mercoledì 4 novembre 2009

Quella sconcertante sentenza sul crocefisso

Comunque la si legga, e pur con tutto il rispetto dovuto, la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo è sconcertante. In primo luogo perché affermando la volontà di difendere “la libertà religiosa”, in realtà limita la libertà di manifestarla. In secondo luogo perché, quando la magistratura entra con tanta forza in questioni che attengono libertà individuali e coscienze collettive, qualcosa nella convivenza dei popoli si è rotto o rischia di rompersi. Voglio dire: se fossero stati i cittadini, credenti e no, a decidere sulla permanenza del crocefisso nelle aule delle scuole, a malincuore e condividendo moralmente l'opposizione della Chiesa, non avrei potuto, da membro di uno stato laico, che prenderne atto.
Il fatto è che l'estromissione del crocifisso dalle scuole è presa con una sentenza, fortunatamente appellabile e opportunamente contestata dal governo italiano in nome della stragrande maggioranza dei cittadini. Il crocefisso, infatti, non è solo un segno religioso ma è simbolo di amore fra gli uomini, di tolleranza e di libertà
Da sardo ho vivissimo il senso dell'ospitalità, che sento non come dovere giuridico, ma come modello morale della civiltà della mia Terra. L'ospite per noi è sacro e come tale è accolto e rispettato. Ma nessun ospite è legittimato a lagnarsi se in casa troverà un crocifisso o una qualsiasi icona religiosa che non sia consona al proprio credo o alla propria agnosticità, così come non mi permetterei mai di rimproverare chi mi ospita perché in casa sua o ci sono segni di altre religioni o non ce ne sono affatto. Non imporrei mai a qualcuno di liberarsi di un segno della sua identità religiosa, come a me è stato fatto in qualche viaggio in Paesi islamici, dove mi è stato imposto di nascondere la catenina con il crocefisso.
Non credo che un Paese islamico, di fronte alla immigrazione (numerosa o poca non importa) di cittadini di altre fedi debba essere indotto a liberare i luoghi pubblici dei segni religiosi, per timore di offendere la libertà religiosa degli ospiti. La prosopopea laicista (parte integrante dell'altra propopopea, quella eurocentrica), imponendo in Italia quel che certamente non potrebbe imporre in Arabia Saudita, sta in realtà affermando la supposta superiorità della concezione laicista su quella religiosa. Un modo, questo, per non affrontare con coraggio e decisione il complesso problema delle identità e delle diversità, senza capire che, in campo religioso come in quello politico, culturale e istituzionale, le une debbono necessariamente coesistere con le altre.
A me è capitato, negli anni 80, e ne parlò la stampa, di vedere un gruppetto di studenti iraniani strappare via il crocefisso da una parete della mensa universitaria di Sassari. Corsi a risistemarlo al suo posto, fra le minacciose proteste degli studenti che cercarono anche di darmi una lezione. Resistetti con un nutrito lancio di pane secco e riuscii ad andarmene. Non vorrei venire a sapere ora che avevano ragione gli studenti iraniani e torto io.

21 commenti:

Anonimo ha detto...

Credo che oggi gli studenti iraniani siano molto più aperti di quelli italiani (in fatto di libertà e democrazia) e molti di costoro l'hanno dimostrato con coraggio sulle strade contro i Pasdaran. Si potrebbe obiettare sull'opinione che il crocifisso (non per tutti) è un simbolo d'amore. E non è neppure la figura di Gesù Cristo in se il problema datosi che esso è presente anche nel Corano. Non credo si possa paragonare il regime Saudita al modello europeo, personalmente credo che il miglior criterio dell'integrazione oggi sia quello di rimuovere tutti i simboli religiosi da un luogo che deve essere laico: La scuola. Fuori dalla scuola l'individuo è libero di coltivare la fede che più ritiene vicina ai suoi convincimenti. Quindi mi trovo in perfetta sintonia con la decisione della Corte Europea, pur non essendo affatto un laicista-iper-progressista come se ne vedono tanti ultimamente in Italia. Non è neppure l'Islam in se il problema ma lo Stato/Regime (che della sua variante di Islam) ne fa uno strumento di controllo della massa: In ragione dell'assenza dei principi di Montesquieu che in occidente (fortunatamente) abbiamo invece consolidato da tempo. Io sono stato in Medio Oriente nell'area di Hizb'Allah e nessuno si è lamentato della mia presenza. Non credo che la democrazia consista nel contrapporre simboli ad altri simboli per affermare le proprie tradizioni. Credo che la democrazia sia il diritto di stabilire quali spazi alcune materie non possono occupare. - Bomboi Adriano (SANATZIONE.EU)

Anonimo ha detto...

