lunedì 12 aprile 2010

Una buona legge per la caccia, anche se...

Alla fine di febbraio, in Senato abbiamo approvato un provvedimento di attuazione di norme comunitarie in materia di caccia. Le Regioni vi sono riconosciute come titolari della sua regolamentazione, sia pure dopo aver avuto il parere preventivo dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), un ente che si avvale della collaborazione delle massime autorità ambientali. Avrei preferito anche io, come altri colleghi che delle autonomie fanno un loro punto di impegno, che l'Unione europea non si sovrapponesse alla potestà legislativa primaria in materia di caccia riconosciuta anche alla Sardegna, e auspico che il parere dell'Ispra diventi consultivo, ma la soluzione trovata è un giusto compromesso con la parte meno fondamentalista dell'ambientalismo.
Io non sono mai stato cacciatore, ma trovo insopportabili gli ideologismi quasi talebani di una certa parte degli ambientalisti che, sull'altare della propria ideologia, vorrebbe sacrificare un'attività, come la caccia, legata non solo a ragioni economiche ma, soprattutto in Sardegna, a una profonda cultura dell'identità. Non sono cacciatore, dicevo, ma conosco moltissimi cacciatori che sono i primi difensori dell'ambiente, profondi conoscitori degli equilibri ecologici e, spesso, in prima fila per la sospensione della caccia in momenti critici per la conservazione della fauna.
Sono rimasto sbalordito, sentendo gli interventi di colleghi del Pd e dell'Idv che, pur di andar contro il governo, non si sono forse resi conto di muovere lancia in resta contro le Regioni in appoggio ai fondamentalisti contrari alla caccia per motivi ideologici. Chi voglia, può leggere il resoconto sommario del dibattito in Senato, per rendersi meglio conto del perché sono stato colto dallo sconcerto.
Suggerirei ai tanti amici del Pd, ancora frastornati per la battosta ricevuta il 28 marzo alle Regionali, di chiedersi come pensano di avere consenso facendosi guidare, nella loro azione politica, da élites intellettuali e da club illuministi che antepongono i propri furori ideologici ai bisogni di una società complessa, molto diversi da quelli che risultano dalle divisioni del bene e del male, nate e coltivate nelle loro teste.

1 commento:

Luca ha detto...

Onorevole Massidda, non sono un cacciatore, ma ho buona familiarità con la campagna, sia per avervi girovagato per valli e monti in cerca di funghi, asparagi, lumache, sia perché durante gli anni delle superiori trascorrevo le mie ferie estive a coltivare l’azienda agricola di famiglia. Tra i cacciatori che conosco, noto che tantissimi, utilizzano la caccia come evasione dall’ufficio, o da lavori nell’industria, nell’edilizia etc. come una specie di terapia naturale per alleviare il distacco quotidiano dalla madre terra, forse una buona fotocamera ultrazoom, potrebbe sostituire il fucile, con risultati terapeutici psico-fisici molto più gratificanti.

Entrando nel merito della discussione lei parla di “caccia, legata non solo a ragioni economiche ma, soprattutto in Sardegna, a una profonda cultura dell'identità”, sinceramente tra i miei avi chi, allevatore, chi agricoltore non trovo alcun cacciatore, anche se quasi tutti avevano il fucile, senza spirito di polemica io questa “cultura dell’identità” proprio non la vedo.
Premesso ciò ritengo che voler ampliare i tempi della caccia sia inutile e poco saggio, la quantità di fauna selvatica presente oggi in Sardegna è veramente ridottissima forse 1/10 di quella presente soltanto 40-50 anni fa, ma fosse anche 1/5 sarebbe comunque abbastanza poca da indurci a preservarla dall’estinzione totale. Non dispongo di dati ufficiali, ma come detto in premessa ho girovagato per le campagne sarde sin da ragazzino, e unendo i miei ricordi personali con quanto appreso dai racconti-ricordi di vita vissuta delle persone più avanti di me negli anni, non credo di poter essere smentito.

Relativamente alla questione “caccia” ci sono stati ben due Referendum “impropriamente” ritenuti nulli, ed invece Costituzione alla mano in base all’Art.48 erano più che validi almeno “eticamente”, avendo entrambi superato il “25% +1 voto” del totale degli aventi diritto al voto, questo pronunciamento popolare avrebbe dovuto imporre, l'abolizione o almeno una modifica all'arcaico art.842 del Codice Civile, che permette di entrare in casa d'altri armati purchè sia giornata di caccia
Prima che mi dia del matto, mi spiego meglio, l’attuale Legge Referendaria prevista dall’Art.75 presente nella “Parte II” della Costituzione, consente che 20.000.0000 di Voti valgano meno di 10.000.0000 di voti.
In base alla maldestra stesura (a mio avviso è impossibile rispecchi fedelmente il volere dei Padri Costituenti) dell’art.75 il Referendum è considerato valido soltanto se il numero di voti validi è maggiore del 50% degli aventi diritto al voto.
Ora può capitare che se vota soltanto il numero minimo richiesto dalla legge ed i votanti si dividano a metà, vince la parte che prende il (25% +1 voto), cioè su una base pari a 40.000.000 di aventi diritto 10.000.001 decidono per tutti, nonostante 10.000.000 di pareri opposti, e sin qui nulla da obbiettare.
Ma se per caso i votanti sono soltanto il (50% –1 voto), cioè se votano soltanto 19.999.999 cittadini il referendum è nullo, anche nel caso che il risultato sia: 19.999.998 voti SI e solo 1 voto NO. Praticamente 19.999.998 voti hanno “MENO” valore di 10.000.001 voti.
Chiaramente non rispettando il 2° comma dell’Art.48 presente nella “Parte I” della Costituzione che recita : “Il voto è personale ed EGUALE, libero e segreto”.
Questo fatto avrebbe dovuto indurre il legislatore ad intervenire ad esempio, aggiungendo un nuovo comma all’Art.75, più che altro esplicativo della reale volontà del legislatore, che potrebbe recitare: “Il referendum è approvato anche quando hanno partecipato al voto meno del 50% degli aventi diritto, se la percentuale dei voti di almeno una delle due opzioni SI o No è maggiore del 25% del totale degli aventi diritto al voto”.
Sanando l’attuale assurdità costituzionale.
Le cose da fare in Parlamento non mancano di certo, buon lavoro Senatore.
Cordiali Saluti, Luca.