domenica 8 novembre 2009

L'autonomia si esercita, non la si strilla

Cari amici,
intanto una considerazione generale: non mi irrita la contestazione anche quando, in alcuni casi, la foga fa allentare il bon ton e da la stura a frasi che, sicuramente, in un ragionamento pacato non sarebbero state scritte. La tolleranza e la moderazione sono caratteri che rivendico al mio modo di pensare. Del resto, ho scelto io di fare il lavoro che faccio e so che, per fortuna, in democrazia è naturale che un rappresentante degli elettori sia bersaglio sia di rappresentati sia, a maggior ragione, di chi non si sente rappresentato.
Detto questo, mi piacerebbe che nel dialogo, anche il più aspro, si tenesse conto di quel che si dice o scrive, senza che vi si cerchino pensieri non espliciti o, peggio, nascosti. Ma forse questo desiderio contrasta con le passioni e con le prevenzioni. Pazienza. Motivo conduttore delle critiche che ho raccolto sul mio articolo “Quella sconcertante sentenza sul crocifisso” è un supposto abbassamento della qualità autonomistica mia e di altri come me. Si vorrebbero più strilli e più indignazioni contro chi, il governo della Repubblica, ha o avrebbe atteggiamenti e pratiche lesive della nostra autonomia. In questo caso, si tratta della Sassari-Olbia che ancora non vede la luce.
Io sono dell'idea che l'autonomia si esercita non la si proclama. I proclamatori, di regola, fanno grande baccano e danno a intendere che così facendo si costringa il sistema accentratore a scendere a patti. È la obsoleta concezione rivendicazionista e piagnona che non mi interessa perché, il più delle volte, o è sterile o alla fin fine accomodante. Nei sessant'anni di autonomia questa della vertenza, della rivendicazione e del pianto contro l'Italia matrigna è stata una strada lungamente percorsa, anche se, per fortuna, non sempre.
Per me l'autonomia è una pratica che si fonda sui poteri e le competenze che abbiamo, troppo pochi e per questo da dilatare al massimo possibile. L'ho dimostrato anche presentando in Senato un disegno di legge che fa propria l'avanzatissima proposta di Carta de Logu noa elaborata dal Comitato per lo Statuto, aspramente criticata da intellettuali della sinistra e anche, misteriosamente, dall'amico Maninchedda. Una pratica, dicevo, non una declamazione che, in quanto tale, si fa voce debolissima quando si tratta di esercitare concretamente l'autonomia.
A che cosa serve essere autonomisti se non a conquistare alla Sardegna maggiori spazi di autogoverno? A che serve se non a vedere realizzati con gradualità i progetti condivisi dal sistema autonomistico sardo, come la Sassari-Olbia, per esempio? C'è chi preferisce gridare contro le inadempienze del governo centrale e chi, come me, lavorare con gli strumenti propri di un parlamentare affinché il governo centrale mantenga gli impegni presi. Se i media avessero attenzione a quanto accade in Parlamento, pubblicamente intendo, se non si limitassero a raccogliere le voci di chi strilla di più, forse ci sarebbe più considerazione di quanto i parlamentari governativi e di opposizione fanno.
Capisco che, informati molto delle grida e poco del pacato tallonamento del governo, i cittadini scambino le grida per l'unica maniera di incidere sulle decisioni. Chi fa opposizione dimentica spesso che cosa sia governare un'economia in crisi che ha a disposizione una coperta corta. Dimentica anche che, quando ha governato, è stata costretta a tirare la coperta ora da questa parte, ora dall'altra, contenta se alla fine riusciva a rispettare gli impegni presi. La situazione con la Sassari-Olbia è grosso modo questa: l'impegno è stato preso, un accordo è stato fatto fra i governi centrale e sardo, i finanziamenti sono stati individuati, si tratta di stanziarli con atto formale. Questo – afferma il governo – ci sarà in tempo utile per dare il via ai lavori. Sa, il governo, che non si può permettere di mancare l'impegno preso perché – mi si perdoni la brutalità – prima o poi dovrà presentarsi agli alettori per una conferma.
Io sono convinto che più delle grida varrà la pacatezza e la fermezza usata dai parlamentari sardi (anche quelli dell'opposizione che spesso mostrano indignazione a beneficio dei media) nell'aiutare il governo al rispetto dell'impegno assunto con l'autonomia sarda. Altrimenti, come ho detto e scritto una infinità di volte, tutti ci ricorderemo che siamo prima di tutto rappresentanti del popolo sardo e poi anche uomini di partito.

33 commenti:

Daniele Addis ha detto...

"La situazione con la Sassari-Olbia è grosso modo questa: l'impegno è stato preso, un accordo è stato fatto fra i governi centrale e sardo, i finanziamenti sono stati individuati, si tratta di stanziarli con atto formale."