Trovo strumentale, e non degno della sua intelligenza, il paragone al ribasso con le teocrazie, considerato non solo che l'Italia non lo è, ma soprattutto che non aspira a diventarlo (almeno ci si augura).

E' strumentale tanto quanto un cardinal Bertone che dice che l'Europa ci lascia solo le zucche, come se la zucca di halloween venisse appesa nei luoghi pubblici al posto del crocefisso. Sono giochi di parole buoni per la piazza mediatica.

La verità è invece che a nessuno viene impedito di usare i propri simboli a livello personale; nessuno ti strappa il crocefisso dal collo in Italia. La sentenza decreta semplicemente che i simboli delle fedi personali non devono essere usati a titolo collettivo sulla base della supposizione di una collettività tutta omogenea.

I luoghi statali sono di tutti, dei cristiani e dei non cristiani, e per questo non devono essere caratterizzati da simboli che sono espressione solo di una parte, per quanto maggioritaria (e vorrei vedere quanto maggioritaria, se veramente si dovessero verificare i credenti e non i battezzati tout court). Continuare a esibire il crocefisso come un marcatore identitario e culturale è un uso indebito e indegno del Cristo, ma anche un cattivo servizio alla cultura italiana, che non è fatta solo di e dai cristiani, oggi come ieri.
La tentazione continua di un ritorno alla religione civile è un segno di sconcertante regresso democratico, e ben venga una sentenza se serve a ricordare a tutti che il posto della fede e dei suoi simboli non può essere la scuola, né il tribunale.

Andrea

piergiorgio massidda ha detto...

@ Adriano Bomboi e Andrea
Non mi permetterei mai di dire che l'adesione alla sentenza della Corte europea è strumentale e indegna della intelligenza di qualcuno. Gradirei lo stesso trattamento. Quanto all'anelito di una parte dei giovani iraniani alla libertà, non ho alcun dubbio che così sia. Ma io non parlavo di iraniani genericamente intesi, riferivo di un episodio di cui furono protagonisti alcuni studenti iraniani integralisti che si comportarono come padroni in casa altrui.
Quanto alla sostanza delle cose, ribadisco un paio di concetti che, mi pare, non siano stati colti forse per colpa mia:
1)Il fare a meno delle reciprocità non è segno di rispetto per gli altri, ma è affermazione di una supposta superiorità culturale dell'Europa tardo-illuminista sulle culture improntate al fondamentalismo; così facendo non si aiutano gli sforzi di chi si batte per restituire all'Islam, per esempio, il suo carattere primigenio di religione tollerante. Semplicemente si dice loro: arrangiatevi e sperate che i regimi teocratici raggiungano, un giorno o l'altro, la superiorità europea.
2)In molte scuole, anche in Italia, i crocifissi non sono esposti. È una scelta, discutibile o giusta, che non è qui oggetto di discussione. Ma è una scelta di libere coscienze. Diversa è la questione, se questa scelta è imposta da burocrati europei. Voi sapete che nei palazzi dell'Unione europea non solo non sono esposti simboli religiosi, ma neppure alcun quadro, sempre per impulso di una sciocca burocrazia che non capisce come la ricchezza delle diversità si basa sulla ricchezza delle identità?
3)Io mi batterei con tutte le mie forze se un domani la stessa Corte o altre espressioni della burocrazia europea decidesse che nelle moschee non si entra scalzi, ma calzati.
Quanto al resto, con grande rispetto delle vostre convinzioni, io resto della mia: quella sentenza è sconcertante.

Anonimo ha detto...

