, direttamente e senza la mediazione di giornalisti che “rubano” qua e là una qualche indiscrezione? Naturalmente, dibattere significa esprimere liberamente le proprie idee, sia quelle critiche nei confronti della leadership sia quelle della leadership di “critica alla critica”.
Al riparo dalle telecamere e dai testimoni esterni, in tutti i partiti si affrontano e, a volte, si scontrano idee e tesi contrastanti e di queste discussioni filtrano, attraverso bravi giornalisti, frasi per lo più anonime e non sai mai se quel che leggi è un fedele riferire cose dette o una interpretazione di rumors. Oggi, tutti quelli che hanno interesse a conoscere sanno con esattezza quali fossero i termini della discussione. Un partito amministrato come una monarchia avrebbe mai consentito un fatto del genere?

PS – Questo spazio continua ad essere aperto alle discussioni di amici e avversari. Ma gli impegni della campagna elettorale che va a cominciare non mi consentiranno di dare eventuali risposte puntuali. Ve ne chiedo scusa.

9 commenti:

Davide Corda ha detto...

Vedremo quali saranno le ripercussioni che avrà questa "libertà", la quale non dovrebbe essere mai sanzionata per potersi definire tale.
Ad ogni modo un in bocca al lupo sincero per la campagna elettorale e mi raccomando non molli!

Davide Corda ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

Oltre che condividere le sue argomentazioni apprezzo molto il suo fare politica confrontandosi,devo dire da par suo,sia con avverari che con altri occasionali interlocutori, sul piano delle idee e della dialettica,da liberale, con misura pari ad efficacia.A mio avviso però i limiti della politica del PDL più che a livello centrale stanno oggi nel territorio e nelle periferie.Manca la politica in senso costituzionale:il partito che ascolta , filtra le istanze dei cittadini e le veicola alle sedi preposte ad amministrare;interi territori abbandonati a se stessi,cittadini sensibili alle diverse problematiche che non hanno alcuna possibilità di interloquire con la rappresentanza politica,soprattutto con quella a cui hanno dato largo consenso.Persone anche capaci e competenti escluse da ogni possibilità di partecipazione e di collaborazione.Penso che la sua critica sacrosanta e in toto da me condivisa sul metodo e sulla propaganda della sinistra vada accompagnata dall'azione politica:occorre dimostrare all'avversario, e a chi per questo ha dato il consenso, che si è in grado di farne una migliore.Se si continua così,a fare poco o nulla,a persistere nell'apatia,o peggio ancora ad aver paura dell'avversario,non potremo che aspettarci il tracollo,e non mi riferisco di certo alle provinciali,dove il centrodestra parte dall'uno a sette ed è quasi impossibile far peggio.Poco si è fatto per il turismo, quasi nulla per le strade,nulla per la cultura,per l'agricoltura,per la macchina amministrativa regionale.Ovviamente,poichè in politica spazi vuoti non esistono,qualcun altro evidentemente li occupa ;infatti la sinistra stradomina nella cultura e nell'università;non vorrei che il centrodestra,anche se la ragione smorza le mie speranze,lasciasse libero il passo alle sinistre per quanto attiene al campo identitario,scittura antica,storia,lingua e tradizioni.E altrettanto vediamo in settori interi degli uffici regionali,sia al centro che nel territorio, totalmente in mano agli stessi di prima,che continuano a gestire alla loro maniera,supertutelati da qualche sindacalista che va per la maggiore,e che si spaccia trasversalmente per amico,soprattutto nelle agenzie regionali agricole,e che critica e minaccia se non si fa come vuole lui,dimenticando,sia lui ma soprattutto gli eletti dal popolo,che il sindacato tutela i lavoratori,e non è stato votato dai cittadini per amministrare la Regione.Voglio pensare che lei sia uno dei pochi in condizione di dare dei segnali verso un cambiamento di rotta e penso di poter interpretare il suo interessamento per una candidatura alla provincia di Cagliari,comunque vada a finire,come un voler prestare un'attenzione maggiore al territorio e ad avvicinare la politica ai cittadini.
Un dipendente regionale

Anonimo ha detto...

Complimenti per la sua scelta Senatore. - B. Adriano

Anonimo ha detto...

Da STRIGGIULA

Gli asini non sanno volare… al più ragliano sottovoce

E’ proprio così, gli asini non sanno volare e neppure i cavalli. Se così non fosse, Caligola avrebbe avuto ragione quando nominava senatore il suo cavallo convinto che nulla aveva di meno degli altri nobili tribuni. Qualcuno è convinto che alle elezioni provinciali di Cagliari Berlusconi poteva candidare anche un asino che sarebbe stato eletto presidente. Berlusconi non ha indicato nessuno a candidato alla presidenza della provincia di Cagliari, in verità una indicazione l’aveva data: il senatore Piergiorgio Massidda che non è un asino e neppure un cavallo. Delogu, Cicu e pare anche Claudia Lombardo, invece sono convinti del contrario perché credono che un asino sappia volare e così hanno fatto un’altra scelta. Certo è che se non riescono a convincere i cagliaritani che la loro convinzione è vera forse è bene che smettano di fare politica posto che l’abbiano veramente mai fatta. Il teorema Cicu poi è degno di Pitagora: i candidati nei collegi uninominali faranno in modo di far vincere anche un cavallo zoppo o un asino che raglia sottovoce. Gli Anselmo Piras, Alessandro Sorgia, tanto per citare qualche nome in odore di candidatura, volete che non si danneranno l’anima per essere eletti ? Il teorema è semplice e appagante anche per un senatore, responsabile del PdL, in stadio avanzato senile. Il clone di Cicu dice che la lotta è tra lui e l’esponente del centro sinistra, “le altre sono candidature marginali…” peccato che lui non sia stato battezzato da Berlusconi e per questo non possa affermare “meno male che Silvio c’è”. Del resto Berlusconi non ha mai battezzato asini e neppure ha fatto il miracolo che gli asini volino: Non ci ha mai pensato.
Dal primo luglio Salvatore Cicu, dovrà nascondersi per la vergogna. Meglio così perché almeno non potrà presentare una proposta di legge che consenta agli asini di volare, perché a lui nessuno glielo ha mai detto, neppure Mariano Contu perché anche lui è stato sempre poco convinto.

