La discussione si è fatta accesa ed è comprensibile, dato che il problema della tutela dei beni culturali è appassionante, soprattutto in una terra come la nostra, ricchissima di monumenti e povera di mezzi. Apprezzo l'invito a moderare i toni e l'accoglimento dell'invito, anche se ho l'impressione che non sia del tutto chiaro quale sia il ruolo di un parlamentare. Uno domanda perché non sa tutto quel che c'è da sapere, altrimenti non esisterebbe l'istituto dell'interrogazione. Normalmente, le persone poco si curano di quanto un parlamentare scrive e dice svolgendo i suoi compiti di sindacato ispettivo e di proposta di leggi perché, normalmente, la stampa non se ne occupa.
Chi non avesse letto su questo blog del mio disegno di legge a favore dei malati di Alzheimer, nulla saprebbe né di che cosa propongo né del perché l'ho fatto. Questa proposta ha avuto a lungo una pagina sul Televideo della Rai e in appoggio al mio disegno di legge (n. 496) è in corso una petizione popolare che ad oggi ha raccolto 1692 firme, poche se la stampa ne avesse dato notizia, moltissime se si considera il silenzio che ha circondato sia il disegno di legge sia la petizione.
Eppure i malati di Alzheimer in Italia sono attualmente circa 600.000 (1.000.000 se si considerano anche gli altri tipi di demenza) ed entro il 2025 è previsto il raddoppio dei casi. Una piaga sociale di grandi dimensioni, insomma, e drammi umani indicibili stanno dietro i numeri. Ma, si sa, in una società della comunicazione come la nostra, ciò che non approda alle pagine dei media semplicemente non esiste. Non sono esistite interrogazioni che hanno segnalato e contribuito a risolvere importanti problemi, né sono esistite leggi che mi hanno trovato primo firmatario e coofirmatario come, faccio il primo esempio che mi viene in mente, le norme a favore delle Onlus.
Le domande che ho posto al mio amico ministro Bondi, domande pacate desiderose di risposte auspicabilmente rassicuranti, hanno suscitato discussioni pubbliche come quelle su questo blog, dialoghi privati fra me e miei interlocutori e, a quanto dice un anonimo, interessamento della Soprintendenza, non perché io ho chiesto delucidazioni al ministro dei Beni culturali, ma solo perché la notizia è apparsa in una cronaca. Come dire che se la questione si fosse risolta fra me e il ministro, con mie domande e sue risposte, nulla da ridire. Ancora meglio se neppure della risposta di Bondi si avesse avuto sentore.
Ora, amici intervenuti su questo blog – tralascio le reciproche pizzicature con un altro interlocutore – assicurano che sì lo scempio nelle Domus de jana di Anela c'è stato, ma trentanni fa, non quando lo ha scoperto e denunciato il Gruppo ricerche Sardegna. Se questa è la realtà delle cose, sono sicuro che il ministro dei Beni culturali ne sarà informato dalla Soprintendenza sarda che gli dirà anche quali indagini furono fatte per assicurare alla giustizia i criminali e per recuperare i bellissimi reperti asportati. In questa prospettiva, che l'atto vandalico sia avvenuto avantieri e trenta anni fa riguarda solo il fatto che il reato sia stato prescritto, non la gravità dello stato di abbandono di testimonianze preistoriche come questa che, mi si dice, è eccezionale.
Questa mia interrogazione, in più, ha anche lo scopo di sollecitare una maggiore attenzione che lo Stato e la Regione, in un costituzionale spirito di leale collaborazione, devono assicurare al nostro patrimonio culturale.
Nella foto: così era la parete della tomba prima del vandalismo
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