martedì 4 maggio 2010

L'indipendenza di pensiero si pratica, non basta proclamarla

Tutte le manifestazioni di simpatia (e perché no? di critica) che mi sono arrivate in questo inizio di campagna elettorale mi hanno commosso e saranno per me preziosi gli sms, le mail, i commenti su questo blog e nella mia pagina su Facebook. Ce ne uno, firmato “indipendentista” che mi assicura: “Se andrà al ballottaggio sarò con lei”, scritto con tutta evidenza da chi, al primo turno, darà testimonianza della sua partecipazione agli ideali di uno dei movimenti che hanno per orizzonte l'indipendenza della Sardegna. Non è il mio orizzonte, ma non posso né voglio negare che l'intenso e a volte spigoloso dialogo con quel mondo mi ha rafforzato nell'idea che lo spirito di autonomia politica e di indipendenza di pensiero non va solo professato: va praticato.
Io non ce l'ho con nessuno personalmente, avversario di schieramento o avversario politico, anche se capisco l'irritazione dei tanti amici che hanno trovato sconveniente il modo con il quale la sorte della Provincia di Cagliari si è voluta giocare sul tavolo delle correnti. Ce l'ho con un metodo antico di fare politica, attraverso quel correntismo per combattere il quale ho partecipato alla fondazione del partito ormai tre lustri fa. E ce l'ho, e molto, con la riproposizione delle nomenclature, degli apparatnik come si diceva una volta non in casa nostra, in quanto regolatrici della vita politica. A destra come a sinistra questa maniera di fare ha avuto, oggi in Sardegna, forti scricchiolii; forse la nostra isola si sta proponendo come interessante laboratorio e, almeno per il centrodestra, i primi sondaggi danno conto che i cittadini apprezzano l'urgenza di sganciarci dagli apparati autoreferenziali per riconquistare il gusto della politica.
Avremo modo, nel corso di questo mese (ma anche dopo), di ragionare insieme, in questo blog, nelle assemblee, su Facebook, nei comizi e negli incontri personali, sulle prospettive che si aprono alla politica come strumento per affrontare e risolvere i problemi. E sull'autonomia come capacità di contare sulle proprie forze.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ballottaggio? sciadau...

Anonimo ha detto...

barzelletta dei 3 farris
scajola e verdini decidono per farris.mandano un bigliettino a delogu e cappellacci.questi non capiscono una mazza e nominano andreina farris assessore all'industria .scajola e verdini mandano un'altro bigliettino,deve essere uomo e presidente.cappellacci e delogu nominano ignazio farris presidente dell'arpas.a questo punto scaiola e verdini mandano un disegno e i due si decidono a nominare giuseppe farris presidente della provincia.....la barzelletta non e' finita, sembra che ci sia un quarto farris pronto a prendere il posto del terzo se perdera' le elezioni..