giovedì 15 aprile 2010

Su, un po' più di coraggio, amico Cabras

In un convegno che ascoltò le relazioni di Luciano Violante e di Gaetano Quagliariello, svoltosi a Cagliari a gennaio, l'amico Pietrino Soddu disse, fra altre cose, che il cuore vero della riforma della Costituzione “sta nella ricostituzione del "consenso costituzionale" e questo si ricostituisce affrontando i temi [della] crisi dell'identità nazionale, della coesione nazionale e della "sovranità popolare". Tutto questo” aggiunse “che si voglia o non si voglia, passa per un processo di autodeterminazione, diventata ormai un valore presente nel senso comune ma prima ancora adottato come principio guida dalla Comunità Internazionale”.
Sono d'accordo con l'ex presidente della Regione ed influente membro del Pd anche quando afferma che “l'adozione dell'autodeterminazione non metterebbe in crisi l'unità della Repubblica e la sua indivisibilità, come da molte parti si teme e si sostiene, ma collocherebbe l'unità e l'indivisibilità su un altro piano e su basi nuove, più moderne e più coerenti con la attuale realtà del paese e quindi più realmente vere e accettate da tutti”.
Autodeterminazione ha, nel linguaggio del diritto internazionale, un senso molto preciso, per niente equivoco e retorico e credo che l'amico Soddu ne abbia piena consapevolezza, quando ne parla. Per il “Patto internazionale sui diritti civili e politici”, adottato dall'Onu nel 1966, ratificato dall'Italia nel 1978, “tutti i popoli hanno il diritto di autodeterminazione. In virtù di questo diritto, essi decidono liberamente del loro statuto politico e perseguono liberamente il loro sviluppo economico, sociale e culturale”. Per l'Atto finale della Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Helsinki 1975) “In virtù del principio dell'eguaglianza dei diritti e dell'autodeterminazione dei popoli, tutti i popoli hanno sempre il diritto, in piena libertà, di stabilire quando e come desiderano il loro regime politico interno ed esterno, senza ingerenza esterna, e di perseguire come desiderano il loro sviluppo politico, economico, sociale e culturale”.
Mentre il diritto sancito dalle Nazioni unite è assoluto, non è, cioè, condizionato da altro, quello riconosciuto dall'Osce ribadisce il diritto dei popoli all'autodeterminazione ma lo affianca a quello degli stati alla propria integrità territoriale. In parole povere, i popoli hanno il diritto di decidere liberamente il loro status politico, ma non di sfasciare l'unità dei rispettivi stati. In punta di diritto internazionale, insomma, l'integrità della Repubblica italiana è salva, così come è salvo il diritto del popolo sardo di decidere il proprio autogoverno così come lo vuole, con tutti i poteri e le competenze che vuole, con l'unico limite del suo far parte della Repubblica italiana.
Ha, insomma, ragione Soddu nel dire che l'esercizio del diritto all'autodeterminazione del popolo sardo non è in conflitto con l'unità della Repubblica. Ma il popolo sardo deve esistere e, soprattutto, deve auto-riconoscersi come tale nella sua Carta fondamentale. Non capisco, dunque, perché dalla sua proposta di Statuto speciale, il mio amico Antonello Cabras abbia cancellato il “popolo sardo” che persino lo Statuto vigente (che non è il massimo, tant'è che lo si vuole cambiare) riconosce nientemeno che titolare dell'iniziativa legislativa. Eppure, sia pure fra troppi e inutili timori e troppe concessioni ad un neo centralismo, ci sono, nel testo di Cabras, alcune aperture che vanno nello stesso senso del mio disegno di legge, mutuato dalla proposta del Comitato per lo Statuto.
Ne segnalo una significativa. “La potestà legislativa è esercitata dalla regione nel rispetto dei princìpi supremi della Costituzione e dell'ordinamento giuridico della Repubblica, dello Statuto e dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali”.
La potestà legislativa dello Stato è, secondo questa proposta, residuale; si applica, cioè, su un certo numero di materie. Un numero troppo elevato e per molti versi inutilmente condizionato dal Centro, su cui sarà utile ragionare senza la paura che un vero autogoverno della Sardegna mini l'unità della Repubblica.

11 commenti:

Daniele Addis ha detto...

"L'unico limite di far parte della repubblica italiana" e bhe, che sarà mai?

Comunque il diritto all'integrità territoriale (che Lei fa sembrar superiore all'autodeterminazioen dei popoli, quando così non è) è stato applicato sino ad ora nei casi in cui due stati si contendevano un territorio, tipo Gibilterra o le Falkland.

Se ha casi in cui il diritto internazionale si è opposto all'autodeterminazione di un popolo in virtù dell'integrità territoriale li citi così ne parliamo e vediamo se hanno similirità con il caso sardo.

