«Dico sì all'accordo con i sardisti»
di Enrico Pilia
Il senatore sta alla finestra. Ma è uomo che sa fare squadra: «Correrò con tutte le mie forze, come ho sempre fatto, per chiunque sarà il candidato alla presidenza della Regione». Piergiorgio Massidda, 52 anni, parlamentare dal 1994, coordinatore di Forza Italia dal settembre 2004 al settembre 2008, ha passato i giorni di festa al telefono, assediato da simpatizzanti e amici sui temi del giorno: il candidato, le elezioni, il percorso da seguire. Con la famiglia - moglie e tre bimbi - messa al tappeto dall'influenza: «Un Natale complicato», dice ironicamente.
Senatore, chi sarà il vostro candidato?
«Non faccio nomi, fortunatamente non sono io a dover fare la scelta. Le persone valide sono tante, lascio ad altri la responsabilità, che è molto pesante. Ma do il mio suggerimento: il candidato dovrà essere una garanzia per tutta la coalizione, perché si corre tutti insieme. Per vincere, questa è la base di paertenza».
Il tempo stringe, mai come questa volta si dovrà correre anche per le liste.
«Fondamentale sarà la scelta del governatore, ma anche il migliore allenatore - per usare una metafora sportiva - non può nulla senza una buona squadra. Ma le formazioni che possiamo mettere in campo noi sono formidabili, ecco perché sono fiducioso. Lui, il candidato, dovrà dirigere, ma lo farà con elementi di alto livello».
Una coalizione variegata, quella sotto l'ombrello del Pdl...
«La squadra che componeva il centrodestra nel corso del mio mandato quadriennale potrebbe arricchirsi di nuove forze. Ho sempre giudicato fondamentale il possibile apporto dei sardisti, auspico che entrino a far parte di questa alleanza perché il centrodestra possa andare al di là del suo schieramento tradizionale, arricchendosi di forti energie e di idee fortemente autonomiste».
Quindi condivide l'operazione di avvicinamento varata da Cappellacci?
«Sì, perché è fondamentale pensare a un nuovo modello di sviluppo, che non può essere quello proposto dalla Giunta regionale. Se giudico inutile e improduttivo continuare a puntare su settori dell'industria difesa da Soru e dal suo esecutivo, aggiungo che dobbiamo batterci per salvare quei posti di lavoro progettando valide alternative. Una delle priorità, per me, in un momento di grandi scelte e di cambiamenti costituzionali, è quella di riscrivere lo Statuto speciale della Sardegna. Soru è andato avanti con grandi slogan, ma non ha mai pensato a rivedere quel testo: all'interno di casa propria, deve essere possibile poter decidere, la Sardegna deve acquisire maggiore autonomia gestionale rispetto allo Stato e all'Europa, per poter scegliere su cosa puntare e non, come accade oggi, facendosi imporre strategie dal governo nazionale».
Perché si va a elezioni anticipate?
«Quando un governatore sceglie di andare al voto prima della scadenza naturale, anche i più disattenti capiscono che siamo di fronte a un fallimento: con le dimissioni, Soru tradisce l'esigenza di recuperare ciò che ha perso. Non potrà presentarsi orgoglioso per quello che ha fatto nel corso della legislatura, perché ci saremo noi a ricordarne i fallimenti».
sabato 27 dicembre 2008
giovedì 18 dicembre 2008
E adesso, avanti con lo Statuto

La specialità della Sardegna non è fondata, malgrado gli sforzi della cultura economicista che ha nella sinistra i maggiori fautori, prevalentemente sulle sue condizioni geografiche ed economiche e non cesserebbe di esistere in un futuro auspicabile superamento dei suoi handicap economici. La Regione sarda è speciale perché sede di una storia, di una lingua, di una cultura originali, speciali appunto. Di qui la necessità di procedere a passi rapidi verso un nuovo Statuto speciale fondato sul riconoscimento dell’identità del popolo sardo.
Per conto mio, ho già provveduto a presentare al Senato un disegno di legge che recepisce in toto la proposta di Carta de logu nova elaborata dal Comitato per lo Statuto.
domenica 14 dicembre 2008
Il disastro di Furtei ha nomi e cognomi