È una battuta o dice sul serio? I finanziamenti sono stti individuati? Ma che bravi e quarda caso sono sgli stessi che dovevano essere stanziati un anno fa... immagino che per individuare qualcosa che era giá stato individuato sia stato fatto uno sforzo immenso!
Vede senatore, io capisco la sua difficoltá e riconosco la sua bravura nel cercare di rigirare la frittata, ma, sfortunatamente per Lei, io cito dei puri e semplici fatti. Certo, poi Lei ha buon gioco ad accusare di pregiudizio chi, dopo un anno di promesse, dubita della parola del governo, ma, ancora sfortunatamente per Lei, purtroppo le parole e gli atti dei rappresentanti nazionali e regionali sono sotto gli occhi di tutti e la scansione temporale degli avvenimenti è impietosa.
Io speravo che, arrivati a questo punto, alle parole seguissero dei fatti... evidentemente la mia era una speranza vana.
A proposito di "strilla inutili" guardiamo le "strilla" dei siciliani che l'autonomia se la prendono... brutto esempio? meglio guardare alla Lega? Altro brutto esempio? E allora torniamo alla pacatezza e all'accondiscendenza sarda che si è dimostrata estremamente fruttuosa durante questi 60 anni di autonomia e ci ha portati dove siamo ora.

p.atzori ha detto...

E' certo che per la Sassari-Olbia abbiamo subìto il gioco delle tre carte, senza neppure aver giocato noi. Ce li hanno fatti vedere i fondi FAS e poi fatti sparire. Tuttavia se per Natale ricomparissero, poi, all'inaugurazione dei cantieri sarei lieto di dimenticare tutto e di stringere la mano del sen. Massidda, alla faccia di certa sinistra che nulla ha fatto e che non ha le carte in regola per criticare.
Resta il fatto che la sovranità dobbiamo semplicemente prendercela se vogliamo crescere come sardi. Non deve più accadere che si stornino soldi nostri per sanare Alitalie varie o per quote latte padane, o non so che.

Carlo M. ha detto...

Lei, senatore, può scrivere quel che vuole, cercare di portare il discorso su livelli diversi da quelli usati al bar dello Sport per maledire il tempo, le donne, il governo, troverà sempre chi non demorde.
Le racconto la storiella di quel tipo che, davanti a un test, vede un sesso femminile in qualsiasi disegno: una farfalla, due facce umane contrapposte, due foglie, etc etc. Allo psicologo che si stupisce per questa monomania, il paziente risponde: "Per forza, dottore, se lei mi mostra sempre dei disegni pornografici..."
Dia retta a me, senatore. Non vale la pena discutere con chi ha delle monomanie in testa.

PS - Ho postato questo commento anche in un'altra "discussione" in cui Addis esercita il suo gusto alla monomania. Chi di monomania ferisce...
Sono d'accordo con il sig. Atzori. Da lontano unirò la mia voce di plauso o di severa critica quando sapremo. Gli esercizi muscolari degli indignati a prescindere, non sono così interessanti.

Daniele Adis ha detto...

Che disdetta, anche oggi si è verificato un terribile intoppo che ha proibito al sig. Carlo M. di ragionare... sará per la prossima volta, chissá che assieme ai ragionamenti non porti anche qualche argomento.

solo sardo ha detto...

Il titolo dice tutto, vorrei una spiegazione politica caro senatore delle dimissioni del presidente della commissione autonomie e riforme Floris Mario, che dopo le dimissioni per presunte lesioni dell'autonomia del Popolo Sardo, cosa fà, corre da Comincioli, senza nulla togliere a Romano, Le sembra un azione degna, di chi, deve rappresentare quel ruolo, che il consiglio Regionale gli hanno attribuito

Anonimo ha detto...

@ senatore, anch'io con permesso sposto la mia risposta anche in questo articolo.

