Qualche amico mi chiede che cosa c'entri con la mia battaglia per la Provincia di Cagliari quella che conduco da tempo per un nuovo Statuto speciale della Sardegna. Sono, mi si dice, due cose giuste ma distanti fra loro e, soprattutto, l'una – l'amministrazione della Provincia – assolutamente urgente, visto lo stato in cui Milia l'ha lasciata e l'altra rimandabile a tempi migliori. Così non è. La Provincia come il l'immagino e la progetto ha bisogno subito di un nuovo Statuto speciale perché è in quel quadro che la “Provincia di serie A” si realizzerà compiutamente.
Oggi, la provincia esercita funzioni di non poco conto, sottovalutate da chi non si è accorto di quanto nella legislazione statale e in quella sarda sia cambiato dai tempi in cui si occupava di strade e poco più. Pochi sanno, per esempio, che si occupa anche di beni immateriali come la lingua sarda, funzione che il presidente uscente, come ho scritto, ha utilizzato per tentare di dividerla in tronconi e che, sempre Milia, ha trascurato, arrivando a restituire allo Stato mezzo milione di euro per la sua incapacità di mettere a profitto quei denari pubblici. Certo, con quel mezzo milione non si sarebbe risolto il problema della disoccupazione intellettuale, ma buttarlo al vento l'ha peggiorato.
La Provincia ha bisogno, così come i comuni, di un'autonomia di entrate e di spesa che oggi non ha e che avrebbe – con i benefici per il lavoro che si può comprendere – con l'approvazione dello Statuto che ho tradotto in disegno di legge presentato in Senato. È tutto il sistema delle autonomie che propongo di cambiare per attuare un vero federalismo interno. Una certa cultura qualunquista da tempo va sbandierando la favola secondo cui alle gente non interessano le riforme, come se si trattasse di questioni riguardanti ristrette élite intellettuali e politiche. Ed invece sta proprio in una grande riforma come lo Statuto sardo, la possibilità che la Sardegna e il suo sistema delle autonomia raggiunga la sua prosperità.
Se ne vuole una riprova? Il mio amico presidente della Lombardia, Formigoni, in una intervista con il maggiore quotidiano italiano annuncia che la sua regione è pronta ad attuare il federalismo anche da sola. Rivendica dodici nuove competenze dallo Stato italiano, compresa quella sulla scuola. Stiamo parlando della regione più ricca d'Italia che si sente costretta “a mordere il freno”. Dice Roberto Formigoni: “Perché deve essere legata con lacci e lacciuoli che le impediscono di camminare ad una velocità più spedita?”. E se questo si afferma in una regione tanto ricca, figurarsi cosa dovremmo dire in Sardegna.
Noi abbiamo le capacità, le risorse umane e intellettuali, risorse materiali e immateriali bloccate dal centralismo e, soprattutto, un progetto che, pur essendo capace di aprire per i sardi la via della prosperità, è ancora chiuso in un cassetto. Lo si apra, se ne discuta nelle sedi istituzionali e in mezzo ai cittadini, si apra davvero quella fase costituente più volte annunciata. Ne avranno da guadagnare tutti i sardi in generale e quelli della nostra provincia in particolare.
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