mercoledì 11 novembre 2009

Troppi no diventano insensati e controproducenti

Nella complessa vicenda dell'energia eolica si mescolano alcune cose prevedibili e qualche preoccupazione. Era prevedibile che suscitasse tanto interesse nei media, nei cittadini, nella politica ed è scontato che la malavita tentasse e tenti di mettere le mani in affari economici di enorme portata. La preoccupazione è che il No pregiudiziale, sempre e comunque, prevalga sul Sì motivato, molto attentamente valutato, capace di altrettanto motivati e valutati No.
C'è, al solito, un fronte del No che si estende dal nucleare in Sardegna (ed è un no giusto, naturalmente, da me più volte detto) all'attraversamento dell'Isola del gasdotto, alla costruzione della pur necessaria centrale di smistamento, all'uso del carbone per produrre energia, ai parchi voltovoltaici, agli inceneritori produttori di energia e, forse, dimentico qualche altro No. D'altra parte, alcuni dei patrocinatori del No sono personalmente o politicamente responsabili della calata in Sardegna di industrie cosiddette energivore, consumatrici di enormi quatità di energia, cioè.
Queste industrie, con il loro patrimonio umano di lavoratori, tecnici, dipendenti di industrie collaterali vanno salvate. Ed è giusto battersi in questo senso. Ma l'energia che “divorano”, da dove dovrebbe provenire se si dice di no a tutto ciò che potrebbe produrla? Io intravedo il rischio che, non so con quale inconsapelezza, questo fronte del No a tutto prepari le condizioni perché disoccupati, lavoratori a rischio e loro famiglie, per disperazione invochino la costruzione di una centrale nuclerare, sicura fonte di energia abbondante. È un paradosso, naturalmente, ma con la disperazione non è lecito giocare: non si può allo stesso tempo volere industrie energivore e negare la produzione di energia a basso costo, unica condizione perché esse sopravvivano.
Anche io ho detto con forza no alle pale eoliche a Is Arenas, nel Golfo di Cagliari e ovunque esse deturpino l'ambiente sardo, un bene non solo estetico ma anche economico. Ma il no sempre e comunque all'utilizzo di un qualcosa non consumabile come il vento è una pura sciocchezza. Discutiamo quale sia la strada migliore per produrre energia pulita e rinnovabile, ma non rassegnamoci ad una politica del No.
La criminalità organizzata vuol allungare le sue grinfie sull'energia eolica? È nell'ordine delle cose e, se anche è per ora una ipotesi di indagine giudiziaria, sia pure ben fondata a quel che si legge, per questo esistono le varie forze di polizia. Ovunque esistano interessi rilevanti, dallo smaltimento dei rifiuti all'attività infrastrutturale agli impianti eolici, la criminalità tenta di fare i suoi affari illegali. Ma a nessuno verrebbe in mente, per questo, di non raccogliere l'immondizia o di non costruire strade e ponti. Persone sensate hanno a disposizione non solo la personale vigilanza ma anche, e soprattutto, le forze dell'ordine e la magistratura.
Scagliarsi, come qui e là mi pare di intravedere, contro l'eolico perché c'è pericolo di infiltrazioni mafiose o camorriste è lo stesso del battersi contro una grande via di comunicazione perché c'è il rischio, o anche la certezza, che i criminali ci facciano un pensierino. In una società adulta, chi governa progetta e fa, chi tutela la legalità arresta e sbatte in galera chi delinque. A tutti gli altri, il compito di vigilare sull'uno e sull'altro.

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