Signor Addis, intanto tra arroganza e il termine insolenza, che ho usato io, c'è una certa sfumatura di significato. In ogni caso provi a badare a quello che scrive senza contraddirsi visto che mentre da mi da dell'arrogante risponde alla critica garbata di Carlo M. in modo che conferma che l'arroganza è tutta da parte sua.
Mi spieghi cosa significa "ruffianata al senatore", si rende conto di quanto è offensivo? Non verso di me, ma proprio verso Massidda ... C'è bisogno che le spieghi perché o ci arriva da solo?
Ma veniamo al punto. Lei parla a nome suo, ma non fa altro che ripetere le solite lamentele degli indipendentisti. Se il titolare di questo blog decidesse di scrivere un post un po' leggero magari parlando di calcio, lei troverebbe il modo di intrufolarci il solito piagnisteo indipendentista. Mi dica una cosa: dove vuole arrivare? Spera forse che Massidda possa abbracciare l'ideologia indipendentista? Crede di poterlo convertire?... Si levi questa illusione.
Sa perché il Senatore Massidda non potrà mai diventare indipendentista? Per lo stesso motivo per cui non lo sono diventati tutti i nostri rappresentanti a livello nazionale che come di buoni padri di famiglia hanno badato al bene dei propri figli guidandoli su una strada sicura, evitandogli di precipitare in quel baratro di fame, miseria e disordini sociali che ci regalerebbe la Sardegna indipendente.
Si chieda, perché uomini di grande intelligenza e cultura come Cossiga non sono indipendentisti? Così come i Pisanu, Berlinguer, Segni, mettiamoci anche le nuove generazioni, i Murgia e tutti gli altri che siedono sui banchi del parlamento. Tutti servi? Traditori? Senza attributi? Scaldabanchi? ... No, non credo.
Il motivo è molto semplice: sanno bene al contrario di lei che noi sardi non abbiamo le capacità tecnico scientifiche e giuridiche sufficienti, non abbiamo prodotto tecnologie, niente nelle materie umanistiche e nella scienza...niente di niente, siamo un popolo senza cultura e senza storia, abbiamo assoluto bisogno del contatto con la civiltà esterna e questo lo diceva anche Camillo Bellieni un secolo fa, lo diceva anche Lussu. Tutti pazzi, traditori? No, semplici padri di famiglia protettivi con il proprio popolo. Ovviamente, Massida mai direbbe e mai ammetterebbe cose del genere, la responsabilità è grande, l'inganno a fin di bene è sempre stato praticato da tutti gli uomini con responsabilità serie verso un popolo. Io invece non ho responsabilità simili e posso dirlo anche se so che questo può essere doloroso come molte verità. Non sardi siamo un popolo immaturo e perdente per natura, non c'è niente da fare. Non c'è un humus sociale dove possa svilupparsi una civiltà progredita e autonoma in tutto.
Spero che lei voglia capirlo e accettarlo signor Addis, preso atto di questo, come del resto anche inconsapevolmente la maggior parte dei sardi fanno, credo che le cose possano diventare più semplici e forse aiuteranno anche la comprensione di certe dinamiche che stanno avvenendo. Nel frattempo dica ai suoi amici indipendentisti di presentarsi quantomeno più decenti e non da straccioni noglobal e terzomondisti.
Cordiali saluti
Damiano Anedda

Anonimo ha detto...

Caro Damiano Anedda, quando noi costruivamo nuraghi altrove in Italia stavano ancora in capanne. Internet "in Italia" è nata in Sardegna (gruppo Soru-Grauso). Dal 1861 all'Italia abbiamo dato ufficiali militari, migliaia di soldati ed agenti segreti, ingegneri, architetti, giornalisti, politici, persino alcuni presidenti della Repubblica nonché in Europa con la Carta de Logu siamo stati all'avanguardia della cultura giuridica e persino nei diritti della donna. Se questo è un popolo di falliti veda lei, alla storia non risulta. L'unico fallimento è connesso al problema che tutti i singoli non hanno mai elaborato una propria politica territoriale e questo nel tempo ha pesato tantissimo sulle capacità di automazione dell'isola che ci ha sempre spinti a digerire le prepotenze esterne. Solo nel 2006 ad esempio il Presidente Cossiga, da lei citato, ha presentato la seguente proposta di legge costituzionale: http://www.urn-indipendentzia.com/URN/Proposta%20de%20Cossiga-URN%20Sardinnya.pdf Io non credo che (ad esempio) la Repubblica di Malta, per citare uno Stato insulare Mediterraneo vicino al nostro, possa vantare tanta cultura quanta quella espressa dal Popolo Sardo nel corso dei secoli. In sintesi: Lei continui a ritenersi il prodotto di un Popolo incapace e si prostri a mendicare alla Corte di Roma, noi Nazionalisti Sardi troveremo il modo di irrobustire la politica territoriale Sarda che non la farà vergognare quando si guarda allo specchio. - Bomboi Adriano (SANATZIONE.EU)

Daniele Addis ha detto...

"Si chieda, perché uomini di grande intelligenza e cultura come Cossiga non sono indipendentisti? Così come i Pisanu, Berlinguer, Segni, mettiamoci anche le nuove generazioni, i Murgia e tutti gli altri che siedono sui banchi del parlamento. Tutti servi? Traditori? Senza attributi? Scaldabanchi? ... No, non credo.
Il motivo è molto semplice: sanno bene al contrario di lei che noi sardi non abbiamo le capacità tecnico scientifiche e giuridiche sufficienti, non abbiamo prodotto tecnologie, niente nelle materie umanistiche e nella scienza...niente di niente, siamo un popolo senza cultura e senza storia, abbiamo assoluto bisogno del contatto con la civiltà esterna e questo lo diceva anche Camillo Bellieni un secolo fa, lo diceva anche Lussu. Tutti pazzi, traditori? No, semplici padri di famiglia protettivi con il proprio popolo. Ovviamente, Massida mai direbbe e mai ammetterebbe cose del genere, la responsabilità è grande, l'inganno a fin di bene è sempre stato praticato da tutti gli uomini con responsabilità serie verso un popolo."

Signor Anedda, le chiedo umilmente scusa e le chiedo solo di non aver paura di dire queste cose, cerchi anzi di diffondere questa sua "veritá" il piú possibile e non tralasci di citare nessuno dei "padri di famiglia protettivi" da Lei qui citati. Facendo questo potebbe rendere un grandissimo servizio alla sua terra, non si fermi!
Lo dica che l'autonomia di PD e PDL consiste proprio in questo, Lei è l'essere illuminato che lo ha capito prima di tutti ed è venuto a comunicarcelo, LEI È IL FRUTTO ULTIMO DI 60 ANNI DI AUTONOMIA SARDA, ne puó essere orgoglioso.

