Il sardo, e insieme ad esso il gallurese, il sassarese, il catalano d'Alghero, il tabarchino, sono lingue tutelate dalla Regione e dallo Stato (e quindi dalla Repubblica). In più, il governo Cappellacci ha preso solenne impegno a investire sulla valorizzazione della lingua sarda e il governo Berlusconi ha appena emanato un provvedimento che favorisce l'insegnamento nelle scuole del sardo e in sardo. Per questo, il dibattito suscitato da Umberto Bossi intorno ai dialetti potrebbe non interessarci se non per i suoi risvolti politici.
Concordo, per esempio, con quanti nel mio partito pensano e dicono che questa e altre esternazioni della Lega (dalla questione delle bandiere regionali a quella dell'inno Fratelli d'Italia all'altra delle impropriamente dette gabbie salariali) sono tentativi per accrescere il consenso al partito di Bossi con scarsa cura per le sorti dell'intera coalizione. Dissento, invece, da quanti pensano che nel dibattito politico ed istituzionale ci siano tabù intoccabili; solo l'unità e indivisibilità della Repubblica sono principi inviolabili.
Detto questo e limitando volutamente il mio ragionamento alla questione dei dialetti, mi pare che questa estate ci abbia, per così dire, regalato una galleria infinita di reazioni scomposte e, qui sì, bipartisan. È come se il giacobinismo di destra e di sinistra abbia formato un partito trasversale terrorizzato dall'idea che l'unità della Repubblica possa essere messa a rischio dal riconoscimento delle sue diversità. Inconsapevolmente, credo, questa crociata contro i dialetti conferma l'idea degli indipendentismi sparsi un po' in tutta Italia, secondo cui l'unico collante della unità della Repubblica sta nella sua forza nel reprimere le diversità, quelle dialettali e linguistiche in primis.
Se così fosse, ma non penso affatto che sia così, che senso avrebbe proclamare l'unità dello Stato? Se per gridare all'unità in pericolo basta prevedere la tutela e la valorizzazione dei dialetti, che comunque la gente continua a parlare, basta pensare al loro insegnamento nelle scuole per evitarne la scomparsa, vuol dire confessare l'estrema fragilità del tessuto unitario della Repubblica. Io non credo affatto che tale tessuto sia tanto fragile da poter essere sfilacciato dalla tutela dei dialetti. Ma credo che il giacobinismo trasversale, coalizzatosi in questa estate con un furore ideologico da ultima spiaggia, possa portare alla lunga ad un conflitto dagli esiti terribili fra il diritto alle diversità e l'adesione all'unità.
9 commenti:
"Dissento, invece, da quanti pensano che nel dibattito politico ed istituzionale ci siano tabù intoccabili; solo l'unità e indivisibilità della Repubblica sono principi inviolabili."
Io, ovviamente, dissento anche sul fatto che questi siano principi inviolabili.
Bentornato senatore
Ben ritrovato a lei, caro Addis. Mi sarei molto stupito del contrario, ma la mia convinzione che “unità e indivisibilità della Repubblica” siano principi inviolabili non mi fa minimamente smettere il rispetto che ho di una tesi contraria.
Ho trovato in un sito degli indipendentisti un post che mi riguarda, scritto da un saltuario frequentatore del mio blog, il dorgalese Piero Fancello. Eccolo:
“Un'altra notizietta passata ass'iscusiu, senza essere notata o quasi: il decisissimo fronte del NO al nucleare in Sardegna comincia ad indecidersi, e l'onorevole Massidda si camaleontizza da ferme posizioni del tipo che in sardegna non c'è posto per il nucleare. PUNTO e BASTA alla possibilità di COMPROMESSI. L'interessato afferma di non aver assolutamente cambiato idea, a me sembrano due posizioni un pò (giusto un pò) in contrasto invece: dopo aver mostrato i muscoli e fatto cacar sotto il governo italiano, ci si prepara al solito sacrificio per la nazione perchè "purtroppo, però, in certe situazioni bisogna fare dei compromessi".
E ti pareva che non era la Sardegna a trovarsi in una certa situazione?! Questi sardi oh.. poveri, incapaci, malunidos e sfigatissimi!
Per concludere: notare come l'articolo prenda il titolo e si snodi tutto attorno ad un appello di unità dei sardi per un obiettivo unico...”.
Com'è noto, il mio blog è un recipiente aperto: uno vi entra e vi deposita le sue cose. Per entrare al sito in cui il sig Fancello ha depositato la sua livida malafede, bisogna iscriversi. Questione di stile, ma non solo. Quel che più preoccupa è lo spessore della malafede di chi attacca senza neppure riferire che cosa l'attaccato ha scritto proprio in risposta all'attaccante sig Fancello. Spiace che le tesi degli indipendentisti, che non condivido ma rispetto, siano sostenute con tali piccoli mezzi “dialettici”.
Di quali compromessi parlassi si può leggere proprio nella risposta che ho dato a Fancello e ad altri interlocutori il 9 agosto su questo blog.
Senatore, ho postato questa sua replica sul forum di IRS cosí anche gli altri utenti ne potranno prendere visione. Il signor Fancello risponderá per sé.