Saluti

Daniele Addis ha detto...

Gentile Senatore,

Le posto un intervento di Giovanni Masala (me lo ha inviato via e-mail perché non riesce a postarlo nel suo blog) a proposito di federalismo:

“Sto ascoltando i relatori del convegno di sardegna
democratica. Quello che ha parlato dopo Cumpostu mi pare
che fosse Benedetto Barranu e ha insistito sulla questione
importante dell'elezione del Senato Federale negli Stati
Uniti.
Se però diamo uno sguardo allo Stato Federale tedesco
vediamo che lì gli elettori votano soltanto per la Camera
dei Deputati. Le elezioni per il Senato federale in
Germania non esistono ma questo è espressione delle giunte
regionali che mandano al Senato federale dai 3 ai 6
rappresentanti (tra cui i governatori) delle giunte delle
regioni in proporzione agli abitanti di ogni regione. Da
Wikipedia leggo:
"Il Bundesrat è un organo permanente che svolge la sua
attività in modo continuativo senza che questa sia
organizzata in periodi di legislatura. La sua composizione
è infatti determinata dalla elezioni regionali che si
svolgono nei vari Länder e poiché la scadenza temporale
delle elezioni regionali è diversa da Land a Land, i
membri del Bundesrat vengono rinnovati a rotazione, ogni
volta che in un Land si tengono elezioni regionali"
Per cui se la maggioranza delle giunte regionali è di
destra anche il Senato Federale lo sarà, e viceversa se la
maggioranza delle giunte sarà di sinistra.
Insomma Benedetto Barranu (ma anche la destra) vuole altre
100 poltrone da rinnovare ogni 5 anni! Incredibile.

Date uno sguardo qua:
http://it.wikipedia.org/wiki/Bundesrat_(Germania)“
G. Masala

Oliver Perra ha detto...

Gent. Senatore

i principi enunciati dall'OSCE non hanno impedito il riconoscimento della dichiarazione di indipendenza del Kosovo.

Nel caso specifico, il presidente dell'OSCE aveva rilasciato questa dichiarazione:

http://www.osce.org/item/29742.html

dove dice: "La situazione in Kosovo deve essere discussa dai 56 stati partecipanti, ma ciascuno di questi deciderà sulla dichiarazione di indipendenza del Kosovo nella loro competenza nazionale".

Mi risulta poi che stati aderenti all'OSCE come Stati Uniti, Turchia, Austria, Germania, Italia, Francia, Gran Bretagna e altri abbiano riconosciuto la dichiarazione di indipendenza del Kosovo.

Insomma, la mia impressione è che i diritti sanciti dall'OSCE non sembrano proprio un ostacolo insormontabile ad una dichiarazione di indipendenza se fatta seguendo procedure democratiche.

Distinti saluti
Oliver Perra

Anonimo ha detto...

Beh, ma il Kosovo tuttavia è nato in funzioni geostrategiche NATO. E' normale quindi l'appoggio degli stati dell'Alleanza Atlantica. Chi ebbe da ridire qualcosa furono comunque proprio quegli stati (come la Spagna) che hanno questioni aperte con le minoranze al loro interno. Una situazione replicatasi (secondo crismi diversi) anche con l'Ossezia del Sud durante il conflitto russo-georgiano. E' chiaro che tutte le carte internazionali sull'autodeterminazione dei Popoli hanno un uso discrezionale a seconda del contesto. I fatti purtroppo sono che noi non abbiamo alcun appeal estero (anche perché non rappresentiamo e non abbiamo particolari interessi di natura extra-territoriale coinvolgenti altri stati). Il consenso ce lo dovremmo guadagnare da soli pezzo per pezzo, a partire da un percorso graduale di conquista della sovranità. Quindi partendo con un nuovo statuto che parli esplicitamente di Nazione e che punti a garantirci presenza in sede UE. Il resto lo faremo strada facendo. - Bomboi Adriano

Gianfranco Pintore ha detto...

@ Masala
Non so che cosa abbia il mente Barranu e la destra, ma quella del Senato Federale è una vecchia e giusta proposta del movimento sardista. Interessante la tua informazione sul Senato Federale in Germania che, a quel che si legge, dovrebbe ispirare anche quello in Italia, con la differenza che i Consigli regionali dovrebbero eleggere i loro rappresentanti contemporaneamente ai deputati.
Ma perché 100 poltrone in più? I rappresentanti nel Senato federale dovrebbero sostituire gli attuali senatori ed essere, semmai, di meno.