Signor Anedda, Grazie ancora.

Cordialissimi saluti.

Anonimo ha detto...

Aggiungo Anedda: Io sono indipendentista e non sono mai stato comunista (con rispetto per chi sis ente tale), né straccione. Venga a trovarci su www.sanatzione.eu - Bomboi Adriano

Anonimo ha detto...

Nò Addis: Anedda è il frutto di 60 anni di centralismo italiano. - Bomboi Adriano

Daniele Addis ha detto...

Bomboi, l'autonomia di PD ePDL sardi è centralismo italiano, solo che se glielo dici si offendono e ti danno del dogmatico.

Anonimo ha detto...

A noi Addis spetta il compito di chiamare le cose con il loro nome, altrimenti finiremmo per dare corda alla pessima dirigenza indipendentista che negli anni i dogmi ha pesantemente contribuito a crearli impedendo la formazione di un vero progetto politico. Fortunatamente oggi la critica sta aprendo molte riflessioni. - B. Adriano

Gianfranco Pintore ha detto...

@ Damiano Anedda
A volte capita di confondere la conoscenza che si ha di una realtà con la realtà stessa. E capita, anche, di citare gli errori di grandi uomini per delle verità. Bellieni e Lussu appartengono al mio album di famiglia: hanno intuito, detto e fatto cose importanti per la riconquista dell'autonomia, ma anche scritto delle castronerie.
Una è l'affermazione secondo cui la Sardegna "è una nazione abortiva". Si voleva dire forse che è uno "Stato abortivo"; forse questo, in parte, è vero, se si esclude però il fatto che la Sardegna fu stato indipendente per quasi mezzo millennio e stato federato prima nelle corone iberiche e poi nel Regno di Sardegna per altri quattro secoli.
Quando scrive che "siamo un popolo senza cultura e senza storia" non solo dice cose non giuste, ma denuncia una carenza di informazioni. Del resto, come potrebbe averle se a scuola non vengono date e, semmai, mistificate? Il nostro, caro Anedda, è un popolo assolutamente in grado di autodeterminarsi e di produrre tutta la ricchezza necessaria a vivere, né più né meno di quanto fanno nazioni europee della nostra stessa dimensione.
La questione dell'indipendenza è altra da quella che lei immagina: attiene più alla categoria della desiderabilità che a quella della fattibilità.
Certo, non aiuta alla presa di coscienza di quel che siamo e possiamo essere, sentir dire che quasi il 90% del popolo sardo confida in partiti che non sono autonomisti, ma cinghia di trasmissione del centralismo italiano. Ci può essere del vero, ma non è tutto vero: è in questa sottile differenza che esistono gli spazi enormi per trasformare la piccola autonomia in grande autonomia. E, perdoni, per dimostrare che la sua disistima è del tutto infondata.

Anonimo ha detto...

Sapevo che qualcuno avrebbe sfoderato l'orgoglio con le solite collaudate frasi: "noi costruivamo fortezze di pietra quando in Italia...", "la sardegna ha dato tanti uomini di valore all'Italia" .... appunto, Bomboi, all'Italia non alla Sardegna indipendente. Quegli uomini di valore non hanno sprecato tempo a inseguire utopie, a cercare di cambiare un popolo duro come il granito di Gallura.

Forse sono male informato come dice Pintore, non conosco bene la storia, ma certamente conosco l'attualità. Se per lei il folclorismo è cultura... io oltre a questo vedo molto poco se non degrado, mancanza di iniziativa, fatalismo e piagnisteo.
Indipendenza, autonomia?Siamo in grado di autodeterminarci?... di cosa stiamo parlando se non siamo nemmeno capaci di soffiarci il naso da soli? Di proteggere il nostro territorio, di averne cura? Fate un giro in Toscana o nelle valli alpine, è li che si respira civiltà e cultura e non degrado e aria da terzomondo come da noi. Sembriamo degli estranei nella nostra terra.
La mia disistima è fondata eccome ed è la stessa che provano tanti sardi, tanti di quelli che scappano dall'isola e vanno a mischiarsi nel mondo, quello vero, quello per cui vale la pena esserci e costruirsi un futuro, non quello che produce ignoranza miseria e inimicizia.
D. anedda

Gianfranco Pintore ha detto...

@ Anedda
Purtroppo il dialogo finisce qui. Chi pensa che l'Italia sia nata prima della Sardegna, ha bisogno di un ripasso. Poi, semmai, si può discutere.

Anonimo ha detto...

Non posso che associarmi a quanto affermato da Pintore per Anedda. - B. Adriano

Daniele Addis ha detto...

Rinnovo il mio invito allo stimato Anedda affinché diffonda il suo pensiero in tutta la Sardegna... occhio a quando va nelle zone dell'interno peró ;)

Il sig. Pintore peró dice "La questione dell'indipendenza è altra da quella che lei immagina: attiene più alla categoria della desiderabilità che a quella della fattibilità."
Bhe, mi scuserá, ma questa cosa della fattibilitá si adatta perfettamente al pensiero del signor Anedda e, a parte l'ignoranza per quanto riguarda la storia e la cultura, giustifica alcune delle sue conclusioni. Perché non dovrebbe essere fattibile? Perché siamo incapaci rispetto ad altri popoli che invece l'hanno ottenuta?

