lunedì 21 settembre 2009

Franceschini e le bugie che i suoi amano sentirsi raccontare

Il Pd di Franceschini appare in Sardegna come “una gioiosa macchina da guerra” pronta alla conquista del potere. Come in amore e in guerra è dunque tutto possibile: anche raccontare ai fan estasiati tutte le bugie che vogliono sentire per consolarsi. E dunque che la crisi della chimica sia colpa di Berlusconi e Cappellacci, che i due hanno dato l'assalto all'ambiente per favorire gli speculatori, che i commissari delle Asl sono i servi dei servi dei servi, che il popolo è con loro e che dall'altra parte ci sono mattonari, speculatori, evasori fiscali. 502.084 malnati, insomma, contro 322.410 cittadini onesti, disinteressati e, soprattutto, antropologicamente migliori. Tutto vien fatto all'insegna di un sublime sprezzo del ridicolo.
Questo mi ricorda la tesimonianza di un amico che aveva letto una “analisi di classe” fatta da un migliore in un paese del centro Sardegna. La “analisi” partiva dalla categorizzazione degli abitanti in borghesi, piccoli borghesi, proletari, sottoproletari. Il barbiere? Un borghese. I pastori? Borghesi. I produttori dell'ottimo Mandrolisai? Borghesi. Insomma, per farla breve, nel paese viveva il 6 per cento di proletari e il 94 per cento di “nemici di classe”. Paese fortunato, dove, contrariamente agli schemi classici di un marxismo imparaticcio, una enorme maggioranza “sfruttava” un'infima minoranza. Che, naturalmente, era “il popolo”, essendo gli altri cittadini inquadrabili nella categoria dei “nemici del popolo” o, nel migliore dei casi, cittadini ingannati da redimere e conquistare alla causa.
Le cronache dell'approntamento della macchina da guerra di Franceschini, Barracciu e compagni danno conto di un “pubblico che riempie come un uovo l’auditorium”, 250 posti a sedere e altri in piedi, e canta l'imminente vittoria. “Se non fosse per il suffragio universale, governeremmo sempre noi” ha detto qualche giorno fa l'avversario di Franceschini, Pierluigi Bersani. Già, il fatto è che il suffragio universale esiste e non bastano 250 persone che riempiono “come un uovo” una sala a metterlo in crisi.

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