domenica 13 settembre 2009

L'albero degli Arborea non ha copyright

Ad un mio non recente articolo (Federalismo, solidarismo, egoismo e altri stereotipi, del 28 agosto), il signor Omar Onnis ha fatto seguire qualche giorno fa questo commento:
Noto, forse con ritardo, che nel suo nuovo sito web, accanto al testo che riprende questo post, campeggia l'albero verde. Il simbolo è ripreso nella stilizzazione di iRS a sua volta ricalcata su una delle tante esistenti. Nondimeno, si tratta di un emblema con un significato chiaro e univoco: indipendenza nazionale dei sardi. È appunto quella che le fonti catalane, nel corso della lunga guerra contro i sardi giudicali, chiamavano "la bandiera dei sardi".
L'accostamento a concetti come autonomia e federalismo è perciò una notevole forzatura, se non proprio un totale fraintendimento. O forse si tratta di un semplice errore. Glielo segnalo per correttezza storica e politica, in modo che possa riconsiderarne l'uso, ovvero dare le giuste spiegazioni a chi la segue e corre il rischio di confondere principi e prospettive politiche alquanto distanti
.
In realtà, un articolo sul mio sito che riguardava le ragioni del federalismo è illustrato con l'Albero degli Arborea che è patrimonio di tutti i sardi e, quindi, anche del movimento indipendentista Irs che ne ha fatto il proprio emblema. E che, sempre l'Irs vorrebbe fosse sostituito ai Quattro mori come bandiera della Sardegna. Contro questa proposta, io esprimo tutta la mia contrarietà e non mancherò di dire il perché non appena me se ne presenterà l'occasione. Il fatto è che quella scelta grafica nel mio sito ha motivato non solo il garbato intervento del signor Onnis, ma una intera disussione sul sito dell'Irs nel corso della quale a questo momento sono intervenute ben 24 persone. Dell'attenzione ringrazio, naturalmente, i militanti e i simpatizzanti di Irs, tutti, anche quelli che non si sono peritati di condire di disprezzo e sarcasmo i loro apprezzamenti su una persona che mai li ha offesi.
I commenti alla scelta grafica di pubblicare l'immagine dell'Albero di Arborea sono per lo più improntati (come si può del resto verificare) al vizio molto italiano della dietrologia e a quello, terribilmente robespierriano del chiedersi che cosa fare di gente come me dopo l'indipendenza: “Come comportarci dopo con questi personaggi? Io, riflettendo anche all'interno della mia famiglia, ho suggerito di metterli dentro il bancone di un bar e così i danni potranno essere minimi e circoscritti...”, propone un signore che, bontà sua, ha rinunciato alla ghigliottina.
Kelledda Murgia (immagino si tratti della scrittrice) scrive fra l'altro: “Siccome stiamo lavorando per fare sì che nell'albero degli Arborea la gente veda il simbolo dell'indipendenza, l'uso improprio da parte di persone con aspirazioni ben diverse comporta il rischio della ri-semantizzazione, cioè della perdita di senso per quanto ci riguarda”. Certo è un bel problema, ma questo, a mio modesto avviso, è il rischio che si corre quando ad una storia quasi millenaria (quella della bandiera dei Quattro mori, tanto per intenderci) si vogliono, con operazioni ideologiche e mediatiche, sovrapporre storie non condivise e, comunque, elitarie. Io non discuto, va da sé, sulla legittimità della proposta dell'Irs. Se quel movimento ne è convinto l'avanzi, sapendo che davanti ai Quattro mori (simbolo che identifica la presenza di sardi da un corteo sindacale ad una manifestazione di culto a una partita internazione di calcio), il simbolo dell'Albero rischia ciò che la bandiera sarda non rischia: la ri-semantizzazione.
Come i Quattro mori, anche l'Albero degli Arborea è un mio simbolo, magari come è rappresentato nella Chiesa di San Gavino di Porto Torres piuttosto che come lo stilizza il bravo grafico di Irs. Il quale, mi par di capire, non avendovi posto il copyright lo ha reso disponibile all'uso di tutti.
Io l'ho fatto, senza alcuna dietrologia e, soprattutto, senza alcuna voglia di desemantizzarlo. Se mai, sarà il popolo sardo a farlo, riconoscendolo simbolo non della nazione ma di un movimento.

22 commenti:

Anonimo ha detto...

Su questo non posso che condividere la sua posizione Senatore. E' in atto da qualche anno da parte di IRS una volontà velleitariamente nazionalista nel voler proporre un simbolo richiamante ad un glorioso passato. Aspirazione legittima da parte loro ma che anche a mio avviso, non può realizzarsi in un frangente storico in cui i 4 Mori sono uno dei pochi simboli ad unire oggi il Popolo Sardo. Del resto, senza una vera fase autonomista, i Sardi non saprebbero mai neppure il senso dell'albero giudicale attraverso una riforma della Pubblica Istruzione. Sono retaggi ideologici di IRS del tutto elitari e che rimandano al peggior nazionalismo d'altri tempi: in cui si proponevano simboli del passato come riproposizione di miti nel presente. Altro celebre movimento che confuse un simbolo storico con una bandiera politica fu il Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi di Adolf Hitler. Il moderno nazionalismo si propone giustamente come fa IRS (non si impone come nell'autoritario nazionalismo estinto nel passato), ma contemporaneamente, NON DOVREBBE MIRARE a sostituire qualcosa il cui senso oggi è patrimonio comune di tutti i Sardi (come i 4 Mori) a prescindere dall'origine storica di un senso smarrito nel tempo. Quella è un'operazione che si dovrebbe fare in seguito (a limite) e non fregandosene del volere popolare in materia. E' uno dei vari vizi conservatori importati dal passato dell'indipendentismo Sardo: Quello di fregarsene di ciò che pensano i Sardi e di andare avanti anche con percentuali irrisorie. Stavolta si arriva anche al paradosso di proporre ai Sardi qualcosa che prima nessuno ha spiegato loro dai libri di storia della scuola pubblica. L'elitarismo al rovescio, quello che propone senza prima proporre riforme dal governo regionale, è la stessa meccanica dell'amministratore pubblico che prima asfalta una strada sapendo di avere un tubo rotto e dopo sconcia la strada nuova per riparare il tubo, infine la riasfalta... Bomboi Adriano (U.R.N. Sardinnya)

