venerdì 2 aprile 2010

Catastrofismo n.2: ora tocca al federalismo

L'opposizione ha messo in sordina quel catastrofismo che le faceva sognare di catturare grandi e vittoriosi consensi. Ricordate? L'Italia sull'orlo della bancarotta, la crisi economica che avrebbe devastato l'Italia, la disoccupazione a livelli stratosferici e così via disegnando scenari da Apocalisse. Gli elettori non hanno creduto alle Cassandre e si sono fidati dei numeri oggettivi, forniti non solo dal governo ma da fonti internazionali ed europee: l'Italia sta superando bene la crisi, la disoccupazione è ai livelli più bassi fra quelli degli Usa e dell'Europa, il governo sta facendo bene.
Non è, naturalmente, che le cose stiano nel migliore dei modi (la crisi c'è, la disoccupazione è un problema drammatico per quanti ne sono colpiti), ma la catastrofe annunciata non c'è stata e non è più credibile. Ed ecco che, finito un allarmismo, spunta un altro annuncio di catastrofe: quella che sarà portata dal federalismo. Spiace che di questo allarmismo si faccia portavoce un raffinato intellettuale di sinistra come Francesco Pigliaru, ma tant'è: la tentazione di utilizzate la categoria “catastrofe” nella lotta contro il governo deve essere irresistibile anche per chi piega la scienza economica alle ragioni della bottega politica.
È la vittoria elettorale della Lega che – nella visione di Pigliaru – annuncia disastri per il Mezzogiorno, oltre al solito pericolo di un'economia spezzatino. Il federalismo fiscale prevede – tutti, compreso Pigliaru, dovremmo saperlo – che sia previsto per tutte le parti delle realtà federate, le regioni, livelli minimi di agibilità finanziaria. Su quali debbano essere questi livelli è in corso uno studio non facile, ma certo degno di attenzione e di partecipazione da parte di chi non vuol stare alla finestra, sperando che il governo sbagli, per alimentare la propria visione catastrofista.
Il problema è che dietro a questo atteggiamento c'è una diffidenza nei confronti del federalismo, di cui quello fiscale è un primo assaggio. In altre parole, c'è il terrore che il patto fra le parti della Repubblica, il foedus, diventi una cosa seria, capace di coniugare il massimo di autonomia che le regioni abbiano la capacità di esercitare con la necessità di unitarietà della Repubblica. Per capirci meglio: gli stati negli Usa hanno tutta l'autonomia che serve loro, senza che alcuno possa sospettare che gli Stati Uniti abbiano una cinquantina di politiche estere, una cinquantina di sistemi monetari diversi, altrettanti ambasciatori negli stati esteri e all'Onu.
La decisione, per ora annunciata, dei presidenti di Piemonte e Veneto di non dar corso alla distribuzione della cosiddetta pillola abortiva sta scatenando consensi e molte critiche. Con disprezzo sono definite “spezzatino”, per esempio, le diverse, legittime politiche regionali in materia, al di là del giudizio che se ne possa dare. Non chiamerebbero mai “spezzatino” gli Stati uniti dove, come si sa, ci sono addirittura stati che applicano la pena di morte e stati dove questa barbarie è messa al bando. Forse perché si pensa che siano stati molto più popolosi delle regioni italiane. Ma così non è, visto che, tanto per esemplificare, il New Jersey è meno popolato della Lombardia e il Wyoming ha un terzo della popolazione della Sardegna. In quest'ultimo vige la pena di morte, nel primo è stata abolita tre anni fa. E non stiamo parlando di differenze di poco conto.
Se invece di avvitarsi in paure senza senso, l'opposizione partecipasse a una seria discussione sul futuro assetto della Repubblica non solo acquisterebbe una credibilità che oggi non ha, ma darebbe una dimostrazione seria volontà di essere parte nella trasformazione della nostra Repubblica.

9 commenti:

Daniele Addis ha detto...

A proposito di stare alla finestra, nella commissione bicamerale per il federalismo sardi non ce ne sono.
Ci troveremo per l'ennesima volta a subire ciò che viene deciso esclusivamente dagli altri.

Certo, un'autonomia normale dovrebbe provare un minimo di vergogna di fronte a questo, ma oramai se ne è perso il senso e nessuno ha fiatato.
Se il buon giorno si vede dal mattino, allora stiamo freschi.

piergiorgio massidda ha detto...