PS sul Kosovo - L'Atto unico di Helsinki è stato invocato da Serbia e Russia per rendere fuori legge l'indipendenza del Kosovo (così come gli Occidentali l'hanno invocato contro l'indipendenza di Abkazia e Ossezia). Quell'atto è legge internazionale e come tutte le leggi soggette ad essere violate. Ma a che prezzo? Colla Serbia, l'Occidente ha avuto buon gioco, anche perché la Russia si è limitata a strillare e a preparare pan per focaccia in Georgia. Per la Cecenia, a limitarsi agli strilli sono stati gli Occidentali.

Daniele Addis ha detto...

@Pintore: ma il senato federale che si vuole attuare è questo: http://www.senato.it/documenti/repository/leggi_e_documenti/approfondimenti/dossier/XIV/Dossier%20n.%20643.pdf ????

Se si, mi dispiace, ma è una ca**ta pazzesca, cervellotica oltre il limite del tollerabile... 294 senatori contro i 69 della Germania??? E loro sono pure 80 milioni, non 60!
È su questa schifezza che gli autonomisti nutrono tante speranze di riscatto? Vi prego, ditemi che non è questa la roba che verrà attuata perché fa veramente cascare le braccia. È penosa e insultante per qualsiasi intelligenza.

P.S. Sulla Cecenia e il Kosovo: se a suffragare la teoria della superiorità dell'integrità territoriale rispetto all'autodeterminazione dei popoli si tirano fuori esempi in cui sono coinvolti stati la cui democraticità è quanto meno dubbia e che uvvidono con nonchalance i giornalisti scomodi, allora mi sa che gli argomenti latitano... a meno che non si voglia paragonare il governo italiano al "regime" russo.

Gianfranco Pintore ha detto...

@ Addis
Prima di indignarsi, perché non attendere la proposta che faranno? Quella cui ti riferisci è del 2004 e, come sai, non esiste più. Il numero di senatori che era stato previsto è indubbiamente eccessivo: io sarei dell'idea che un Senato davvero federale dovrebbe essere composto di un numero uguale di senatori per parte federata, indipendentemente dal suo numero di abitanti. Ma, mi sa, che una cosa del genere non passerebbe mai.
Facendo un po' di conti, e sapendo che i sardi sono il 2 per cento degli italiani, anche nel caso che a me piacerebbe, con tre senatori sardi in tutto si tratterebbe come minimo di 147 eletti. Ma credo che ce lo possiamo levare dalla testa che, per dire, la Lombardia si accontenti di tre soli senatori. Il problema è capire se il Senato Federale sia utile o no e io credo di sì.
Non ho mai detto che l'integrità di uno stato debba avere la meglio sul diritto all'autodeterminazione. A me andrebbe meglio quel che sancisce l'Onu. Dico solo che quella contraddizione fa parte del diritto internazionale e che se ne deve tenere conto. Il che non ci impedisce di pensarla in modo diverso e, perché no?, di far finta di essere tanto forti da sfidare gli stati dell'Osce.

Daniele Addis ha detto...

Bhe, ora non rigiriamo la frittata. Certo che bisognerà confrontarsi e convincere gli stati dell'OSCE, ma dire che, in virtù di quel pricipio, l'unità della repubblica dice, al contrario che non vi è nessuna possibilità che il principio all'autodeterminazione possa avere la meglio su quello dell'integrità territoriale.

Il senato federale non ho capito poi a chi sarebbe utile e in che modo, soprattutto dopo che ammette che quello che auspica Lei non passerebbe mai e che non si conosce ancora la proposta... quindi su cosa basa questa presunta utilità... per la Sardegna?
Comunque mi fa piacere che la proposta cervellotica del 2004 non sia più in essere.

Saluti

Daniele Addis ha detto...

Riformulo in italiano:

Certo che bisognerà confrontarsi e convincere gli stati dell'OSCE, ma dire che, in virtù del pricipio dell'integrità territoriale, l'unità della repubblica è intoccabile e il principio di autodeterminazione passa in pratica in secondo piano, mi pare scorretto.

Anonimo ha detto...

Su una cosa non ci sono dubbi: Avanzare verso uno Statuto che riconosca la Nazione con le sue peculiarità (storia, lingua, ecc) più maggiore sovranità su diverse materie, sarà sempre e comunque meglio della situazione attuale e sarà un trampolino di lancio su cui l'indipendentismo potrà elaborare un suo consenso sociale (che oggi non ha, se non quello limitato che lo tiene in vita). E' in in fasi come questa che l'indipendentismo deve aprirsi alla collaborazione anche con chi ritiene preservare l'unità della Sardegna col resto della penisola. - Bomboi Adriano

Anonimo ha detto...

Coraggio Massidda e scelga le liste che la hanno contattata. - Bomboi Adriano