A parte questo, comunque, questo tipo di mentalitá è ció che ha fatto si che l'autonomismo sardo sia sempre stato poco piú che una farsa, come è anche logico che sia.

Mi spiego meglio: avendo sempre avuto a che fare con lo stato italiano, idiotamente centralista e tenuto insieme da interessi di parte e becero nazionalismo, e mancando la volontá di mettere sul piatto della bilancia l'opzione indipendentista qualora le richieste autonomistiche non fossero state soddisfatte, è assolutamente logico che l'autonomia senza sbocco ci abbia portato alla situazione attuale dove è a rischio qualsiasi cosa che riguardi la nostra isola, dalla lingua al patrimonio naturale.

Faccio un esempio concreto prendendo, invece che delle nazioni, delle persone:

Baingio fa un lavoro che gli piace, ma prende uno stipendio da fame, cosa puó fare? Poniamo che l'opzione sia di lavorare in proprio, partendo da poco, ma non da zero e comunque non da meno di quello che percepisce facendo quel lavoro da dipendente. Gli piacerebbe continuare a lavorare lá, ma non con quello stipendio da fame, quindi va dal suo capo, Italo, per "contrattare". Puó dire due cose:

A) Io a queste condizioni non lavoro piú! O mi aumenti lo stipendio o me ne vado per conto mio.

B) Non mi piace lavorare per cosí poco, ma se lavorassi in proprio sarebbe pure peggio, quindi rimango comunque a lavorare qua... non è che mi aumenterebbe lo stipendio?


Quale delle due opzioni gli darebbe maggiori possibilitá di ottenere un aumento di stipendio?


L'autonomia sarda ha sempre percorso la strada B, è cosí sorprendente che siamo arrivati a questa situazione?

Saluti

Anonimo ha detto...

Il tuo pensiero Addis risente ancora troppo a mio avviso di certa retorica indipendentista anti-autonomista: Se il povero "Bainzu" si sente frustrato e fa una scelta di basso profilo la colpa non è di certo sua (in primis) e né di una inesistente autonomia ma di un sistema che, consolidatosi negli anni, lo ha portato alla conclusione che nulla può cambiare (in ragione del centralismo istituzionale, politico, culturale e mediatico italiano). Insomma, di cosa ci lamentiamo? Uno può anche infervolarsi a sentire certe castronerie ma non si può cambiare la testa della persone. Il discorso per cui oggi l'indipendenza sta più nell'alveo della desiderabilità che della fattibilità è giustificata dal fatto che non ci incavoliamo a dovere con le persone che potrebbero dare un input diverso alla necessità di riformare il sistema per gradi (e quindi smontando quel centralismo che nel tempo farebbe sorgere un nazionalismo territoriale diffuso). Se una vera autonomia non parte non possiamo dare la colpa al centralismo (che fa solo il suo lavoro), il nostro primo avversario non è certo Massidda...magari sono altre persone...Io non me la prendo con "Bainzu", me la prendo con i dirigenti di IRS quando parlano di putt**ate che servono solo a dividere o me la sono presa quando SNI parlava di apertura e rinnovamento salvo scendere in piazza con a fianco la falce e il martello...ecc. Me la prendo anche con chi impedisce accordi politici con sigle autonomiste ed indipendentiste diverse (vedere la rediviva Fortza Paris o il PSDAZ). Bisogna intanto sviluppare più peso politico nei numeri di un Consiglio Regionale, a che ci servono partitelli divisi da 3%? Ma per aprire un nuovo percorso politico seriamente autonomista in Sardegna servono gli strumenti politici e questi non ci sono. Gli strumenti dobbiamo costruirli, ma se diamo retta al "non-nazionalismo" o ai no-global difficilmente sapremo quanti e quali temi dobbiamo tutelare. E' così che personaggi come Pintore rimangono con la loro cerchia a parlare di tematiche rilevanti che invece nei movimenti indipendentisti vengono trattare con timidezza: Non sia mai che ci si sporchi la tunica di lino bianco....- Bomboi Adriano

Daniele Addis ha detto...

Mah, Bomboi, chi ti capisce è bravo. Non puoi sentre parlare d autonomismo che subito ti parte l'embolo ed inizi la solita reprimenda.
Ho semplicemente detto che l'autonomismo delle persone che escludono apriori l'indipendenza ritenendola "desiderabile, ma non fattibile" è un autonomismo senza sbocchi. È quell'autonomismo che accetta supinamente le decisioni dello stato centrale come decisioni ineluttabili calate direttemende da un'entitá superiore, al massimo si lamenta si lava la coscenza presentando interrogazioni in parlamento.

Gli autonomisti, se vogliono ottenere qualcosa, dovrebbero invertire il loro ragionamento e ritenere l'indipendenza fattibile, ma meno desiderabile dell'autonomia per una serie di motivi che sará loro compito spiegare. Su questa base potrebbe partire un confronto con gli indipendentisti.
Con questo atteggiamento potrebbero non chiedere (elemosinare), ma esigere il rispetto dell'Autonomia da parte dello stato italiano.