Caro Addis,
ammiro la sua capacità di indignarsi sempre e comunque. Ma riponga le sue indignazioni in cose più sostanziose. Che ne avrebbe detto se in quella commissione ci fosse stato un sardo antifederalista? Si sarebbe accontentata del fatto che c'era una persona il cui cognome finisce in “u”? Lei saprà, naturalmente, che ogni decisione dei commissari dovrà passare al vaglio delle Camere e che i lavori della Commissione sono aperti a tutti i parlamentari: e io ci sarò. Contento, anzi, se lei vorrà darmi un aiuto con i suoi suggerimenti.
Piuttosto, vigiliamo tutti affinché le cose vadano nel senso giusto. E lavoriamo in Sardegna, con il massimo di unità possibile, per darci uno Statuto che renda vero e serio il federalismo.
A lei, lo so, non basterà, ma converrà con me che il massimo di sovranità possibile è pur sempre meglio dell'assenza di sovranità. Senza malanimo, ma anzi con sentimenti di amicizia: immagino che avrà da ridire anche su questa mia risposta.
PS – Sarei felice di conoscere il suo pensiero sulla sostanza delle cose che ho detto nel mio post.

Niazio ha detto...

E' sbagliato per un momento pensare solo ai nostri problemi da sardi? Anche se molti di essi, dovuti alla nostra radicata personalità rude, e cultura scarsa. Ci sarebbe proprio da aggiornare questa mentalità, se crediamo che mettendo un sardo alla poltrona le cose miglioreranno sarà difficile che ciò accada. Dobbiamo tirare fuori idee nuove e lavorare con quello che la nostra terra ci offre: Artigianato, Agricoltura, Turismo...potenziare i trasporti,debellare l'inquinamento ambientale, favorire l'accesso al credito tramite istituti Sardi, con consiglio di amministrazione sardo, dare opportunità ai giovani che sono trascuratissimi (Scuola, Università) offrire servizi ad anziani ed handicappati...Sono tutte belle parole, ma come in un puzzle bisogna partire con la tesserina giusta e piano piano si risolve...e non è un problema di colore politico.

Daniele Addis ha detto...

Caro senatore,
io ammiro la sua di rimanere impassibile e fiducioso in tutte le situazioni, poi che di mezzo ci sia il governo del quale fa parte è solo un caso. Attendiamo fiduciosi lo sblocco dei FAS dal cui annuncio è passato solo poco più di un anno, e che sarà mai? Effettivamente la mia capacità di indignarmi sempre e comunque mi spinge ad essere ingeneroso verso chi si prodiga così tanto ed ottiene risultati strepitosi. Cosa posso fare io? A quanto pare dovrei esultare per tutto ciò, ma la mia indole ingenerosa così capace di indignarsi non me lo permette.
Del cognome del sardo in commissione non mi interessa, poteva pure chiamarsi brambilla o chen, bastava che lavorasse in Sardegna e ne conoscesse le problematiche, ma evidentemente era chiedere troppo. Del resto è del tutto naturale che sia andata così.
Per quanto riguarda lo statuto io continuo ad attendere qualche passo concreto, i richiami all'unità lasciano il tempo che trovano in assenza di esso. Risolvetevi le beghe con i sardisti con i quali avete firmato un accordo programmatico in cui per lo statuto si prevedeva un percorso diverso. Quel che dopo un anno si rileva a proposito della giunta regionale è che manca un qualsivoglia progetto chiaro, si procede a tentativi. In base a che cosa volete basare questa unità? Bisogna solo darvi fiducia e lasciarvi fare o è permesso fare domande?
Cos'altro vuole sapere riguardo alla sostanza del suo post? Si vuole sentir dire che tutto va bene e che l'operato del governo amico merita elogi? Va bene, elogiamo, ma la sostanza delle cose non cambia, soprattutto per la Sardegna. Poi il rimbalzarsi a vicenda la palla delle responsabilità tra destra e sinistra ha iniziato a stancare molte persone, per fortuna. Spero per l'Italia che vi si trovi un'alternativa concreta. In Sardegna vediamo quale sarà la risposta alle prossime elezioni provinciali.
Ovviamente senza malanimo, mi limito a constatare dal mio punto di vista come stanno le cose.

Saluti

Grazia Pintore ha detto...

Signor senatore ho letto altri suoi interventi e non mi sono piaciuti,ora capisco il perchè:lei è un senatore del PDL,quindi dubito possa fare qualcosa di positivo per la nostra Sardegna.l'avviso non sono una sporca comunista,come dice il suo capo,anche perchè il comunismo,grazie a Dio,non c'è più;sarei una persona di sinistra se la sinistra esistesse in Italia,di sicuro sono una persona capace di autocritica,cosa che manca totalmente nel PDL,visto che ogni cavolata che dice il vostro padrone,voi l'appoggiate,o sbaglio?Cechi di amare di più la sua terra,come sardo,mi dia retta.

piergiorgio massidda ha detto...