E' proprio nel timore di una supposta superiorità tardo-illuminista occidentale che muovevo le mie osservazioni. Faccio un esempio: Recentemente è stato sostenuta l'ipotesi di introdurre l'ora di Islam nella scuola pubblica nel (secondo me, maldestro) tentativo di garantire pari eguaglianza a questa nota professione di fede. Quindi io dico: E perché allora non introdurre pure l'ora dei "figli solari Zoroastriani"? Il discorso è che non si può fisicamente introdurre in una istituzione pubblica come la scuola tutto ciò che sarebbe potenzialmente a rischio discriminazione nei confronti delle minoranze (ci sarebbero centinaia di culti di cui tenere conto). Se si parte dall'assunto che lo stato è laico, lo stesso principio dovrebbe essere applicato alla scuola pubblica. La ricchezza e le tradizioni sono concettualità che lo Stato può tutelare attraverso terze vie. Sulle teocrazie il discorso credo sia più complesso, dovremmo domandarci che ruolo ha avuto l'occidente e nella fattispecie, paesi come la Gran Bretagna, la Francia e gli USA, nel promuovere e nel consolidare alcuni regimi durante la guerra fredda. Una nota Massidda: Non ho mai affermato che la sua posizione sia indegna o strumentale. - Bomboi Adriano

Daniele Addis ha detto...

Certo, grosso scandalo su una sentenza non vincolante della corte europea per i diritti dell'uomo (che tanto su queste cose non li ascolta nessuno), e intanto tutto tace sulle croci della Sassari-Olbia.
Oggi era il giorno della veritá dopo le promesse di Cappellacci di 22 giorni fa (aveva detto che i soldi sarebbero arrivati in 20 giorni) e quelle di scaiola di una settimana fa. Il risultato è stato un ennesimo nulla di fatto. Perché? Perché la Sardegna non fa parte dell'Italia, non come la sicilia o la lombardia; perché i nostri rappresentanti vogliono l'obolo dei partiti e dei sardi non gliene sbatte una mazza; perché è da un anno che ci stanno prendendo per il culo con la storia del governo amico e ci hanno fatto pure una campagna elettorale vergognosa su questo fatto; perché alla minima promessa rinnovata del capo i suoi seguaci gonfiano il petto e si lasciano andare a trionfalismi e atteggiamenti di scherno verso coloro che protestavano; PERCHÉ I NOSTRI RAPPRESENTANTI NON SANNO MINIMAMENTE COSA SIA QUELL#UMANISSIMO SENTIMENTO CHE QUALUNQUE PERSONA IN BUONA FEDE DOVREBBE PROVARE IN MOMENTI COME QUESTO: LA VERGOGNA.

Anonimo ha detto...

Senatore, mi scuso se l'ho offesa, ma "strumentale" non è un insulto. Significa semplicemente che c'è qualcuno che sta provando ad usare la croce di Cristo per scopi diversi dal suo significato.

Chi tenta di trasformare un segno religioso - quale che sia - in un segno di identità civile, non solo lega l'identità civile ad una religione, cosa che è contraria alla nostra costituzione, ma pone in una posizione di conseguente forzatura tutti coloro che, pur avendo la stessa identità civile, non si riconoscono nella stessa religione.

Chiudere il discorso dicendo "io resto della mia, voi della vostra" è un modo per non affrontare le questioni più contradittorie. Per esempio:
Il cristianesimo è fondamentale nel suo contributo alla cultura occidentale, ma si può per questo dire che l'identità italiana e quella cristiana coincidano, e una senza l'altra non si dia?

E perché vengono continuamente evocati i musulmani e i paesi islamici, quando la questione è stata sollevata davanti alla corte europea da un ricorso di una cittadina naturalizzata italiana non islamica?

Andrea

piergiorgio massidda ha detto...

@ Addis
Io capisco che lei sia affascinato dalla convinzione che chi governa sia una banda di vergognosi imbroglioni e chi l'appoggia sia un venduto, assolutamente insensibile agli interessi dei cittadini. Certi dogma non possono essere inficiati da alcun ragionamento: sono dogma, appunto. Ma se mi permette, fra queste certezze ideologiche e l'impegno, scritto, articolato e dettagliato con l'elenco delle risorse, del governo scelgo il secondo. Salvo ricredermi se l'impegno non sarà mantenuto. In questo caso, l'ho detto e lo ripeto, sarò in prima fila contro il governo infedele.

piergiorgio massidda ha detto...

@ Andrea
Le parrà singolare, ma sono in gran parte d'accordo con il suo ragionamento. Ma che cosa c'entra tutto questo con il fatto che a decidere su una questione di tanta rilevanza siano dei giudici?

Daniele Addis ha detto...