elettra ha detto...

Boia chi molla!!! Forza Piergiorgio la dx quella vera è con te, basta coi giochini vogliamo un vero politico a questa provincia; due voti di dx sono già tuoi e poi gli altri verranno,ho sensibilizzato i miei già da tempo. Forza e crepiiii il lupooo

Grazia Pintore ha detto...

Signor Massidda Lei è veramente una brava persona però non può nemmeno negare che il capo del suo partito è un monarca o perlomeno lo è per quelli che accettano di essere i suoi sudditi,credo inoltre che Lei,persona onesta e veramente democratica, non sarà mai un suo suddito.Personalmente continuo a meravigliarmi come tante persone intelligenti,oneste e competenti possano diffendere un uomo simile;non dico altro,altrimenti perderei la mia calma.Con tanta stima Grazia

Anonimo ha detto...

DA STRUGGIULA

Bertoldo, Bertoldino, Cacasenno e la scelta Farris

C’era una volta Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno. Bertoldo era un rozzo contadino che per le sue furberie riesce perfino a diventare consigliere del Re. Bertoldo è affiancato, nelle sue imprese, dalla moglie Marcolfa e dal figlio sciocco Bertoldino. La vita di Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno è semplice con il zappar la terra quotidiano e mangiare cibi semplici come rape e fagioli. Bertoldo riuscì ad entrare nella corte del Re Alboino che tanto apprezzò il suo ingegno. Ma Bertoldo non riusciva a trovarsi a suo agio poiché il suo mondo era quello contadino e la sua intelligenza era veramente limitata. Il figlio Bertoldino, ignorante e sciocco, assecondava tutto quello che faceva Bertoldo e per questo era diventato il suo clone. Cacasenno invece era l’ingenuo e subiva ogni scherzo credendo fino all’ultimo ogni bugia. Bertoldo non riuscì ad integrarsi alla corte del Re perché si era fatto troppi nemici ed era alla fine rimasto solo con Bertoldino,Cacasenno e Marcolfa. Così morì. Nella sua tomba, il Re Alboino fece imprimere il seguente epitaffio:
“In questa tomba tenebrosa e oscura,
Giace un villan di sì deforme aspetto,
Che più d' orso che d' uomo avea figura,
Ma di tant' alto e nobil'intelletto,
Che stupir fece il Mondo e la Natura.
Mentr' egli visse, fu Bertoldo detto,
Fu grato al Re, morì con aspri duoli
Per non poter mangiar rape e fagiuoli.”
La storia è simile a quella che ha portato alla candidatura di Farris alla provincia di Cagliari che come Bertoldino, quando ancora dormiva è stato svegliato da Cicu/Bertoldo che gli ha detto che avrebbe vinto le elezioni. Scajola come Re Alboino, ha grande stima di Cicu e così ha fatto di tutto affinchè Berlusconi non scegliesse Massidda facendo delegare questa scelta a Delogu, allo stesso Cicu e alla Lombardo che però non fa di nome Marcolfa, ma Claudia. Cicu e la Lombardo chiesero a Delogu di mettere ai voti la scelta Farris. Delogu come Cacasenno non ebbe neppure il sospetto che i due lo stavano prendendo per il di dietro. Dopo due giorni dalla infausta scelta, Cicu conscio che l’aveva fatto più di Bertoldo, estremamente impaurito ha capito che gli elettori nulla avevano in comune con Bertoldino e Cacasenno, e disperatamente chiedeva a Massidda di farsi da parte per il bene del PdL. Massidda come Re Alboino gli ha risposto che è un irresponsabile unitamente agli altri due. Del resto Cicu è meglio che ritorni a mangiar rape e fagioli, di cose buone ne ha mangiato abbastanza in 16 anni di Camera dei Deputati. Delogu, invece, continua a ripetere che il Pdl ha un solo candidato per la presidenza della provincia di Cagliari, perché Cicu e Marcolfa non gli hanno mai detto che non poteva essercene più di uno. Scajola come Re Alboino sta scrivendo l’epitaffio.

Anonimo ha detto...

dai Piergiorgio NON MOLLARE. Ricordati noi del PdL voteremo solo te perche' vogliamo un presidente vero per la provincia di Cagliari. E' giusto che sia candidato Cicu con una propria lista vediamo quanti lo votano !
Viva MASSIDDA PRESIDENTE !