domenica 2 novembre 2008

Scuola: protestare è meglio che risolvere

Se la Giunta regionale, invece di innalzare i soliti piagnistei, per il futuro della scuola sarda evocasse la condizione di minoranza linguistica storica della Sardegna, alunni e genitori avrebbero tutto da guadagnare. La Regione potrebbe, se volesse, prospettare al Governo e al Parlamento della Repubblica la necessità che per le scuole sarde, soprattutto nei piccoli centri ma non solo, si derogasse al disegno di ridurre il numero dei maestri per classe. Potrebbe sostenere, per esempio, che debba affiancare il primo insegnante un maestro per l’insegnamento del e in sardo .
Potrebbe, ancora per fare un esempio, porre in evidenza come lo status di “minoranza linguistica storica”, riconosciuto dalla legge dello Stato 482/99, raccomanderebbe una minore concentrazione di alunni per classe.
Purtroppo per i bambini sardi, a governare la loro Isola ci sono persone che alla soluzione dei problemi antepongono l’agitazione ideologica, il demagogico filarino con i sindacati che dimostrano di volersi battere per la conservazione dello statu quo. Conservazione che, va da sé, non prevede né che il mantenimento del posto del lavoro abbia bisogno di nuova professionalità (l’insegnamento/ascolto in sardo) né che la conoscenza o l’apprendimento del sardo debba essere un requisito.”
In questo c’è la dimostrazione di quanta demagogia e insincerità ci sia nella proclamata volontà di Soru e dei sui assessori di fare della battaglia per la lingua sarda un punto di forza della sua azione culturale e politica.”

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