Anonimo ha detto...

Secondo il mio modesto parere continui a sbagliare approccio Addis: L'autonomismo è pretendere l'Autonomia, non l'accettare le imposizioni o le scelte scellerate dall'alto. E perché mai non dovrebbero fare delle interrogazioni parlamentari o lamentarsi a vuoto? Sono parlamentari come tutti quelli del resto d'Italia e rientra nel loro ruolo, anche se fanno parte di un partito centralista che li valuta in base al peso che hanno. Cosa c'entra in questo l'autonomismo? Se volete dialogare con gli autonomisti in Sardegna ce ne sono diverse sigle (anche quelle che non hanno in carnet l'indipendenza) come i Riformatori Sardi. Ma trovo bizzarro questo dare addosso al "centralismo che non si comporta da autonomismo"...è un'etichetta che hanno appiccicato a questi partiti prima SNI e dopo soprattuto IRS nell'ultimo decennio. Ci si può lamentare ogni tanto, ma non proseguire per anni con questa tiritera. Non devi prendertela sempre con Massidda (ed anchio ogni tanto non lesino qualche critica) se il suo governo ci piglia per i fondelli, devi prendertela nel forum di IRS con i tuoi dirigenti nel momento in cui alle elezioni si presentano disuniti dagli altri (autonomisti ed indipendentisti vari) in base a sciocche etichette. - Bomboi Adriano

Daniele Addis ha detto...

Bomboi, che tu ritenga in errore tutti coloro che non ragionano come te non è una grossa novità, ma temo che ti dovrai rassegnare al fatto che il mio approccio al momento non cambia.
Non lo cambio anche perché il mio approccio si basa sulla logica, non sull’ideologia. Nell’essere sardo non ci trovo nulla di particolarmente pregevole o di vergognoso. Che siamo un popolo che vive su un’isola al centro del Mediterraneo è un dato di fatto; che la storia del popolo di quest’isola sia altro rispetto alla storia del popolo italiano è un altro dato di fatto; che la lingua di questo popolo sia un’altra rispetto a quella dello stato italiano è un altro dato di fatto; che l’autonomia cosí come è stata configurata negli ultimi 60 anni non funziona è un altro dato di fatto.
L’appartenenza di un popolo che vive su un’isola ad un altro popolo è priva di logica, a meno che non si parli di una confederazione di stati, ma in quel caso non si ha appartenenza, ma collaborazione tra popoli.
Questi sono alcuni dei motivi che mi fanno essere indipendentista. Siccome peró so che molti sono o dicono di essere autonomisti, allora vorrei tanto che questo autonomismo venisse veramente messo in pratica, giusto per vedere come è. Questi autonomisti peró mi sembrano molto piú spaventati dall’indipendenza che dall’umiliazione della propria sovranità da parte dello stato italiano il quale, essendo criminale (nel senso di ladro visto che ci ha rubato le entrate), ma non stupido, se ne approfitta e questa autonomia continua incurante a violarla (a prescindere dal colore del governo), forte del fatto che un popolo di 1600000 abitanti su 60 milioni, per giunta su un’isola piuttosto lontana, conta molto poco.
Oltretutto, Bomboi, non ho detto che i parlamentari non dovrebbero presentare interrogazioni, mi sono semplicemente limitato a constatare che queste interrogazioni non sortiscono gli effetti desiderati, a parte quello di scaricarsi la coscienza di modo da poter dire “Si, è vero, è un’ingiustizia, ma io ho protestato!” Bene, bravi, bis… ma sempre senza autonomia si rimane.

Constato poi che, pur non essendo d’accordo con me, mica dici che non è vero che Bainzu non avrebbe maggiori chances di ottenere un aumento se minacciasse il licenziamento, dici solo che non lo puó fare “per colpa del sistema”… fa un po’ specie sentire una frase tipica dei contestatori no-global comunisti da parte di chi dichiara aperta repulsione alle idee comuniste.

In ultimo mi dici
“Non devi prendertela sempre con Massidda (ed anchio ogni tanto non lesino qualche critica) se il suo governo ci piglia per i fondelli”
Bene, concordiamo sul fatto che il suo governo ci piglia per i fondelli; con noi è d’accordo Piero Atzori (parla di gioco delle 3 carte) e pure Paolo Figus dell’Unione quindi mi pare che sia una cosa percepita da molti sardi, a prescindere dall’appartenenza politica. Ognuno alle prese in giro reagisce a modo proprio. Io, dopo un anno, inizio ad alterarmi e mi sembra normale comunicare agli esponenti di quel partito che io sono alterato. Lo comunico a maggior ragione a quelli che, pur pensandola in maniera diversa da me, giudico persone oneste a capaci, nella speranza che in loro gli interessi del popolo prevalgano su quelli del partito.

