martedì 14 aprile 2009

Enrico Letta e la cattadrale da costruire

La bella metafora della costruzione della Cattedrale come capacità di pensare al futuro, usata nel suo saggio “Costruire una cattedrale”, appunto, serve ad Enrico Letta per criticare la realizzazione del suo partito, il Pd. A volte, anche gli avversari hanno buone idee; e questa lo è e non solo per un partito che sta pagando i suoi errori con un lento scivolamento verso la residualità.
La cattedrale, sostiene, è l’immagine delle imprese di lunga durata che attendono oggi la politica, l’economia e la finanza: bisogna andare oltre il «presentismo», l’agire solo per il presente senza disegni di prospettiva. C’è, in questa visione, il pericolo di ogni attesa, quasi messianica, delle magnifiche sorti e progressive del futuro che non può non essere in vista del “Sole dell’avvenire”.
Un rischio che, con il suo appello al suo partito a “unire i moderati e i progressisti”, Letta vuole naturalmente scansare per mirare – come dice oggi in una sua intervista con La Nuova Sardegna – ad una politica di lungo respiro: “Volevamo fare una cattedrale ma non ci siamo preoccupati della roccia su cui poggiarla, cioè i contenuti”. Ciò detto, e riconoscendo la suggestione dell’immagine, va aggiunto che allo stato attuale dell’ideologia di sinistra dominante nel pd, il suo è più che altro un sogno.
Nel saggio di Letta, si legge anche questa considerazione con la quale è difficile non concordare: “Il nostro Paese sembra credere così poco nel suo futuro da mettere a repentaglio uno degli elementi che costituiscono lo Stato: la popolazione. Da più di un decennio l’Italia oscilla su e giù, intorno alla soglia di rischio. Siamo da tempo, e strutturalmente, sotto i due figli per donna. Vale a dire sotto la quota base di mantenimento della popolazione”. Non avrei saputo dire meglio di così.
Ma chi, se non larga parte della sinistra che egli frequenta, è da tempo immemorabile immersa in una visione molto ideologica di controllo delle nascite? Chi, se non quella parte, si getta lancia in resta contro le parole della Chiesa, la quale sostiene che dall’aumento della popolazione non vengono pericoli? E che, semmai, il pericolo viene dalla concentrazione della ricchezza? Una politica che tenda ad arrestare la crisi delle nascite e ad invertire la tendenza sarebbe (anzi, è) del tutto condivisibile.
Ma Enrico Letta ha cominciato a riflettere a queste cose solo recentemente, da quando si trova all’opposizione? Perché non mi pare che quanto è stato al governo si sia dato molto da fare. Comunque d’accordo: è necessario porre rimedio agli effetti delle politiche laiciste. Dubito fortemente, però, che strumento efficace ed utile sia il Partito democratico. A meno che, liberandosi degli imponenti residui post-comunisti e laicisti, non si trasformi in un moderno partito europeo, a-ideologico, riformista e davvero moderato.
Cosa che – del resto Letta implicitamente lo riconosce – oggi non è. Di qui, credo, la risposta che egli dà al giornalista che gli chiede: “Il centrosinistra rischia di essere una minoranza strutturale?”. «Credo che lo sia già. A rischio è la stessa sopravvivenza” è la risposta.

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