Anonimo ha detto...

Caro Bomboy, leggo i suoi interventi abbastanza spesso e raramente mi trovo in accordo con la sua ideologia anti-irsiana. Il bello della democrazia è anche essere critici verso qualcosa, ma mi permetta di dissentire: la questione non è quella che pone lei, irs non nazionalizza ideologicamente l'albero eradicato, semplicemente quello è un simbolo naturale e nazionale della nostra terra. I quattro mori sono stati introdotti molto artificialmente, e questo è la storia a dirlo, non una tribuna politica. Ad ogni modo sono cosciente che un colpo di spugna non possa cancellare i quattro mori dai cuori dei nostri connazionali, ma è pur vero che quell'alberello sta entrando nuovamente nell'immaginario dei sardi, e solo il tempo saprà stabilire a quale simbolo il nostro popolo rivolgerà occhi e cuore. Io una scommessa sull'alberello la farei.

Annis Winston Umberto

Omar Onnis ha detto...

Gentile signor Massidda,
la sua risposta al mio rilievo di carattere storico-politico purtroppo non entra affatto nel merito, ma si limita a spostare il focus del discorso. Prassi consolidata, tra i politici di professione, ma quanto mai fragile dal punto di vista argomentativo.
Non è questione di copyright ed è vero che quel simbolo (l'albero verde in campo bianco) appartiene a tutti i sardi. Infatti il movimento iRS lo ha adottato stilizzandolo e colorandolo di nero, proprio per non confondere il simbolo nazionale con un insegna di partito. Perché l'albero verde è appunto un simbolo nazionale (sardo, ovviamente) e non rappresenta altro che l'indipendenza politica dei sardi e la lotta per la medesima.
Il mio appunto intendeva chiarire questo aspetto, visto l'accostamento di "quel" simbolo con prospettive politiche diverse e inconciliabili con l'indipendenza come l'autonomia e il federalismo.
Sui quattro mori, più che sciorinare slogan e appelli sentimentali, sarebbe pure ora che se ne spiegasse l'origine e il significato. Segnalarne il legame con eventi bellici o sportivi, di ambito e matrice italiana, non fa che confermare la loro appartenenza ad un orizzonte semantico di orgoglio e integrazione, prettamente sardista e autonomista. Legittimo credere che questo orizzonte sia l'unico possibile per i sardi. Ma è altrettanto legittimo ritenere, al contrario, che sia una prospettiva ormai chiaramente condannata dalla storia. E, coerentemente, cercare altre vie e altri simboli che ci conducano alla nostra emancipazione politica ed economica, in qualità di soggetto attivo della nostra storia.
Conscio che questa visione sia praticamente incomprensibile per chi appartiene al suo schieramento partitico e ai valori che esso rappresenta, la ringrazio comunque per l'ospitalità e la saluto.

Omar Onnis

Franciskeddu ha detto...

"...Altro celebre movimento che confuse un simbolo storico con una bandiera politica fu il Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi di Adolf Hitler..."
Non so se ritenere grottesco o divertente l'accostamento di iRS col NSDAP, comunque signor Bomboi sul fato che iRS abbia le idee chiare circa simbolo del movimento e bandiera nazionale le ha risposto in modo esaustivo Omar Onnis. Invece sulla svastica (su asti = è buono)anche Hitler (al contrario di qualche contemporaneo che "trolleggia" su forum e blog) aveva le idee molto chiare, tant'è vero che invertì la rotazione dei raggi solari per significare l'esatto contrario e in ogni caso non utilizzò una svastica precedentemente raffigurata.
Franciscu Zancudi

P.S. Ringrazio il Sen. Massidda per l'ospitalità concessami.

Anonimo ha detto...

