sabato 12 settembre 2009

"Ronde" di rito ogliastrino?

Leggo che la Lega nord dell'Ogliastra si appresta a far girare per le strade di Tortolì e di Arbatax una quindicina di propri aderenti con cellulare e torcia elettrica e lo stemma di partito sul petto, affiancando – quando si dice la generosità – quello dei Quattro mori. Sempre dalla stampa veniamo a sapere che è atteso a Tortolì “il commissario della Lega Nord per la nostra isola, il senatore Fabio Rizzi, che darà il via libero definitivo all’attuazione delle ronde”. Insomma, mi par di capire, che la “sicurezza partecipata” per la Lega dell'Ogliastra è questione di un qualche organo dirigente di partito che, in più, trova giusto segnalare con simboli politici l'appartenenza dei volontari.
Conosco bene, stimo molto e mi onoro della sua amicizia, il segnatore Rizzi, ne ho condiviso in Parlamento la battaglia politica e culturale, con lui ho parlato dell'antico istituto del barraccellato in Sardegna che svolge nelle nostre campagne una funzione simile a quella che per legge svolgeranno i volontari per la sicurezza. Sono, perciò, convinto che per semplificazione mediatica o per fraintendimento della legge da parte dei leghisti ogliastrini all'amico Rizzi si stanno attribuendo pensieri e poteri lontani da quelli che egli ha.
Non è che non capisco l'esasperazione per i fatti di criminalità capitati in Ogliastra (34 macchine date alle fiamme in pochi mesi, per esempio), ma a me, senatore della Repubblica, pare di aver partecipato, insieme a Rizzi, alla condivisione di una legge diversa da quella evocata dai leghisti ogliastrini, a meno che essi non ritengano che nella loro regione la legislazione dello Stato sia sospesa. Per dire, la legge prevede che sia il sindaco a decidere, che i volontari non portino addosso simboli di partito, che non si autoproclamino “ronde”. E prevede, anche, che il sindaco si rivolga prevalentemente ad ex poliziotti ed ex carabinieri.
Ora, io non so se quel che ho letto stamattina su un giornale sia l'esatta ricostruzione del fatto né se le parole dei leghisti ogliastrini siano proprio quelle dette. Ma so che, se così fosse, questa iniziativa troverebbe in me un avversario convinto. In una cosa seria come la “sicurezza partecipata”, le improvvisazioni e l'esibizione di identità politica sono davvero l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno.

7 commenti:

mebitek ha detto...

scusi senatore... il suo post è molto interessante... ma com'è che non scrive nulla sull'esclusione della Sardegna dalle grandi autostrade del mare spagna-italia decise proprio nell'ultimo mini-summit svolto a La Maddalena?
penso sarebbe bello definirsi "avversari convinti" di una certa politica che non fa altro che continuare a lasciare la Sardegna abbandonata da tutto e tutti...

claudio

Anonimo ha detto...

Sa Senatore Massidda qual'è uno dei motivi per cui molti esponenti politici Sardi si piegano troppo nei fatti al "gioco di squadra romano" delegando ai soli intenti la difesa del territorio? Perché in Sardegna siamo sociologicamente forse ancora troppo abituati alla monarchia (di questa o quella aristocrazia) che per secoli ha controllato l'isola. Qualsiasi DIFESA del territorio pertanto il cittadino non la vede come un DIRITTO ma come un FAVORE "elargito per gentile concessione dal potente di turno". Una meccanica molto viva anche nei processi clientelari ed assistenziali. E questo è un grave problema perché si perde una peculiarietà importante che caratterizza ogni moderna democrazia: La facoltà di sollecitare i nostri rappresentanti politici a non perdere di vista le priorità. E' normale quindi che da parte dei nostri Parlamentari spesso ci sia un po di demotivazione: Perché ci sono poche persone che attraverso la Pubblica Opinione fanno notare le mancanze ai nostri rappresentanti. Il problema è altresì il fatto che la Pubblica Opinione in Sardegna è prevalentemente assorbita e indirizzata dal centralismo italiano. La conseguenza di tutto ciò è che ci preoccupiamo più di 4 paesani vestiti di verde Padano che non (tra le ultime sciabolate a nostro danno) delle tratte Sarde assenti dalla autostrade del mare convenute nel vertice italo-spagnolo. Certi che una sua interrogazione parlamentare al Ministro Matteoli non guasterebbe, le auguriamo un buon lavoro. - Bomboi Adriano (U.R.N. Sardinnya)

piergiorgio massidda ha detto...