Per quanto riguarda l'iscrizione al forum e la moderazione, spesso si tratta di azioni necessarie per evitare fastdiosi fenomeni di disturbatori professionisti che infestano la rete e non permettono un sereno clima di dialogo e confronto. Blog come il suo con pochi interventi non offensivi sono facilmente moderabili, ma se giá gli interventi fossero 20 al giorno credo che la vedrei in difficoltá a tenere la situazione sotto controllo. La moderazione nel blog di Maninchedda è necessariamente piuttosto alta (sotto le elezioni lo era esageratamente), ma è necessaria perché comunque chi lo amministra si deve in qualche modo tutelare.
Per quanto riguarda la frase
"Spiace che le tesi degli indipendentisti, che non condivido ma rispetto, siano sostenute con tali piccoli mezzi “dialettici”."
la invito a non generalizzare estendendo il comportamento di una persona a tutti coloro che la pensano politicamente (piú o meno) come lui.
Saluti
Senatore le riporto 2 domande tratte dall'intervista in questione:
Ma quali sono le alternative all'industria?
«L'industria paga il dazio dell'energia. Io non chiuderei le porte in faccia al nucleare».
È favorevole alla realizzazione di una centrale nell'Isola?
«Nessuno vuole il pericolo atomico sotto casa. Su questo non ci piove, Purtroppo, però, in certe situazioni bisogna fare dei compromessi».
Io credo che il significato delle risposte sia univoco, sempre che il giornalista non abbia stravolto le sue risposte a tal punto da rischiare una sua querela,questo e' un vostro problema.
La sostanza della critica di Piero Fancello mi sembra ineccepibile,visto quanto letto,carta canta.
Per quanta riguarda la sua generalizzazione sulle tesi indipendentiste ha gia risposto Daniele Addis,la semplificazione deriva,a mio modesto parere dalla non conoscenza.
Ho pubblicato quanto scritto anche sul forum di iRS.
Caro Addis, quel che ha fatto, pubblicando per esteso ciò che penso del nucleare, mi conferma nella mia idea che lei è un galantuomo. Chi vuole, naturalmente, può criticare quel che ho scritto, ma questo, non un suo simulacro di comodo. Quanto al mio giudizio sui mezzucci usati per polemizzare, questo coinvolge solo chi li usa, non un intero movimento che rispetto e che, mi pare, hanno nocumento dall'uso della malafede nella polemica. Mi pareva chiaro, ma lo ribadisco.
Al signor Mulas: mi pare di aver spiegato come l'equivoco sia nato da una eccessiva necessità di sintesi da parte del giornalista con cui ho parlato per più di un'ora. Un giornalista che stimo molto per la sua professionalità. Il fraintendimento del mio pensiero non è frutto di malanimo, ma semplicemente dell'eccessiva sintesi. Sta a lei crederci o continuare in una polemica infondata.
Salve onorevole,
Intanto ci tengo a fare una precisazione ribadendo quanto ha specificato il sig. Addis, che lei ha comunque gia riconosciuto. Quando intervengo, qui o da altre parti, lo faccio sempre e solo a titolo personale; sono iscritto al sito di iRS ma non rappresento in alcun modo il movimento: come si è accorto del fatto che sono di Dorgali, avrà senz'altro visto che in quel sito sono un "ospite", poichè la dicitura è appena sopra.
Parto subito dalle scuse, che sento di dovere per la mancanza di completezza del mio intervento sul sito di iRS che lei ha ripreso qui; riconosco che in questo modo non ho certo riportato la realtà dei fatti, ma mi creda, non c'era nessuna malafede anche se è più che logico che lei pensi il contrario. Senza dubbio si è trattato di un errore, anche grave, ma dettato dall'ingenuità e niente più: spero voglia accettare le mie scuse per questo. Ringrazio Daniele Addis per aver provveduto alla mia mancanza; dal canto mio, sbaglio parecchio e cerco sempre di imparare dai miei errori, le assicuro che starò più attento d'ora in avanti. Tra l'altro avevo intenzione di ritornare qui sul suo blog sull'argomento, ma non ne ho avuto il tempo: continuavo a non riuscire a conciliare il suo "no e basta" al nucleare con quell'intervista, che invece pareva fatta ad una persona favorevole. Al suo terzo chiarimento, quello nei confronti del sig. Mulas, ho visto una posizione più decisa, quando ha parlato di polemica infondata: sono contento di essermi sbagliato.
Quanto allo stile, senz'altro ho usato dei toni coloriti, ma non penso di aver usato più "tinta" di quanta ne ha usato lei nel suo intervento su questo blog il 9 maggio quando ha detto che, con la sua iniziativa per le Europee, iRS si tagliava gli attributi per fare un dispetto alla moglie: una fine metafora che tradotta non andava certo a riconoscere l'intelligenza dell'iniziativa, né di chi andava a metterla in atto, tutt'altro. Le assicuro che con le mie parole non volevo mancare di rispetto a nessuno, come son certo non voleva fare neanche lei con il suo paragone allora.
Cordiali saluti,
Piero Fancello.
Caro sig. Fancello, le sue scuse sono accettate senza alcuna riserva. Sarei, anzi, felice di rivedere sul mio blog i suoi interventi.
Mi fa piacere,
alla prossima.
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