lunedì 16 novembre 2009

Parchi eolici e dietrologie. Il problema sta nei poteri della Sardegna

Non mi appassionano le dietrologie e le teorie sui complotti, tanto in voga presso certa cultura mediatica e politica. Ricordate il “complotto” clerico-massone-mattonaro a cui, secondo questa teoria, si dovrebbe il fatto che oltre mezzo milione di sardi ha scelto il centrodestra? Sciocchezze allo stato puro, risibili se non entrassero nelle discussioni di tanta gente in buona fede e disarmata. Figurarsi se posso vedere un “disegno” o un “complotto” filo-nucleare nei ripetuti tentativi di creare parchi eolici in posti in cui non è tollerabile impiantarli: vicino alle coste, in prossimità di emergenze archeologiche, e così via.
La tesi del complotto o del disegno machiavellico, riecheggiata anche in questi giorni da qualcuno, è che da innumerevoli parti si vanno proponendo impianti eolici per sollecitare tondi e irriducibili No, in modo da dare al governo l'alibi di imporre esso delle soluzioni, come il nucleare. In termini di paradosso ho scritto qualche giorno fa che il fronte del No a tutto poteva indurre cittadini esasperati e disperati dalla crisi delle industrie energivore a rivendicare energia a basso costo quale che sia la fonte, anche la nucleare. Un paradosso, appunto, che non tiene conto delle volontà della politica, della società e, soprattutto, della grande maggioranza dei sardi.
La corsa a scoprire, nelle carte, nei progetti presentati, nelle voci nuovi insediamenti minacciati è un dovere di cronaca dei giornali e in questo lo adempiono con scrupolo. Di tanto in tanto, sbucano politici dell'opposizione per denunciare, certi di avere visibilità, le oscure manovre di un governo assetato di centralismo e di voglia di affossare le autonomie. Figurarsi, dicono, che il governo considera le acque intorno alla Sardegna come appartenenti allo Stato. Sarebbe curioso che così non fosse, per ragioni costituzionali. Ragioni modificabili con un nuovo Statuto speciale della Sardegna, naturalmente.
Nel disegno di legge che ho presentato al Senato e che riprende la proposta del Comitato per lo Statuto, è scritto, per esempio, che “il popolo sardo, il territorio della Sardegna e delle sue isole, il mare e il cielo territoriale, l’ambiente, la lingua, la cultura e l’eredità culturale, materiale ed immateriale, della Sardegna costituiscono la Nazione sarda”. Perché questa previsione di ordine costituzionale sia realtà è necessario che prima di tutto i sardi e il loro Parlamento regionale lo vogliano e si battano per ottenerla.
Non mi pare che ci sia in Sardegna una corsa a discuterne e a decidere. Da nessuna parte, né da chi questa proposta ha fatto propria, né da altre parti. Da queste, anzi, nelle poche volte in cui se ne parla, vengono critiche o strumentali (si tratta di una proposta “inadeguata e arretrata”, per l'amico Maninchedda”) o apocalittiche (è una proposta “separatista” per Gianfranco Sabatini). Se ci va bene che le cose continuino a stare come sono, almeno non ci si astenga da fare proteste sterili e prive di contropoposte che fanno la gioia di chi vuol conservare l'esistente.

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