Se io la pensassi veramente come dice Lei, non mi arrabbierei cosí tanto ogni volta che le promesse vengono disattese. Se i nostri rappresentanti la smettessero di fare proclami dai toni trionfalistici ogni volta che si firma un qualche documento che non dice nula di rivoluzionario, ma attesta la presenza di fondi che ci spettano da circa un anno e che non arrivano mai, sarei molto meno alterato.
Se il presidente del consiglio italiano non fosse sceso ogni fine settimana in Sardegna a fare una vergognosa campagna elettorale basata sul "governo amico" e su promesse non mantenute (perché non mantenibili), mi sentirei meno preso per i fondelli.
Se un qualsiasi rappresentante sardo alzasse la voce e tirasse fuori gli attributi dinanzi al governo di Roma per queste mancate promesse, mi sentirei piú tutelato. Se uno qualsiasi di voi dimostrasse anche solo la metá dell'autonomia che stanno dimostrando i siciliani, io forse, pur rimanendo indipendentista, avrei un po' piú di fiducia nell'autonomia.

Non c'è niente di dogmatico in questo, c'è la pura e semplice valutazione dei FATTI che Lei, pur con tutti i giri di parole che esprimono fiducia e danno del dogmatico a chi fa valutazioni diverse, non è in grado di smentire.

Anonimo ha detto...

Senatore, l'imposizione di un simbolo religioso in un contesto laico e pluralista per definizione come la scuola è una questione di libertà civile disattesa. Prima la famiglia atea che ha rilevato il carattere coercitivo della croce in classe ne ha chiesto la rimozione in nome di una formazione senza sudditanze confessionali, peraltro già sancita dal nostro ordinamento. Quando non l'ha ottenuta, ha fatto ricorso al giudice. Quelli italiani le hanno dato torto due volte, quelli europei le hanno invece dato ragione.
Perché non dovrebbero decidere i giudici di una cosa simile? O è questione intima, e dunque non deve stare al muro della scuola, o è questione pubblica, e quindi è materia di diritto pubblico.

Andrea

Anonimo ha detto...

Egregio senatore, la sua pazienza è ammirevole quanto è insopportabile l'impertinenza degli indipendentisti.
Prima o poi dovrà decidersi a spiegargli per bene i veri motivi per cui non potrà mai esserci l'indipendenza in sardegna. Nel frattempo si spera che la smettano di inquinare gli argomenti seri con le loro frustrazioni.
Cordiali saluti
Damiano Anedda

Daniele Addis ha detto...

Ecco un altro "sostenitore" del senatore che, privo di qualsivoglia argomento, accusa gli altri di arroganza... ma lui mica è arrogante, il signor Anedda è solo una persona al quale piace appiccicare etichette epr semplificarsi la vita. Signor Anedda, io parlo da cittadino e a nome mio, non a nome degli indipendentisti. Io mica accuso l'onorevole Massidda di essere privo di argomenti solo perché fa parte dello stesso partito di cui presumibilemnte fa parte anche Lei, suvvia.
Ripassi se avrá qualcosa da dire in merito che sia piú di una ruffianata al senatore.

Carlo M. ha detto...

Da quello che leggo, saltuariamente data la mia lontananza, sul suo blog, apprezzo la sua problematicità e anche, mi permetta, i suoi dubbi.
Come pensa di dialogare con chi ha tutte le sue certezze bene incasellate?
Il governo è sempre e comunque imbroglione;
I politici sono venduti;
Chi è avversario del mio avversario è nel giusto;
La campagna elettorale è sempre e comunque vergognosa;
Uno che è d'accordo con lei è un lecchino;
atc etc etc
Ammiro la sua capacità di dialogo. A volte mi fa dimenticare che appartengo a uno schieramento diverso dal suo. Ma, quando posso, ragiono

Daniele Addis ha detto...

Quando puó ragiona? E cosa glielo ha impedito in questo frangente?

Anonimo ha detto...

Caro Anedda, se io fossi un elettore del centrodestra mi vergognerei delle mancanze del governo "amico" ed userei la democrazia NON per difendere a spada tratta chi mi prende per i fondelli MA per sollecitare i nostri rappresentanti all'adozione dei punti promessi in campagna elettorale. Quando invece, caro Anedda, si valuta la politica solo da una posizione sentimentale (o strumentale, di parte) allora si perde la credibilità delle proprie opinioni. Lei non deve lagnarsi delle posizioni del signor Daniele, dovrebbe piuttosto chiedersi per quale motivo siano in ritardo i fondi per la Olbia-Sassari: E' questo il compito di un cittadino accorto. I morti nella Olbia-Sassari non sono frustrazioni, al suo posto mi sarei indignato. - Bomboi Adriano (SANATZIONE.EU)

Daniele Addis ha detto...