Rispondo ai lettori ed infine a Federico Coni che mi ha citato in un forum in cui non mi è concesso replicare: L'albero verde intanto non rappresenta un simbolo nazionale Sardo ma rappresentava la storia della civiltà Sardo-Catalana, poi se si vuole ergere il tutto come simbolo unificatore (come poteva essere negli intenti passati) della Sardegna, a me sta pure bene, non è uno scandalo e trovo l'idea di Sedda e soci intrigante. Sempre di Nazionalismo Sardo si tratta, che propone ma non impone. Anche Mussolini tuttavia per il PNF non fu esente dal vizio di ricercare con i suoi compari delle simbologie da Roma imperiale che dovevano contestualizzare nel suo presente un glorioso passato. Non è un crimine, ma nel vecchio nazionalismo l'assioma esiste. Caro Federico, l'alias "Repubricanu" (gestito da me ed amici) -che scriveva nel vecchio forum di IRS- fu quello che per primo introdusse persino il concetto di "non-nazionalismo" (che trovi nel vecchio sottoportale denominato Progressisti di URN Sardinnya), al periodo il tuo movimento (che rispetto e che alcuni di noi votano) ancora inseguiva ambiti marxisti nella sciocca gara contro SNI. Sono "innominato" forse perché si ha timore di riconoscere che i tanti giovani che oggi sono presenti in IRS li si deve anche alle buone idee introdotte dal nostro gruppo e che oggi spacciate per "elaborazione concettuale". In realtà in mezzo c'era pure del ciarpame, tanto è vero che negli anni abbiamo modificato la struttura di alcune idee stantardizzandole al moderno nazionalismo internazionale delle minoranze non riconosciute come stati. Poi chiaramente qualcuno farà volontaria confusione col nazionalismo/centralismo degli stati-nazione. Ma voi avete le idee chiare nò? Da parte nostra, l'unica idea chiara che abbiamo è che ai Sardi di certe cose non gliene frega proprio nulla e non si spiegano il senso di diversi movimenti indipendentisti divisi da etichette e sedicenti elucubrazioni intellettuali. Ovviamente il nostro gruppo rispetta IRS ma siccome esistiamo come spazio di critica, non vedo lo scandalo neppure se si usa la democrazia per contestarvi qualcosa. Aprite anche il vostro forum al dibattito com'era in passato e vedrete che nessuno ha intenzione di osteggiare i vostri monologhi ma solo esprimere opinioni e confutare ciò che si ritiene sbagliato. Da 2 anni siamo inoltre orientati verso l'area riformista del PSD'AZ, noi riteniamo che in Sardegna ancora non si sia configurato un moderno Nazionalismo capace di tradursi in una robusta piattaforma programmatica di governo. - Bomboi Adriano

Danele Addis ha detto...

Senatore,
come le è stato già spiegato, nessuno ha intenzione di rivendicare diritti di copyright su quello che è un simbolo di tutti i sardi, nemmeno sulla rielaborazione grafica usata da iRS, quindi il titolo del post va bene, ma può far intendere che qualcuno glieli abbia chiesti quei diritti, quando invece non è così.
Ora, appurato che non vi è copyright, quel simbolo avrà pur un significato ad esso sotteso? La storia ci dice che esso rappresenta una nazione sovrana ed indipendente, a meno che Lei non conosca una versione diversa dalla mia. Lei, sul suo sito, l'ha messo ed ha parlato di federalismo. Io (insieme ad altri) ritengo che simbolo ed argomento siano poco conciliabili e le spiego molto tranquillamente il perché di questa mia opinione. Se fosse conciliabile con uno status federale, non credo che gli spagnoli si sarebbero così premurati di cancellarne ogni traccia, di estirparlo dalla società e di porlo nell'oblio. Sotto quel simbolo i sardi si sono ribellati al dominatore straniero.
Io quindi il collegamento con il federalismo o un eventuale statuto di autonomia non ce lo vedo.

Per quanto riguarda il "pericolo" di sostituzione dei 4 mori con l'albero a simbolo della "regione" Sardegna, stia tranquillo, io proprio non ci tengo acché quello diventi l'emblema di una regione. I 4 mori esercitano alla perfezione il loro ruolo di simbolo di un popolo subordinato ad un altro popolo, e comunque, in un'eventuale Sardegna indipendente, dovrebbero essere i sardi a scegliere quale simbolo sia più adatto a rappresentarli, nessuno ha in mente di imporre alcunché.
Poi Lei dice:

"I commenti alla scelta grafica di pubblicare l'immagine dell'Albero di Arborea sono per lo più improntati (come si può del resto verificare) al vizio molto italiano della dietrologia e a quello, terribilmente robespierriano del chiedersi che cosa fare di gente come me dopo l'indipendenza"

E' quel "per lo più" che non mi va tanto giù, perché è un termine che generalizza e che fa sembra dipingere in generale gli indipendentisti come un gruppo di incilìvili giacobini e chi più ne ha più ne metta. Il fatto è che è un forum aperto in genere a persone che non fanno parte di altri partiti e che, per un motivo o per l'altro, si sono avvicinate all'indipendentismo, quindi si tratta di opinioni loro personali che nulla hanno a che fare con il loro essere indipendentisti. La battuta del sig. Arba capisco che la possa aver irritata, ma non è per nulla vero che gli interventi nella discussione siano "per lo più" di quel tenore, nè mi è parso di vedere negli interventi tutta questa dietrologia. Da censurare è sicuramente l'intervento di quel simpatizzante che le dà del servo. ci tengo però a sottolineare che la responsabilità di atteggiamenti del genere è personale e distinta dalla categoria "indipendentista".
Come anche io, che mi sono preso del "talebano", "insolente" e "ineducato" da un suo sostenitore sul blog di Pintore, non mi sogno nemmeno di estendere a Lei o ad altri del PdL l'inciviltà di quel signore.

Daniele Addis ha detto...

