giovedì 9 aprile 2009

La necropoli di Tuvixeddu e gli agitprop

Gli ultimi strascichi di campagna elettorale, a quasi due mesi dal voto, riguardano il preteso assalto alla necropoli punica di Tuvixeddu. C’è chi, vittima inconsapevole di una disinformazione manovrata, cerca di capire le cose e agitprop che pensano di poter continuare, appunto, con l’agitazione e la propaganda. Bersaglio di tale lavaggio del cervello è la volontà che i nuovi governanti della Sardegna avrebbero di cancellare un lascito storico enorme, attraverso la sua cementificazione.
Dietro c’è l’abusato furore ideologico degli antropologicamente migliori (la sinistra) contro gli antropologicamente predestinati al malaffare (tutti gli altri). Quale interesse possano avere “gli altri” a distruggere un patrimonio culturale come la necropoli di Tuvixeddu è un dettaglio insignificante per “i migliori”. Fa il paio, questo atteggiamento prevenuto e pregiudiziale, con lo scenario apocalittico disegnato dagli sconfitti l’indomani del cambio di governo: le coste massacrate dal cemento, l’Isola sede di quattro centrali nucleari, l’abbandono dei beni culturali e altre nefandezze simili.
Per Tuvixeddu, lo scatenarsi dell’indignazione nasconde, in realtà, la necessità e la fretta di nascondere scheletri nell’armadio del centrosinistra. Scheletri che diverse inchieste della magistratura tenta di scoprire. Nessuna condanna preventiva, naturalmente, né la sicurezza che gli errori politici del governo regionale di centrosinistra abbiano rilevanza penale. Contrariamente ai furenti difensori di Tuvixeddu, personalmente continuo ad essere garantista e a pensare che sia onere della magistratura appurare se reati sono stati commessi.
Ma non c’è dubbio che il passato governo regionale abbia anche in questo campo commesso gravi errori che, chi sa per quanto, continueremo a pagare. Non in termini di distruzione della necropoli (una sciocchezza, posto che la tutela dei beni culturali ha leggi da rispettare), ma in termini di credibilità della politica.
Anche i suoi atti, per quanto giusti si ritengano, sono soggetti alla legge che, a dispetto di quanto la giunta precedente ha creduto, non è una variabile dipendente da chi governa. Anche le azioni di salvaguardia di Tuvixeddu (ammesso che i dubbi del centrosinistra e dei suoi corifei fossero fondati) dovevano seguire i dettami della legge. Chi si sentiva antropologicamente migliore, e per definizione nel giusto, ha pensato di mirare a quel che riteneva la sostanza delle cose, liberandosi delle pastoie della legge. Tar, Consiglio di Stato, uomini di legge non sono, come era loro dovere, entrati nel merito: hanno solo sancito che l’operato della giunta di centrosinistra è stato illegittimo. Ecco perché Legambiente, Italia Nostra, Cagliari Social Forum, Wwf, assessori del passato governo di centrosinistra e quanti altri anche recentemente hanno manifestato in piazza per “la salvezza di Tuvixeddu” dovrebbero chieder conto alla giunta precedente degli errori di presunzione fatti negli anni scorsi.
Si liberi il campo da queste inutili agitazione e propaganda, si ascoltino le ragioni di tutti, imprese incluse, e non sarà difficile trovare la soluzione migliore per la salvezza della grande e importante necropoli punica.

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