E dunque io sarei “un senatore con la testa a Roma”. Parole del mio avversario nella campagna contro Graziano Milia, consegnate alla Nuova Sardegna di oggi. In fondo sento un po' di tenerezza per il “forte, concreto, giovane” candidato della nomenclatura. Come molti adolescenti, anche Farris pensa che il mondo e la storia comincino con il loro affacciarsi alla vita, quella politica compresa. Gli hanno parlato dell'autonomia, gli hanno detto che è una cosa che in mezzo ai sardi tira, che deve spendersi per l'autonomia e lo fa. Pazienza se non sa neppure dove sta di casa, l'autonomia, e pazienza se ha ricevuto la grazia della candidatura per pressioni romane fatte su chi non sa resistere loro.
Potrei facilmente rispondergli che ho talmente poco la testa a Roma che non solo sono pronto a lasciare la Capitale e il Senato ma ho resistito a ben altre pressioni perché restassi a Roma. E si è trattato di pressioni ben più autorevoli, come ormai sanno gli elettori della provincia e tutti i sardi. Potrei, ma a che pro'? Il mio avversario mi dà l'idea di qualcuno che si fa un'idea del coraggio guardandosi allo specchio e pensando che dignità e coraggio sia essere l'uomo di un capo corrente. Per cui, lasciamo stare. Sono convinto che i sardi in generale e quelli che abitano questa provincia sappiano che cosa sia coraggio, dignità e, soprattutto, fede ad una parola data. Mi interessa di più arrivare alla Presidenza della Provincia in competizione con il mio vero avversario, il presidente uscente Milia. Il quale ha l'imprudenza di confessare al giornalista che lo intervista: “Abbiamo restituito un milione e 200 mila del piano di assesto idrogeologico ma solo perché l’importo era stato sovrastimato dalla precedente giunta. Poi ci sono i soldi per la lingua sarda: rimandati indietro, volevano imporci la “limba unificata”. Inaccettabile”.
Insomma, il mio vero avversario, ammette di non essere stato capace di spendere un milione e settecento mila euro (500 mila sono stati quelli ottenuti per la lingua sarda). Stiamo parlando di tre miliardi e mezzo di vecchie lire, mica di bruscolini. Ebbene, Milia li ha restituiti perché la vecchia giunta aveva fatto male i conti e gli aveva dato addirittura un paio di miliardi in più? E ha restituito allo Stato un miliardo della legge 482 perché qualcuno gli avrebbe imposto di spenderlo a favore della lingua unificata? Se la campagna elettorale dovesse continuare ancora a lungo, ci sentiremmo dire che è arrivato l'Uomo mannaro per impedirgli di spendere i soldi per il benessere dei suoi cittadini.
Mi chiedo, cari amici, se una campagna elettorale debba essere infarcita di simili mezzucci per catturare consensi. Quelli di uno che confonde autonomia con subordinazione e di uno che, colto con le dita nella marmellata, dà la colpa al gatto. Un po' più di serietà, suvvia. Le elezioni finiscono, ma poi bisognerà pur guardarsi allo specchio che, stiamone certi, riflette una immagine vera e non quella virtuale che si è raccontata in giro.
2 commenti:
E' da anni che sono convinta che il buon governo più che i partiti,lo fanno le persone oneste,infatti il mio sogno sarebbe di fondare un partito degli onesti,vedrete voi come andrebbero bene i bilanci dello Stato,delle province e delle regioni!Dico ciò perchè il suo discorso signor Massidda mi è piaciuto anche se il suo avversario penso sia di sinistra o sbaglio?Lei continui ad agire bene e,mi raccomando,non mi deluda,una sostenitrice di sinistra.
Mila mente spudoratamente quando parla di imposizione di "Limba Unificada" (a parte che si tratta di Limba Sarda comuna, questo dà l' idea della sua conoscenza in materia).
Non c'è e non c'è mai stata nessuna norma che possa imporre alla province l' utilizzo della LSC, prova ne sia il fatto che la Provincia di Cagliari ha potuto fare la scelta scellerata di portare avanti uno standard scritto localistico.
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