La scrittrice Kelledda Murgia non vedo poi cosa abbia scritto di male e non capisco assolutamente a quali ideologiche e mediatiche faccia riferimento. che male c'è nel raccontare la storia della bandiera dei 4 mori? Che male c'è nel riscoprire e diffondere quella dell'albero arborense? Che male c'è nel sostenere, alla luce di questi elementi storici, che l'albero sarebbe più adatto a rappresentare un'eventuale stato-nazione sardo? Io sono aperto ad ascoltare le ragioni che le fanno ritenere il simbolo dei 4 mori inamovibile, che male c'è a metterlo in discussione? Nessuno vuole imporre niente (almeno tra gli indipendentisti), si vuole solo raccontare una storia che si conosce poco. Per me poi se i sardi, per loro volontà, scegliessero anche un altro simbolo per rappresentarli, magari come nazione indipendente, non ci sarebbe alcun problema.
Con la svastica nazista non ci vedo alcuna attinenza, mentre il solito tentativo di gettare fango su coloro che non si adeguano al verbo supremo di urn è evidente, ma oramai me ne sono fatto una ragione. Ora guarda un po' il diffondere il simbolo dell'albero è diventato un atteggiamento elitario, bisogna adeguarsi al pensiero di massa e starsi zitti.

Anonimo ha detto...

Addis, anche il moderno nazionalismo ha un filo conduttore con il vecchio: La volontà di rispolverare un glorioso passato (vero o non vero). Questa matrice ideologica è soppravvissuta anche nel presente ma a differenza del passato (come ho già detto e ripetuto) PROPONE ma non impone. L'errore di IRS piuttosto sta nel confondere la cultura e la storia con la politica. Ed è chiaro che nel momento in cui si fondono questi aspetti in un territorio (che ha già altre simbologie unificanti) si rischia l'elitarismo e l'incomprensione. L'osservazione del Senatore è dunque più che pertinente. Uno dei motivi inoltre è che non essendo mai esistita una vera autonomia in Sardegna ma solo centralismo (altro errore di IRS nel dare addosso a qualcosa che non esiste), è che non abbiamo storia e cultura Sarda su tutti i livelli della Pubblica Istruzione. Quindi è ben difficile che l'albero giudicale possa entrare seriamente nel tessuto sociale finché non si aprirà una VERA fase autonomista. Poi francamente, fare una polemica intera sul fatto che si usi l'alberello a fini autonomistici, è una questua che ci interessa poco. IRS non è l'unico movimento indipendentista poi ad aver adottato l'alberello. Il vecchio Movimentu Patriotticu Sardu usava come simbolo politico proprio l'albero MA in campo verde: http://members.xoom.virgilio.it/mopasa/Domo.htm Ma scommetto che i dirigenti di IRS lo sanno già... Bomboi Adriano

Daniele Addis ha detto...

"La volontà di rispolverare un glorioso passato (vero o non vero)"

è quel vero o non vero che fa la differenza. Per il nazionalismo non fa differenza, basta che sia funzionale allo scopo. Nel caso di iRS si ha solo la volontà di ripristinare la verità storica tutta, gloriosa o meno che essa sia. Un movimento nazionalista, come dici tu, si sarebbe accontentato senza problemi del simbolo dei 4 mori, perfettamente adeguato a rappresentare il popolo sardo. Il conoscerne la storia dici che potrebbe cambiare i sentimenti che quel simbolo suscita? forse si o forse no, ma sinceramente la cosa non mi tange. A me basta che se ne possa discutere. Per farlo bisogna aspettare che si apra una "vera" fase autonomista? Io credo che si possa iniziare a parlarne già da subito, come dovrebbero fare tutte le persone libere.
E' vero che in Sardegna non è esistita e non esiste una vera autonomia, ma è anche vero che è esistito un vero autonomismo, molto più tosto di quello all'acqua di rose che ci ritroviamo oggi. Le cose che gli "autonomisti" dicono oggi le dicevano pure 150 anni fa, solo che allora erano persino più autonomisti di quanto lo siano adesso. L'errore, allora come oggi, rimane quello di negare aprioristicamente l'ipotesi indipendentista. Ma questo problema non si risolve certo chiedendo agli indipendetisti di fare gli autonomisti. Chi dice di essere autonomista lo dimostri con i fatti, evitando di addurre continuamente scuse incolpando questo o quel nemico di turno.

piergiorgio massidda ha detto...