Cari Claudio e Bomboi,
della questione che ponete non mi sono occupato perché a me sembra, allo stato attuale, che un “casello” sardo lungo le cosiddette autostrade del mare fra Italia e Spagna avrebbe un senso niente più che simbolico. Zapatero e Berlusconi hanno sottoscritto un accordo che riguarda lo spostamento in un verso o nell'altro di qualcosa come 400 mila Tir in due anni. Al di là dell'amore che portiamo per la nostra Terra, che in me è grande quanto il vostro, quanti pensiamo possano essere i Tir in partenza per la Spagna e da lì verso qui?
Noi abbiamo bisogno di autostrade interne allo Stato e su questo mi sono battuto sempre con un qualche non piccolo risultato e continuerò a battermi perché il traffico merci da e per la Sardegna non sia penalizzato dal nostro essere un'isola. Per tutta una serie di ragioni, la Sardegna è in concorrenza con la Spagna, quello non è un nostro mercato come, per esempio, potrebbe esserlo la Francia o altri stati. Ma questo con le “autostrade del mare” Spagna-Italia-Spagna non c'entra: serve solo a polemichette (vi assicuro che non penso a voi, in fede) di chi pur di andare contro il governo Berlusconi non si perita di estrapolare dalla decisione il premier Zapatero che, invece, è parte dell'accordo.
In questo accordo è scritto che è prevista “l'istituzione di una commissione mista per il vaglio delle nuove proposte di collegamento, attraverso gare internazionali”. Se dalla Sardegna dovesse essere avanzata una motivata richiesta di una nuova rotta che trasporti Tir da e per la Spagna, credo che nessuna compagnia starebbe lontana. E perché poi, per farci dispetto?
Ad Adriano Bomboi, direi che su alcune delle cose che dice sono d'accordo. E, credo, varrà la pena continuare il discorso. Per adesso mi preme dire che i parlamentari sardi sono troppo pochi per, usando una metafora già impiegata, cercare di tirare la coperta più dalla nostra parte. Pochi e troppo spesso divisi lungo linee ideologiche e poco pragmatiche, a differenza di quanto succede in regioni più popolose e più forti.

Anonimo ha detto...

Mi è tornato in mente un discorso intrapreso non molto tempo fa nello spazio dell'On. Bruno Murgia in cui si parlava di riforme quadro e di sistematicità tra parlamentari Sardi. Il primo aspetto riguardava il capire che in un territorio lo sviluppo avviene in base a vari elementi: Trasporti, energia, fisco, Credito, formazione, ecc. Il secondo invece che tra deputati e senatori Sardi (almeno dello stesso schieramento politico) ci dovrebbe essere più unità al fine di non avanzare proposte singole e scoordinate che poi finiscono sempre per non trovare appoggio, non solo esternamente, ma persino nel proprio gruppo. In sintesi: Parlamentari poco coesi e poco chiari attorno ad un progetto di sviluppo del territorio che rappresentano. Ed elementi politici contingenti del centralismo che finiscono per mettere una pietra tombale a qualsiasi idea di sviluppo. Nel senso: "Va già tutto a rotoli? Allora che importa se pure il resto lo segue?" Non condivido Senatore la sua lettura e la sua sottovalutazione del problema. Essere esclusi da una piattaforma commerciale significa che noi non siamo strutturalmente ed economicamente in grado di sostenerla. Ma la politica non esiste forse anche per colmare quel limite? Siete voi che dovete dare delle risposte e non recriminare se si solleva una questione. Ecco perché in precedenza parlavo di democrazia avanzata: Negli USA ad esempio la sua risposta diventerebbe motivo di pubblico imbarazzo. Ogni singolo tema è importante e non si può coprire un problema con un'altro problema (collegamenti interni). Un cittadino potrebbe chiedersi: "Ma per cosa li eleggiamo i politici se poi si occupano delle patate ma non del tacchino?" Non si tratta di una polemica ovviamente ma di una costatazione. Sono certo che lei ha molte idee sulla Sardegna ed alcune hanno fatto parte della proposta di revisione statutaria che ha sostenuto. I suoi colleghi che ne pensano? Intende riproporre un discorso simile coinvolgendo altri Parlamentari? Grazie. - Bomboi Adriano

mebitek ha detto...

vi viene in mente con tutto rispetto la favola della volpe e l'uva...

claudio

piergiorgio massidda ha detto...

Caro signor Bomboi,
io non sottovaluto affatto l'importanza che avrebbe per la Sardegna essere attraversata da una Autostrada del mare. Tant'è vero che ne suggerisco una che leghi la Sardegna alla Francia, assai più consona ai nostri interessi. Io rispondevo semplicemente a lei e a “Claudio”. Continuo a ritenere che una operazione prettamente economica e assai poco simbolica è guidata da ragioni economiche. Io non credo, ma sono pronto a ricredermi se i numeri riguardanti i Tir in partenza e in arrivo dalla Spagna sono consistenti, che possiamo rivendicare l'attracco di grandi navi che trasportano Tir, se poi Tir da e per la Spagna non ci sono. Mi scusi, ma le ripeto la domanda: se nella gara internazionale che ci sarà per affidare le rotte, un concorrente si accorgesse che vale la pena di far attraccare le sue navi in un porto sardo, lei pensa che non lo includerebbe? Se questo succedesse e, chi sa per quale follia, Zapatero e Berlusconi dicessero di no, mi vedrebbe se non alla testa certo parte di un movimento popolare di rivendicazione.

Anonimo ha detto...

Senatore, forse ha travisato il senso del mio ultimo intervento in cui ho menzionato trasporti, fisco, credito, ecc. Ed ho aggiunto che se una rotta non fa scalo in Sardegna è perché evidentemente la Sardegna non ha un mercato strutturalmente pronto ad affrontarla. Quindi la pensiamo allo stesso modo e mi ha ripetuto lo stesso concetto due volte: so benissimo che si rimane sul piano del simbolismo inutile se la Sardegna non può far parte di quel ciclo commerciale, io le stavo facendo osservare invece che l'esclusione è un indice di fallimento politico ed economico che investe il territorio e la classe politica al governo, nel passato e nel presente. Ed è questo il problema a cui voi rappresentanti dovete mettere mano: Per fare in modo che la Sardegna torni in pista e possa sviluppare un'economia che le consenta di guardare il progresso (avere in futuro delle rotte da usare concretamente con collegamenti ed imprese interne). Lei che idea si è fatto per uscire da questa paralisi politico-economica? Ritiene sia il momento di rilanciare il discorso del nuovo statuto regionale? - Bomboi Adriano