Al di là dei proclami del presidente regionale, Renato Soru, in difesa della lingua sarda, la Regione ha imboccato la strada del tento peggio tanto meglio circa la sopravvivenza degli Uffici della lingua sarda, nati in virtù della legge 482 di tutela delle minoranze linguistiche storiche.
La Regione, e con essa le Province, aveva la possibilità, se davvero teneva alla valorizzazione e alla tutela del sardo e delle altre lingue autoctone, di normalizzare la posizione degli addetti agli Uffici della lingua sarda. Non lo ha fatto e, pur avvertita da tempo che il rifinanziamento della L. 482 diminuiva anno per anno e a conoscenza della politica di rigore decisa dal Parlamento, ha preferito la strada della demagogica denuncia della supposta insensibilità del governo italiano. Ha preferito, insomma, utilizzare i futuri disoccupati intellettuali degli Uls come massa di manovra contro il governo. Sappiano le donne e gli uomini impiegati in questi uffici che responsabile del loro futuro è il governo regionale che, potendo e dovendo provvedere, li ha abbandonati in nome della sua opposizione al governo italiano.
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