Mi stupisce che alcuni amici dell'Irs, che mi dicono disposti al sorriso e all'ironia, non si siano accorti che la mia battuta sul copyright per l'albero loro emblema questo era: una battuta. Ma pazienza, se c'è chi ritiene che “non si può ironizzare su Garibaldi”, la cosa non mi riguarda. Potrebbe anche non riguardarmi, e anzi far piacere a uno che non è di quella parte, il dissidio che in campo indipendentista si manifesta su nazionalismo e non-nazionalismo, sardismo-non sardismo e persino su un simbolo che, evidentemente, non è condiviso. E invece no: vivo questo contrasto con l'angoscia che sempre mi prende di fronte alla pratica del pocos, locos y malunidos.
Quanto all'accusa di aver sviato il discorso, mossa dal signor Onnis a me e attraverso me ai “politici di professione”, vorrei semplicemente indurlo a considerare una cosa: leggere la storia in maniera diversa dalla sua è, per fortuna, ancora legittimo. È da questa diversa visione che discendono conclusioni diverse: nei Quattro mori si riconosce tutto un popolo, autonomisti, federalisti, sovranisti, indipendentisti, salvo l'Irs; nell'albero degli Arborea si riconosce quella fetta del popolo sardo che ne conosce l'esistenza, me compreso. Per l'Irs rappresenta l'indipendenza, per quelli come me una lunga pagina della statualità sarda, persa anche perché non tutti i sardi si sentivano nazione. (Se si imparasse a distinguere Stato da Nazione, credo saremmo sulla buona strada della reciproca comprensione). Con il rispetto per le posizioni di Irs che io nutro mi piacerebbe sapere che esso è reciproco, proprio perché siamo in disaccordo.
Ma vengo al centro della discussione, quella suscitata da Andriano Bomboi con cui concordo su quasi tutto e non certo per restituirgli l'accordo da lui espresso con quanto ho scritto io. Non escludo, naturalmente, che le future vicende storiche possano un giorno portare i sardi a dichiarare l'indipendenza. Oggi la questione mi pare del tutto inattuale e densa di velleitarismi elitari, oltre che di curiose contraddizioni: il popolo sardo è diviso in buoni, ingannati, servi. Per una volta lasciatemi essere d'accordo con Bersani che, con auto ironia, ha detto del suo partito: “Se non fosse per il sufragio universale, saremmo al potere stabilmente”.
(continua)

piergiorgio massidda ha detto...

Su qualsiasi buon dizionario si può leggere che l'autonomia è la facoltà di svolgere le proprie funzioni senza ingerenze o condizionamenti da parte di altri membri o gruppi esterni. È praticamente sinonimo di indipendenza. Che poi, storicamente e per quanto ci riguarda, l'autonomia sia qualcosa di molto diverso, questo dipende non dalla parola ma dai rapporti politici. Non si può, insomma, prendersela con l'autonomia come sentina di ogni male, fino a pronunciarne il nome con disprezzo, mentre è giusto criticare la realizzazione storica del concetto. E, soprattutto, battersi perché il concetto svuotato di senso torni a riempirsi di senso, come si propone con il nuovo Statuto speciale di cui spesso si è parlato.
Oggi, è vero, autonomia ha preso un senso diverso da quello della sua etimologia e, credo, non è più vissuta come sinonimo di indipendenza. Non lo affermo, lo pongo come domanda: ma non sarà che grande responsabilità l'abbiano gli indipendentisti, dal Psd'az degli anni Ottanta, ai movimenti che confluirono in Sardigna natzione, a quelli che ne uscirono per fondare Irs? Non è che fu un errore contrapporre il concetto di autonomia e quello di indipendenza, invece di portare la prima alle sue conseguenze di sovranità? So benissimo che esiste ancora differenza fra sovranità e indipendenza, ma so anche che quel passaggio fra autonomia e sovranità avrebbe mostrato molto chiaramente come la gradualità sia in grado di pagare.
Il tutto e subito relega a un destino di marginalità e di elitarismo che solo Robespierre e Lenin, per citare qualcuno, riuscirono a trasformare in movimenti di massa, ma impiegando la violenza e il terrore. Concordo con Bomboi: solo il passaggio da un gradino all'altro consente di arrivare in cima alle scale. Personalmente ho fortissimi dubbi che in cima alle scale ci sarà la costituzione di uno stato sardo indipendente. Penso piuttosto ad una Sardegna che compartisca la sovranità con lo Stato italiano e l'Europa, ma sono disponibile a ragionare sullo sbocco della scalata. Purché si parli non solo delle magnifiche sorti e progressive del futuro, ma anche di gradini da scalare. Fuori della metafora, sarai interessato a sapere come si possa coniugare l'indipendenza futura con i problemi maledettamente quotidiani dell'oggi.

Anonimo ha detto...

Addis, il moderno nazionalismo ricerca anche la verità. Il nazionalismo è semplicemente un contenitore. Poi che Onnis ci dica che il "non-nazionalismo" è un concetto nuovo dandogli la spigazione che scrissi io anni fa anche nel forum di IRS...Sono cose che lasciano il tempo che trovano. Sono solo etichette inutili e Massidda ha ragione nell'individuare in molti indipendentisti passati (e presenti, visto il filo conduttore) le ragioni della disfatta nella guerra inutile iniziata qualche decennio fa tra indipendentismo e autonomismo. L'autonomismo è un work in progress che punta a potenziare l'autonomia (che ancora non c'è neppure). Se nessuno ha mai ottenuto risultati è perché indipendentisti e autonomisti (che dovevano essere la stessa pasta) si sono rifugiati in una guerra che ha spinto gli autonomisti/indipendentisti verso il centralismo (quindi nell'immobilismo poltronaro senza fare riforme), mentre altri indipendentisti si sono settarizzati con il concetto tutto Sardo di indipendentismo nel quale non si capisce quale sia "il percorso graduale" e si evitano alleanze che possano contribuire nel tempo a fare riforme che portino sempre più sovranità all'isola. La verità è che non esiste alcuna seria ragione che possa impedire agli attuali movimenti indipendentisti degli accordi programmatici con forze più o meno autonomiste. L'importante è costruire passo per passo la sovranità di quest'isola ed anche un primo nuovo Statuto Sardo nel quadro della Repubblica Italiana è un gradino di questo percorso. Sapete cosa ha fatto la sinistra indipendentista Catalana quando la loro nazione era vicina al nuovo statuto? Hanno detto nò, se fosse dipeso tutto da loro oggi non ci sarebbero neppure quelle proprietà autonome che, diffuse nel tessuto sociale grazie al nuovo statuto, consentiranno loro di creare veramente le basi di un diffuso nazionalismo che guardi magari alla piena indipendenza. Quì che non c'è neppure metà di quel nazionalismo popolare, dare addosso anche all'autonomia (vista in maniera più morbida dell'indipendentismo) serve solo a peggiorare la già scarsa credibilità pubblica dell'indipendentismo. - Bomboi Adriano

Anonimo ha detto...