"Gira e rigira la Sardegna si trova sempre più schiacciata: da una parte il Nord di Bossi che alza la voce e si prende i denari (per ultima, Milano); dall'altra la Sicilia, che non perde una battuta, e nemmeno un euro. Vecchia storia, che vi abbiamo già raccontata, ma che continua. Per due motivi: primo perché la Sardegna non è rappresentata nel governo e quindi non ha forza contrattuale; secondo perché la Sicilia si è armata di un nuovo partito (voluto da Micciché), il Pdl Sicilia, che è certamente legato al Pdl nazionale ma che è anche una fortissima arma di pressione, se il governo dovesse in qualche modo essere inadempiente alle promesse.
Una logica difficile da digerire. Noi protestiamo? E ci rispondono con parole, parole, parole; nessun fatto. E non basta: l'Eni ci sbatte in faccia l'accordo per il pericolosissimo mega deposito di carburante a Porto Torres; qualche ministro ha la malsana idea di riproporre l'Asinara come carcere per mafiosi e terroristi; e meno male che siamo (sembra) riusciti ad evitare le pale eoliche in riva al mare. Dovremmo anche ringraziare. Forse siamo su scherzi a parte. Non solo non ringraziamo, ma protestiamo. Siamo al punto di dover chiedere ai parlamentari sardi del centrodestra di fare un Pdl Sardegna? Bisogna ancora ricordare che il 19,4 per cento delle famiglie sarde vive sotto la soglia di povertà? Bisogna ripetere all'infinito che non vogliamo essere, né siamo, figli di un dio minore?"

http://giornaleonline.unionesarda.ilsole24ore.com/Articolo.aspx?Data=20091108&Categ=0&Voce=1&IdArticolo=2397650

A parte l'insopportabile lagna del "non siamo rappresentati a Roma, quindi non ci considerano", pare proprio che Figus stia diventando un "dogmatico". Ma dimmi tu, lui non lo sa che c'è "l'impegno, scritto, articolato e dettagliato con l'elenco delle risorse, del governo"? Ma roba da matti!

Carlo M. ha detto...

Lei, senatore, può scrivere quel che vuole, cercare di portare il discorso su livelli diversi da quelli usati al bar dello Sport per maledire il tempo, le donne, il governo, troverà sempre chi non demorde.
Le racconto la storiella di quel tipo che, davanti a un test, vede un sesso femminile in qualsiasi disegno: una farfalla, due facce umane contrapposte, due foglie, etc etc. Allo psicologo che si stupisce per questa monomania, il paziente risponde: "Per forza, dottore, se lei mi mostra sempre dei disegni pornografici..."
Dia retta a me, senatore. Non vale la pena discutere con chi ha delle monomanie in testa.

Anonimo ha detto...

Carlo, a mio modesto avviso per lei vale lo stesso discorso fatto per Anedda: Si è menzionata la Olbia-Sassari, i morti non sono "monomanie o frustrazioni": Sono tragedie belle e buone. Ma ci vuole anche onestà intellettuale per ammetterlo. Altrimenti i crocefissi usualmente li usiamo ai bordi delle strade ben più che nelle scuole. - Bomboi Adriano

Anonimo ha detto...