“devi prendertela nel forum di IRS con i tuoi dirigenti nel momento in cui alle elezioni si presentano disuniti dagli altri (autonomisti ed indipendentisti vari) in base a sciocche etichette.”
Eja Bombó, come no? “Devo”… condizionale questo sconosciuto!? Ahimé Bomboi, mi trovo costretto a declinare il tuo ordine, ma giuro che mi piange il cuore. Se e quando si arriverà ad un’alleanza con quelle forze lo si fará su una base ben piú solida del tuo imperativo categorico.

Anonimo ha detto...

Tra tutte le parole Addis hai girato intorno alla questione: Si da la colpa al centralismo di non essere abbastanza autonomista (una cosa grottesca!!!) ma non ci si lamenta quando i partiti indipendentisti non sono in grado di realizzare una piattaforma programmatica in fase di elezioni. Se guardi altre nazioni senza stato, gli attivisti indipendentisti non stanno a fare i sermoni in lino bianco contro il centralismo ma si armano (politicamente) per controbilanciare il bipolarismo. Questo in Sardegna non succede, perché? Vallo a chiedere a Franciscu Sedda e Cumpostu che "hanno capito tutto" ma da anni si dividono e non cavano un ragno dal buco. Insomma, di chi è la colpa? Io credo che se stiamo ad abbaiare ai primi mentre si danno le pacche sulle spalle ai secondi..la situazione diventa esattamente congeniale allo status quo: E sfido chiunque a smentire i fatti. - Bomboi Adriano

Daniele Addis ha detto...

"Si da la colpa al centralismo di non essere abbastanza autonomista (una cosa grottesca!!!)"

Magari è grottesco il fatto che chi si definisce autonomista non si comporti in maniera conseguente. Tu, Bomboi, detieni la veritá e sai che PD e PDL sardi, pur definendosi autonomisti, sono in realtá centralisti.
Io non detengo questa veritá e mi fido di quelo che dicono: loro dichiarano di essere autonomisti ed io gli chiedo di comportarsi da autonomisti, facendogli notare che il confinare l'indipendenza al rango di desiderio non fattibile va contro l'autonomismo stesso.
Tu sostieni che siano dei manigoldi che mentono per interesse personale? Mah, io non credo, ma ti lascio il beneficio del dubbio.

Comunque, dopo aver detto che sia grottesco dare la colpa al centralismo di non essere abbastanza autonomista, vorresti che l'indipendentismo fosse autonomista... e questo mica è grottesco, figuriamoci!

A me piacerebbe solo che vi fosse maggiore chiarezza e trasparenza nelle posizioni, quindi trovo giusto che chi è indipendentista non confonda le acque parlando di autonomismo, anche perché il percorso che porta all'indipendenza, essendo non violento, passa necessariamente attraverso una maggiore autonomia.
Gli indipendentisti questa chiarezza ce l'hanno (a parte i rossomori ed una parte del PSd'Az, quella non Manincheddiana), mentre mi pare che un percorso chiaro manchi del tutto a chi si dichiara autonomista, soprattutto nel momento in cui si preoccupa piú di stigmatizzare l'indipendenza del centralismo.

Anonimo ha detto...

Santo cielo che pastrocchio! Ma cosa significa questa cosa dell'autonomismo contro l'indipendentismo? E' la stessa cosa, solo che associate l'autonomismo alla fantomatica autonomia sarda del '48 (ed al passato del PSDAZ) e quindi criticate l'autonomismo (che fin'ora non esiste, esistono autonomisti casomai). Tutto quì. Il problema è che questo dogma indipendentista (nato negli anni '80 dopo i fatti di Porto Torres) vi porta a miscelare ed etichettare come antagoniste cose che non lo sono e ad attribuire significati impropri a realtà politiche ben precise. L'autonomismo è un processo/movimento di costruzione dell'autonomia che è una forma di sovranità (la quale può avere diversi livelli di competenza su diversi settori). Poi ci sono anche gli autonomisti che vogliono maggior sovranità per l'isola ma dentro lo stato italiano, ma questi non li devi cercare nei partiti centralisti.
Anch'io posso dire di essere Babbo Natale che ogni 25 dicembre scende allegro dai camini... ma non è così. Si possono fare alleanze anche con costoro purché ci sia una solida piattaforma programmatica. Io dico che in Sardegna con queste etichette e questi dogmi pochi gruppi di persone hanno fatto dei danni incalcolabili fomentando l'ingenuità di molti attivisti. E contemporaneamente utopizzando l'indipendentismo che assieme ad altri problemi è rimasto ai margini della vita politica e della credibilità pubblica. A me non risulta che dal 1948 ad oggi qualcuno abbia potenziato o riscritto lo statuto speciale. E' chiaro che, se l'indipendentismo governasse (per ipotesi) la regione, dovrebbe fare riforme graduali e quello sarebbe un processo autonomista. L'hai detto tu stesso poc'anzi! Poi potete chiamarlo come vi pare, in politologia però non vedo i grandi complessi che invece abbiamo in Sardegna....Sembra quasi che l'autonomista quì sia un criminale da cui stare lontano e non fare alcun tipo di alleanze o progetti. - Bomboi Adriano

Daniele Addis ha detto...

