Auguri a tutti i lettori del mio blog, ma proprio a tutti. Agli avversari che mi onorano della loro attenzione, a chi qualche volta trova condivisibile quanto scrivo e a chi, invece, non lo condivide mai. Agli amici, tantissimi, che mi leggono e non intervengono, forse pensando che la condivisione non solleciti, di per sé, l'interlocuzione.
C'è in giro, in Sardegna ma non solo, un clima diverso, più disteso fra chi governa e chi si oppone. C'è voluta l'aggressione a Berlusconi, perché gran parte dell'opposizione e, perché no?, di parte della maggioranza, comprendessero come lo scontro per lo scontro e l'avvelenamento della politica inevitabilmente portasse alla violenza. Forse, come ha detto il presidente del Consiglio, il suo dolore non è stato invano. Gli avversari, se questo clima continuerà a dare buoni frutti, gli avversari torneranno ad essere avversari e non nemici.
C'è però un problema e sta in chi, per cinismo e per calcoli elettorali, da questo clima si vuol tirare fuori. C'è chi ha fatto i conti (ne ho avuto notizia da un dibattito fra giornalisti su La7): l'area di chi non si rassegna alla civiltà dei rapporti politici è del 25 per cento del corpo elettorale. Ed è lì che il dipietrismo vuol pescare consensi alzando costantemente il livello dell'estremismo per ora solo parolaio. Si tratta di un fenomeno assai ben conosciuto dalla scienza politica: ha prodotto negli anni il poujadismo e i fenomeni Le Pen, British National Party, il Jobbik ungherese, l'austriaco Joerg Haider, l'Ataka bulgaro, etc. Tutti straordinariamente capaci di solleticare le pulsioni giustizialiste di alcuni strati delle popolazioni.
Di Pietro sa come utilizzare elettoralmente questa voglia di forca, anche se poi, tartufescamente, si indigna con un suo compagno di partito che di dice pronto a scagliare contro Berlusconi tante statuette quanti operai saranno licenziati a Termini Imerese. Suoi fans hanno lanciato una raccolta di firme sotto una denuncia alla Procura di Milano facendo propria l'infame sospetto che il primo ministro abbia organizzato l'aggressione. Un giornalista del gruppo editoriale autore della campagna mediatica contro il premier ha avocato qualche giorno fa lo spettro dell'incendio del Reichstad, organizzato dai nazisti per far vincere Hitler.
Questa e non altre è una emergenza democratica, purtroppo sottovalutata dal maggiore partito d'opposizione. Ma lo è. In Francia, quando Le Pen superò di voti il Partito socialista, entrando in ballottaggio con Chirac, i socialisti non ci pensarono più di un momento prima di invitare i propri elettori a far convergere i loro voti sul candidato gollista, consentendo la sconfitta di Le Pen. Capirono, ovviamente, che l'unità repubblicana era indispensabile per battere chi avrebbe trascinato la Francia in una pericolosa avventura totalitaria.
Non ostante tutto, ho fatto i miei auguri ai colleghi amici di Di Pietro. Molti li hanno accettati e contraccambiati, ma altri li hanno rifiutati senza rendersi conto del danno che facevano non a me ma a loro stessi.
1 commento:
Buone Feste! - B. Adriano
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