Dovete capire Addis che le tecniche che usate sono vecchie come il cucco, già sperimentate in tempi e contesti -simili e diversi- e sono sempre fallite. Riproporle etichettandole in maniera diversa da altri movimenti (con alcune doverose modifiche) non servirà a migliorare la situazione. Anni fa quando scrivevamo anche nel forum di IRS i dettagli che il movimento oggi usa e che erroneamente chiamate non-nazionalismo, era per estendere a tutti i movimenti un processo riformista. Ma i dirigenti hanno usato male quelle idee, etichettandole e dividendosi da forze affini. E proseguendo, come già detto, tutti gli errori storici dell'indipendentismo. La verità è che le classi dirigenti dei principali movimenti hanno fatto tanti errori ed hanno ancora oggi le idee poco chiare, ma non lo ammetteranno mai o per loro significherebbe perdere la leadership delle siglette che tengono in piedi. - B.A.

Anonimo ha detto...

Caro Senatore, autonomia non è secondo me quasi sinonimo di indipendenza: autonomia comunque implica che la sovranità è subordinata ad un altro potere che stabilisce i limiti dell'autonomia. Anche nazioni che hanno una autonomia enorme al momento come la Scozia si trovano a fare i conti con i confini posti dal governo centrale. Per esempio in Scozia il parlamento scozzese non ha la piena autonomia fiscale, veda questo mio post in questo link:
http://www.irs.sr/forum/viewtopic.php?p=48065&highlight=#48065

Oliver Perra ha detto...

Lei poi parla di un destino in cui la Sardegna "compartisce" la sovranità con l'Italia. Io non riesco a capire come la Sardegna possa condividere la sovranità con l'Italia quando i rapporti di forze e di influenza sono talmente differenti che è necessario che gli interessi dell'uno soccomberanno spesso a quelli dell'altro. Come Daniele Addis metteva in luce in un altro blog parlando delle autostrade del mare tra Spagna e Italia, è inevitabile che gli interessi di un mercato di 1 milione e mezzo di persone vengano sacrificati per gli interessi di un mercato più vasto. La sua ricetta per l'autonomia o autonomismo mi sembra quindi una ricetta per la continuazione di uno stato di marginalità della Sardegna.

PS. il commento sopra, spero si capisca, è ugualmente mio.

Anonimo ha detto...

Per Oliver: Stiamo ripetendo che l'autonomia NON E' l'autonomismo. Dagli anni '80 passando per Sardigna Natzione (e poi IRS) si è fatte molta confusione. L'autonomismo è un percorso che può portare all'autonomia (e l'autonomia può essere intesa in mille modi, anche con quella del dizionario). In occidente sappiamo che l'autonomia all'interno di uno stato-nazione è sì una forma di subordinazione, ma altrettanto sappiamo che in occidente (o nella fattispecie, all'interno dell'UE) non esiste un passaggio completo in tempi moderni verso la piena indipendenza senza una preventiva fase di introduzione PROGRESSIVA della sovranità. Coloro i quali ci sono vicini sono entità politiche che godono di vera autonomia conquistata attraverso più fasi (quindi attraverso un processo autonomista): Scozia e Catalogna tra i casi più celebri e privi di derive violente. L'autonomismo è funzionale alla crescita dell'indipendentismo. E' propedeutico perché consente di introdurre nel tessuto sociale attraverso legge, tutti quegli elementi identitari ed anche economici (a seconda della legislazione) che consentono alla popolazione di omogeneizzarsi in un territorio creando così le basi per poter comprendere una politica territoriale vera. E quindi anche l'indipendentismo tout court. In Sardegna è mancata questa fase per colpa di tanti elementi e non godiamo di vera autonomia ma centralismo. Siamo al punto che i nostri figli nelle scuole non hanno la più pallida idea di chi fossero personaggi come Eleonora, Angioy o Amsicora. In più siamo legati a doppio filo all'economia italiana senza una valida capacità amministrativa su diversi settori. Il problema che deve porsi l'indipendentismo Sardo non è quello di temere la subordinazione (in cui ci siamo già dentro fino al collo), ma quello di capire quale percorso credibile può creare le condizioni strutturali per compensare in più fasi progressive l'assenza di sovranità. Dare addosso all'unico percorso possibile (l'autonomismo) motivandolo con la subordinazione dell'autonomia non è certamente la soluzione al problema ma l'esatto opposto. - Bomboi Adriano

Oliver Perra ha detto...