Non ho parlato di autonomismo "contro" indipendentismo, ho solo detto che c'è bisogno di chiarezza e nel momento in cui un po' tutti fanno a gara nell'autoassegnarsi patenti di autonomismo con tanto di medaglie ed autocelebrazioni, trovo piú opportuno uscire da questo giochetto piuttosto antipatico, soprattutto per gli elettori, e dire chiaramente che il fine ultimo è l'indipendenza dallo stato italiano.
Non capisco bene questa vostra distinzione tra autonomismo ed autonomisti. Io veramente vorrei che chi si dichiara autonomista agisse di conseguenza, allora si che si potrebbe iniziare un dialogo ed un confronto costruttivi.

Comunque credo che ti sbagli quando sovapponi autonomia e sovranitá, perché questo è il nodo fondamentale che divide l'indipendentismo dall'autonomismo.

"L'indipendentismo è il fenomeno politico caratterizzato dal rivendicare l'indipendenza di un territorio dalla sovranità di uno Stato. Spesso, con questo significato, si usa anche il termine separatismo o 'secessionismo'. Un fenomeno analogo da tenere distinto, inquanto meno radicale negli scopi e in genere fondato su considerazioni di diversa natura, è l'autonomismo che si prefigge come scopo l'ottenimento di maggiori poteri nell'amministrazione di una località che rimane comunque sottoposta alla sovranità dello Stato."

Non si tratta di etichette, è che c'è bisogno di chiarezza, cosa che manca a grossa parte della politica sarda.

Anonimo ha detto...

Io continuo a pensare che in Sardegna ci siano più se*he mentali di quelle necessarie...Difendi troppo a spada tratta delle persone che da anni non hanno prodotto nulla e persistono a dividere con delle autentiche baggianate. Forse non sono solo i partiti italiani il problema, che dici? Potrei anche capire se guadagnassero qualche migliaio di euro al mese...ma non è il caso degli indipendentisti tout court che non ricoprono alcun ruolo amministrativo di rilievo in Regione. Quindi ci sono problemi molto più grossolani che attengono alla sfera della maturità e dell'intelligenza dei singoli individui coinvolti. Nessuno si offenda. - B. Adriano

Anonimo ha detto...

Chi pensa che l'Italia sia nata prima della Sardegna, ha bisogno di un ripasso.>>

Mi pareva di non aver detto esattamente questo, ma non importa. Come prevedevo, le mie parole hanno toccato qualche corda, ricordarvi quello che in cuor vostro già sapete ma non lo ammetterste mai è piuttosto doloroso, è per questo che avete preferito chiudere il confronto e continuare il solito sterile e verboso dialogo tipico degli indipendentisti: tutto ideologia e niente argomenti se non quelli alimentati dalla vostra frustrazione.
Siete bassi di statura, rassegnatevi.
D.A.

Anonimo ha detto...

Se ci sono domande Anedda (senza chiusure pregiudiziali) siamo quì. - B.A.

Anonimo ha detto...

Una domanda che farei a lei signor B.A.e a tutti gli indipendentisti è: Avete mai pensato di fare un corso avanzato di buone maniere? Cioè ad imparare a presentarvi davanti ai giornalisti che vi intervistano almeno ben rasati e in ordine? Conoscete l'uso di giacca e cravatta almeno nei convegni pubblici? Pensate che sia così negativo sforzarsi di parlare un italiano corretto e possibilmente un minimo curato nella dizione?
Non ritenete che Pol Pot e Fidel castro siano dei modello ideologici discutibili? Non pensate che forse ai sardi interessi più guardare all'occidente progredito che non al terzomondo africano senza rendervi conto che proprio da quelle parti il principio di autodeterminazione è totalmente sconosciuto?
Purtroppo nei sardi c'è già una certa mentalità nullafacente, parassitaria (vedi vergognoso primato pensioni invalidità) e indolente, voi non volete far altro che alimentarla.
D. Anedda

Anonimo ha detto...

Anedda, quando parla di barbe, vestiti trasandati, Castro e quant'altro non si rivolga a me o ad U.R.N. Sardinnya che sul decoro pubblico e la rimozione del marxismo dall'indipendentismo ci abbiamo fatto battaglie intere per mesi (se non anni). Pertanto se ha bisogno di una lezione di bon ton sono a disposizione. - B.A. (SANATZIONE.EU)

Anonimo ha detto...

Dimenticavo: Se ha bisogno di una cravatta posso anche donargliene una dalla mia collezione, se mi fa avere un recapito. Cordialmente, B.A.

Anonimo ha detto...

è evidente che Anedda si è perso tanti passi dell'indipendentismo moderno ed è rimasto fermo a dei luoghi comuni a cui non vale nemmeno la pena rispondere, che si rimetta al passo prima di argomentare.

Daniele Addis ha detto...

Oh, i soldi ci sono perché ci sono, solo che non ce li possono dare! Allora cosa possiamo fare? Pili ha avuto un'idea fantastica: si chiede (implora?) il "governo amico" di sospendere il patto di stabilitá per noi cosí ci possiamo indebitare!
Devo dire che non è niente male come idea da parte di un partito "rispettoso dell'autonomia", complimentoni!