Caro Addis,
intanto, sia pure con un giorno di ritardo, riceva i miei migliori auguri di Buona Pasqua come è dovuto ad uno dei miei migliori avversari. In questo blog io esprimo ciò che penso e lei fa altrettanto, ciascuno con le proprie convinzioni senza la pretesa di convincerci a vicenda. Trovo in questo dialogo a distanza argomenti che aiutano me a riflettere e altrettanto spero capiti a lei.
C'è una differenza: lei non polemizza con le cose che io dico ma con le posizioni del governo e del mio partito; io mi sforzo di dialogare con lei. Ma forse è inevitabile. Vorrei, però, indurla a ragionare, in materia di Fas, su un dato di fatto incontrovertibile: i Fas sono assegnati allo Stato non direttamente alla Sardegna che, come lei sa, non ha un rapporto diretto con la Ue. Io vorrei che così fosse e anche per questo ho presentato il ddl sul Nuovo Statuto che lei conosce. Lo Stato ha l'obbligo di non far sparire quei fondi, non quello di utilizzarli secondo emergenze (penso al terremoto dell'Aquila e al distrastro di Messina) che non sono prevedibili né ascrivibili a priori ad una voce di bilancio. L'importante è che il Governo mantenga gli impegni presi, per esempio, per la costruzione della Sassari-Olbia, non quali siano i denari impiegati. L'ho detto e lo ripeto: solo il mancato rispetto dell'impegno mi troverebbe al fianco di chi protesta.
Ma ha ragione: lei constata le cose dal suo punto di vista, io dal mio. L'importante è farlo con rispetto. Io sento crescere la simpatia nei suoi confronti e spero non voglia farmi mancare la sua.

piergiorgio massidda ha detto...

@ Grazia
Lei dice che il comunismo è finito e forse è vero. Ma non è certo morto il modo di ragionare alla comunista: gli avversari servi del padrone, il dubbio (per lei certezza) che un avversario non possa fare qualcosa di buono, la messa all'ammasso del cervello da parte dell'avversario, e così via. Lei si renderà conto, cara signora, che un dialogo fondato su tanto malevoli prevenzioni è estremamente difficile. Il che non toglie che possa fare anche a lei i miei migliori auguri.

Daniele Addis ha detto...

Senatore Massidda,
anzitutto auguri di buona pasqua anche a Lei, poi ovviamente se continuo a dialogare con Lei vuol dire che provo simpatia e stima nei suoi confronti. Se così non fosse avrei smesso da tempo di confrontarmi con le sue idee.
Io spesso polemizzo proprio per il fatto che le sue idee non trovino corrispondenza nelle azioni del suo partito che, volenti o nolenti, è al governo della regione.
Sui fondi FAS: ha perfettamente ragione, infatti è proprio uno degli argomenti che rafforzano la posizione indipendentista rispetto a quella autonomista. I FAS vengono dati all'Italia che ne fa quello che vuole, ed è giusto. L'Italia li usa per fare promesse in campagna elettorale che però poi non hanno seguito, e questo magari, eticamente, mi pare un po' meno giusto. L'Italia per la Sardegna è solo un ostacolo nel rapporto con l'Europa. Anche questo mi sembra incontrovertibile. L'Italia ha rubato alla Sardegna circa 10 miliardi di euro dal 1991 ed ha "promesso" di restituirne meno della metà in comode rate a partire dal 2013. Quei soldi sono della Sardegna e sono molto più dei FAS che il governo ha promesso (e non mantenuto). In più le maggiori entrate della regione pare non siano al momento disponibili, mentre le spese per continuità territoriale e sanità sono a carico della regione, cioè dei sardi.
La promessa, poi, era quella di sbloccare i FAS il 6 marzo del 2009 e quella è stata già disattesa, da oltre un anno. E' un altro fatto, un impegno non rispettato. L'ennesima umiliazione di chi continua ad aspettare l'intervento superiore dello stato per risolvere i propri problemi.

Damiano Anedda ha detto...

Santa sia la sua pazienza, egregio senatore. Come si fa' a discutere con uno dice che l'Italia...-l'Italia? La Sardegna è in Cina?- ci avrebbe rubato, dice rubato!? 10 miliardi?
Vorrei ricordare al suo interlocutore che la nostra regione è vergognosamente al primo posto nel numero di invalidi. Ecco, voglio citare soltanto questo dato per dire che il vittimismo è qualcosa di indegno per un popolo civile e che forse, visto l'esorbitante numero di assistiti (dicasi parassiti), bisognarebbe cercare motivi di indignazione da un altra parte.
Saluti