Per concludere e parlare di iRS, movimento che -si sarà capito- io sostengo, lei dice che sarebbe stato più opportuno pensare un percorso che dall'autonomismo portasse alla sovranità e indipendenza. Anzi, la negazione di questo percorso viene equiparata ad un massimalismo elitario. I motivi per cui io (e parlo a titolo personale) ritengo che ogni autonomismo sia inefficace possono essere trovati negli esempi che ho fatto sopra: per quanta autonomia si possa ottenere, questa sarà limitata e subordinata ai rapporti di forza tra entità autonoma e quella centrale. Questo non vuol dire allora che bisogna fare la rivoluzione e assaltare il palazzo, ma il fatto è che è necessario agire politicamente ponendo le basi per una piena sovranità. Per esempio, si vuole riscrivere lo statuto sardo? Facciamolo, ma a me premerebbe che nello statuto si ponessero le basi per riconoscere la Sardegna come uno nazione che ha il diritto un domani, di poter decidere democraticamente del suo futuro. Si vuol aiutare gli imprenditori sardi? Benissimo, riduciamo il carico fiscale alle imprese, o facciamo in modo di poterlo fare, di avere il potere istituzionale di poterlo fare. Vogliamo che l'energia in Sardegna costi meno? Investiamo nelle energie alternative e nella ricerca.

Anonimo ha detto...

La subordinazione è un falso problema perché una vera autonomia in ogni contesto ha consentito all'indipendentismo di crescere e di sostituirsi pienamente al governo a chi voleva solo l'unità con lo stato-nazione: Perché nelle scuole ha fatto conoscere la storia del territorio ai figli e perché ha potenziato l'economia locale. Senza questi elementi, i cittadini non capiranno mai una campagna elettorale indipendentista e non si riconosceranno mai secondo grandi numeri percentuali nell'indipendentismo. L'indipendentismo Sardo oggi è un serpente che si morde la coda, non risconosce l'unico percorso possibile proprio perché storicamente (e solo in Sardegna) è nato come antitesi del VECCHIO Sardismo. La storia della subordinazione è nata negli anni '70 e fu uno dei ragionamenti che portò alla guerra tra autonomismo ed indipendentismo polverizzando ogni capacità riformista e di espansione del bacino politico-elettorale. Purtroppo Oliver siete così imbevuti dalle teorie e dai dagmi che avete perso il contatto con i fatti e la realtà e continuate ad inseguire qualcosa che vi riporta esattamente dove state: Non a caso l'indipendentismo Sardo da anni cambia qualche faccia o qualche nome, ma ripete gli stessi errori e non fa progressi politici. Non riesce a comunicare proprio perché dall'altra parte i cittadini sono immersi nel centralismo italiano e non in un "autonomia" tanto vituperata da IRS che dal 1948 esiste in realtà solo sulla carta. - Bomboi Adriano

Oliver Perra ha detto...

Ringraziando il Senatore Massidda per lo spazio di dialogo aperto, volevo dire che lo stesso percorso che in Sardegna iRS sta portando avanti è stato fatto da altri paesi in Europa. Per esempio, Scottish National Party era un partito che come altri partiti in Sardegna oscillava tra posizioni autonomiste e indipendentiste. Nel 1988 però Scottish National Party virò decisamente verso l'indipendentismo ("Independence in Europe") e da allora ha sempre continuato ad agire politicamente e non ambiguamente perché ogni riforma a cui partecipavano fosse un passo verso la piena sovranità. Dopo anni questa politica ha pagato e oggi la Scozia è a un passo dal fare un referendum per l'indipendenza (il cui esito è al momento incerto). Questi risultati sono notevoli se si pensa che fino a 30 anni fa la Scozia era, come la Sardegna oggi, "orgogliosa e integrata": gli scozzesi si identificavano prima di tutto con il Regno Unito (si consideri anche l'enorme apporto di scozzesi nelle forze armate britanniche) e avevano anche un forte senso di inferiorità (basta leggersi libri come Trainspotting di Irvine Welsh per intuire la portata di questo senso di inferiorità, di nazione fallita). Era tanto forte lo scetticismo verso ogni tentativo di assunzione di sovranità che nel 1979 gli scozzesi in massa votarono No nel referendum sulla "devolution", la devoluzione di alcuni poteri alla Scozia. Oggi, 30 anni dopo, grazie a una azione politica improntata all'indipendenza senza mezzi termini, la Scozia è un posto migliore in cui vivere e una nazione che presto potrebbe prendere il suo posto nell'Unione Europea come stato sovrano.

Anonimo ha detto...

Peccato Oliver che il robusto cambiamento di opinione sull'indipendentismo in Scozia sia stato pesantemente inflazionato dai siti petroliferi scozzesi scoperti da Edimburgo. Da allora, l'SNP aveva persino aperto una finestra quotidiana per informare gli scozzesi di quanti milioni di sterline perdevano (e perdono) preservando il potere di Sua Maestà...Si trova ancora nel manifesto: http://www.snp.org/node/13903 L'indipendentismo può risultare vincente se saprà unire la storia del suo territorio alle riforme economiche. E queste cose si fanno per gradi, quindi attraverso una pratica autonomista. Il nazionalismo dell'SNP ha unito tradizione, rinnovamento culturale (non staticità), autonomismo -costruito da vati attori politici nel tempo- e potenzialità economiche del territorio in un mix che difficilmente i suoi cittadini hanno potuto ignorare, portandolo così al governo. In più ricordo che l'ex membro dell'SNP (Quinan), quando visitò una delle prime "feste manne" di IRS, disse che eravate come loro negli anni '70...E non era propriamente un complimento...
Dal Nazionalismo Scozzese c'è molto da imparare ma non tutto può essere contestualizzato.
Questa non è neppure la Sicilia..attaccare l'autonomismo paventando l'indipendentismo non scuote nè la classe politica, nè la Pubblica Opinione. Ed infatti in 10 anni l'indipendentismo alle Regionali ha pure perso voti. Dovete analizzare i fatti, i dati, le statistiche ed il prodotto ottenuto. Non le congetture. E non abbiamo neppure il petrolio... - Bomboi Adriano

Daniele Addis ha detto...

