Un lettore del mio blog, in evidente disaccordo con quanto ho scritto sull'accanimento contro Bettino Craxi, manda, a mo' di commento, il video di un rumoroso deretano parlante che prende il posto di un commentatore televisivo. Lascio a voi un giudizio sulla raffinatezza delle argomentazioni e sul fatto se dare ad uno della “faccia di c...” sia davvero libertà di stampa.
Certo, leggermente più consono è il commento del dipietrista De Magistris al messaggio del presidente della Repubblica alla vedova di Craxi, un monumento alla civiltà politica che ha ricevuto da quell'ex magistrato un commento lapidario: la lettera di Napolitano è “uno sfregio alla storia”. Siamo, insomma, ancora una volta di fronte non al giudizio politico ma all'accanimento barbaro contro il nemico che, neppure dopo morto, merita una articolata considerazione politica. Gente così non fa prigionieri, è per quella che nell'Ottocento si chiamava “giustizia economica”. Dio ci scampi da tanta barbarie.
Questi giustizialisti, va da sé, sono anche garantisti, quando ad essere toccato è uno del proprio club giacobino. Le voci malevole che girano da qualche giorno sul giustizialista principe (e che io, da garantista sempre e con tutti, ritengo poco più di gossip) sono per essi naturalmente infamie che fanno parte di un gioco politico. Anche gli alleati di Di Pietro, i pd, sentono profondo imbarazzo nell'assecondare la levata di scudi contro tali voci malevole. E stanno zitti, ricordando, forse con un po' di pudore, le campagne mediatiche e politiche contro il presidente del Consiglio fondate su pettegolezzi, gossip, informazioni false.
Ma forse non è solo imbarazzo, forse c'è una consapevolezza che prima di giudicare qualcuno colpevole, bisogna aspettare che sia la magistratura attraverso tre gradi di giudizio a dirlo. Se una volta bastava un avviso di garanzia contro un avversario per chiederne le dimissioni, ora non più. Forse perché quel che sembrava colpire solo i nemici, può colpire anche gli amici. “Una persona che riceve un avviso di garanzia continua a essere innocente” è il commento del sindaco di Sassari, destinatario di un tale avviso, come ha appreso prima dai giornali che dalla Procura. Come non essere d'accordo con Gianfranco Ganau?
Certo, quella giustissima considerazione avrebbe avuto ancora più valore se negli ambienti del suo partito se ne fosse stata fatta uso anche nei confronti degli avversari. Ma forse siamo sulla strada giusta.
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