Signor Addis, intanto tra arroganza e il termine insolenza, che ho usato io, c'è una certa sfumatura di significato. In ogni caso provi a badare a quello che scrive senza contraddirsi visto che mentre da mi da dell'arrogante risponde alla critica garbata di Carlo M. in modo che conferma che l'arroganza è tutta da parte sua.
Mi spieghi cosa significa "ruffianata al senatore", si rende conto di quanto è offensivo? Non verso di me, ma proprio verso Massidda ... C'è bisogno che le spieghi perché o ci arriva da solo?
Ma veniamo al punto. Lei parla a nome suo, ma non fa altro che ripetere le solite lamentele degli indipendentisti. Se il titolare di questo blog decidesse di scrivere un post un po' leggero magari parlando di calcio, lei troverebbe il modo di intrufolarci il solito piagnisteo indipendentista. Mi dica una cosa: dove vuole arrivare? Spera forse che Massidda possa abbracciare l'ideologia indipendentista? Crede di poterlo convertire?... Si levi questa illusione.
Sa perché il Senatore Massidda non potrà mai diventare indipendentista? Per lo stesso motivo per cui non lo sono diventati tutti i nostri rappresentanti a livello nazionale che come di buoni padri di famiglia hanno badato al bene dei propri figli guidandoli su una strada sicura, evitandogli di precipitare in quel baratro di fame, miseria e disordini sociali che ci regalerebbe la Sardegna indipendente.
Si chieda, perché uomini di grande intelligenza e cultura come Cossiga non sono indipendentisti? Così come i Pisanu, Berlinguer, Segni, mettiamoci anche le nuove generazioni, i Murgia e tutti gli altri che siedono sui banchi del parlamento. Tutti servi? Traditori? Senza attributi? Scaldabanchi? ... No, non credo.
Il motivo è molto semplice: sanno bene al contrario di lei che noi sardi non abbiamo le capacità tecnico scientifiche e giuridiche sufficienti, non abbiamo prodotto tecnologie, niente nelle materie umanistiche e nella scienza...niente di niente, siamo un popolo senza cultura e senza storia, abbiamo assoluto bisogno del contatto con la civiltà esterna e questo lo diceva anche Camillo Bellieni un secolo fa, lo diceva anche Lussu. Tutti pazzi, traditori? No, semplici padri di famiglia protettivi con il proprio popolo. Ovviamente, Massida mai direbbe e mai ammetterebbe cose del genere, la responsabilità è grande, l'inganno a fin di bene è sempre stato praticato da tutti gli uomini con responsabilità serie verso un popolo. Io invece non ho responsabilità simili e posso dirlo anche se so che questo può essere doloroso come molte verità. Non sardi siamo un popolo immaturo e perdente per natura, non c'è niente da fare. Non c'è un humus sociale dove possa svilupparsi una civiltà progredita e autonoma in tutto.
Spero che lei voglia capirlo e accettarlo signor Addis, preso atto di questo, come del resto anche inconsapevolmente la maggior parte dei sardi fanno, credo che le cose possano diventare più semplici e forse aiuteranno anche la comprensione di certe dinamiche che stanno avvenendo. Nel frattempo dica ai suoi amici indipendentisti di presentarsi quantomeno più decenti e non da straccioni noglobal e terzomondisti.
Cordiali saluti
Damiano Anedda

Anonimo ha detto...

Caro Damiano Anedda, quando noi costruivamo nuraghi altrove in Italia stavano ancora in capanne. Internet "in Italia" è nata in Sardegna (gruppo Soru-Grauso). Dal 1861 all'Italia abbiamo dato ufficiali militari, migliaia di soldati ed agenti segreti, ingegneri, architetti, giornalisti, politici, persino alcuni presidenti della Repubblica nonché in Europa con la Carta de Logu siamo stati all'avanguardia della cultura giuridica e persino nei diritti della donna. Se questo è un popolo di falliti veda lei, alla storia non risulta. L'unico fallimento è connesso al problema che tutti i singoli non hanno mai elaborato una propria politica territoriale e questo nel tempo ha pesato tantissimo sulle capacità di automazione dell'isola che ci ha sempre spinti a digerire le prepotenze esterne. Solo nel 2006 ad esempio il Presidente Cossiga, da lei citato, ha presentato la seguente proposta di legge costituzionale: http://www.urn-indipendentzia.com/URN/Proposta%20de%20Cossiga-URN%20Sardinnya.pdf Io non credo che (ad esempio) la Repubblica di Malta, per citare uno Stato insulare Mediterraneo vicino al nostro, possa vantare tanta cultura quanta quella espressa dal Popolo Sardo nel corso dei secoli. In sintesi: Lei continui a ritenersi il prodotto di un Popolo incapace e si prostri a mendicare alla Corte di Roma, noi Nazionalisti Sardi troveremo il modo di irrobustire la politica territoriale Sarda che non la farà vergognare quando si guarda allo specchio. PS: Mai stato comunista e né straccione. - Bomboi Adriano (SANATZIONE.EU)

Anonimo ha detto...

"Ma nessun ospite è legittimato a lagnarsi se in casa troverà un crocifisso..."
e infatti non credo che nesuno debba lamentarsi se un cattolico espone un crocifisso cattolico nella SUA casa, nel SUO negozio, sulla SUA maglietta, etc etc.
Però un'aula scolastica non è solo dei cattolici ma anche degli ebrei italiani, dei protestanti italiani, degli atei italiani ...
Esporre un crocefizzo cattolico in un luogo pagato dal bilancio PUBBLICO è un modo poco gentile per dire a ebrei, protestanti, atei ed altri che sono dei cittadini di serie B ...

Saluti da Beatrice