Bhe, senatore, ammetto di non essermi accorto che la sua sul copyright fosse una battuta. Può darsi che fosse evidente, ma evidentemente abbiamo un senso dell'umorismo diverso, quindi non l'ho colta. Non lo vedo come un problema insormontabile, quindi mi limito a prenderne atto.
Il fatto che nei 4 mori si riconosca una grande fetta della popolazione non mi sembra un problema. Sono solo un simbolo e la loro storia puà essere raccontata tranquillamente, così come quella dell'albero. Non capisco poi cosa voglia dire con il fatto che la statualità sarda si sia persa "perché non tutti i sardi si sentivano nazione". La statualità è stata persa per l'azione di potenze straniere che si sono rivelate più forti, così come anche si è persa, ma già da prima, la statualità italiana. Questo non ha impedito che, anche al consenso di altre potenze straniere, la statualità italiana fosse ripristinata, il problema è che il tutto è stato fatto attaccando a sputo le nazioni che costituivano la penisola italiana, e gli effetti si sentono ancora oggi. I 4 mori, ripeto, sono il simbolo perfetto di un popolo che si riconosce implicitamente di serie B rispetto ad un altro, che però lo ritiene "generoso" (vedi G8) ed un sacco di altri aggettivi che che di solito vengono attribuiti agli indigeni di una lontana terra esotica (con il consenso di molti indigeni che da queste "leggende" ci guadagnano).
Ora la responsabilità della perdita di significato del termine "autonomia" sarebbe dei partiti indipendentisti e del PSd'Az? Bhe, lo scaricabarile è lo sport nazionale italiano, non vedo perché la Sardegna ne dovrebbe essere esente. Ora la responsabilità e degli indipendentisti che non hanno governato neanche per un giorno, mentre DC, PCI, DS, PD, PDL ecc... sono esenti da ogni colpa.
Non si può piangere sul fatto che al termine "autonomia2 o "autonomismo" venga dato un significato diverso da quello presente sul Devoto Oli o su qualche altro dizionario: i nomi degli oggetti sono come i nomi delle persone, il loro valore è determinato dalle azioni che li accompagnano. Una persona può avere un nome altisonante, bello e nobile, ma essere un lestofante. Il suo nome sarà il nome di un lestofante. La svastica vuol dire, per definizione, "fortunato, di buon augurio", ma la gente la considera oramai il simbolo del male sceso in terra ed una persona che portasse quel simbolo verrebbe subito messa ai margini della società.
Autonomia e autonomismo in Sardegna hanno perso il loro significato originario e sono diventate parole con cui molti politici sono oramai soliti riempirsi la bocca per ottenere voti. Nei fatti posso tranquillamente ammettere che l'autonomia fino ad ora sbandierata non sia stata altro che centralismo mascherato, ma è un dato di fatto che quel centralismo si sia dato quel nome e, secondo me, sta continuando a farlo. Se l'autonomia fosse infatti lo scopo dei politici sardi che la usano, PD e PDL non si farebbero la guerra per castrare le rispettive visioni di questa autonomia, anzi, sarebbero alleati. Invece dell'autonomia evidentemente non gliene frega niente, oppure hanno visioni diverse e non le vogliono abbandonare. Quindi, perché invece di crucciarsi per le divisioni degli indipendentisti non prepara un'alleanza con il PD sardo per la promozione dell'autonomia? Non vedo che ostacoli possiate vedere negli indiepndentisti riguardo al nuovo statuto. I fatti fino ad ora dicono solo che state incolpando gli altri di ostacolarlo o chissà che altro, quando invece non avete avviato nemmeno il discorso. Non c'è neanche una traccia di tabella di marcia, una data in consiglio regionale in cui sia prevista una discussione a riguardo.
Il passaggio deve essere graduale, ma inesrabile, quindi per farlo c'è bisogno della volontà popolare che, checché ne dica bomboi, si deve crare partendo dal basso, pena la formazione di un gigante dai piedi d'argilla, come quando al governo ci sono stati i sardisti, il cui fallimento è stato anche determinato dall'avversione del governo nazionale e dei media.

Anonimo ha detto...

E' dagli anni '70 che l'indipendentismo "sta lavorando dal basso" ma, non avendo mai governato e non avendo mai fatto riforme, l'assimilazione identitaria verso l'Italia dei Sardi è proseguita senza ostacoli. Questa di cercare sempre le colpe fuori dall'indipendentismo è una metodica vecchia, è nata con Sardigna Natzione in passato e serviva a giustificare i continui disastri elettorali. La sintesi è che i movimenti indipendentisti non sono in una posizione migliore (in quanto a risultati ottenuti) per poter criticare i Sardisti: Solo chiacchiere da parte di tutti. l'unica certezza che abbiamo sono le etichette, le riforme interne ai movimenti incompiute e le divisioni. - Bomboi Adriano