Ho preparato perciò un dossier che la prossima settimana consegnerò personalmente all’on Sacconi, sollecitandolo ad esaminare se sia possibile una soluzione.
La concessione è stata data nel 1996 alla Sardinia Gold Mining dal governo di sinistra di allora, benché fosse dichiarato e acclarato l’uso del cianuro nella lavorazione dell’oro. Era noto al governo egemonizzato dall’allora Pci che per estrarre l’oro la società mineraria avrebbe devastato il territorio, era noto l’impiego di un potente veleno. La giunta e i partiti che la sostenevano sapevano che tutto si sarebbe ridotto all’arricchimento dell’impresa e alla sua fuga, una volta estratto tutto l’oro possibile. E ciò non ostante la concessione fu data.
Insieme all’ambiente, oggi a rischio di uno spaventoso inquinamento, a pagare questa decisione disgraziata sono gli incolpevoli 47 dipendenti, lasciati soli dagli eredi politici dei partiti che consegnarono quelle terre alla Sardinia Gold Mining. A volte si tratta delle stesse persone che approvarono quella decisione e oggi sfilano insieme ai dipendenti del Petrolchimico di Porto Torres e in più si ergono a strenui difensori dell’ambiente.
Al Ministro chiederò che accerti se la Sardinia Gold Mining o società con altro nome e stessa proprietà abbiano altri interessi in Italia per indurla intanto a rimediare alle devastazioni compiute e, nel caso, ad affidare, a sue spese, il ripristino ai lavoratori ingannati.
Nella foto: il laghetto di decantazione di Furtei
mercoledì 3 dicembre 2008
Solidarietà ai lavoratori di Porto Torre

Per questo, sarò di supporto alla iniziativa già presa dai deputati del Pdl, interessando alla questione il Governo della Repubblica. Ho già chiesto direttamente ai ministri competenti che sia presa in esame certo la questione oggi più impellente, quella di Porto Torres, ma anche quelle che in tutta la Sardegna si sono aperte con la crisi dell’insieme del comparto industriale sardo, da Assemini a Macomer, da Siniscola ad Ottana. È una situazione che potrebbe avere forti ripercussioni sull’ordine pubblico.
L’unità di tutte le forze sociali e politiche e culturali a difesa del Petrolchimico di Porto Torres e dell’insieme del martoriato sistema industriale sardo è necessaria e va ricercata con grande attenzione, ma nel riconoscimento delle responsabilità passate e presenti, per evitare un ipocrita e infruttuoso vogliamoci bene.
La partecipazione del governo regionale alla manifestazione dei lavoratori e dei cittadini di Porto Torres, in questo momento appare un disperato tentativo di scaricarsi a buon mercato di pesanti responsabilità. E perciò non solo non aiuta la necessaria coesione di cittadini, sindacati e lavoratori, ma è tale da togliere credibilità all’azione comune in difesa del lavoro, soprattutto perché il marasma interno alla maggioranza rende inattendibile il suo governo in crisi.
Sui giornali
martedì 25 novembre 2008
Troppo lassismo negli abusi a Orosei

Centinaia e centinaia di ettari di terre comunali sono stati usucapiti nella “disattenzione” di amministratori indifferenti ai termini di scadenza delle concessioni. E quelle terre una volta della comunità sono state lottizzate, rivendute, edificate.
Oggi, giustamente, la Magistratura nuorese decreta demolizioni e sequestri di edifici abusivi, la cui costruzione forse poteva essere impedita con saggia opera prevenzione. Mi propongo di intervenire, in seguito alle segnalazioni di numerosi cittadini, anche e soprattutto perché il lassismo di ieri sta provocando una pesante tensione con effetti devastanti, come certifica la serie di attentati e di crimini commessi in questi ultimi mesi.
Sulla Nuova
venerdì 21 novembre 2008
L'arciere restituito

Nella foto l'arciere nuragico trovato a Teti
Come La Nuova ha dato notizia di questa nota
mercoledì 19 novembre 2008
Ottana: le macerie del Contratto d'area
Oggi stesso mi informerò presso il Ministero dello sviluppo economico circa il ritiro dei contributi alla azienda “Frigogel” di Ottana. Frutto del Contratto d’area che ha già lasciato molte macerie sul suo cammino, l’impresa risulta inadempiente, per ammissione dei responsabili del CdA, troppo spesso nel passato preoccupati più di sventolare numeri di aziende aperte che di verificarne la effettiva capacità di produrre.
Mi auguro che sia ancora possibile fare qualcosa per la salvezza degli attuali dieci occupati e per il lavoro degli altri trenta previsti, ma invito i dipendenti e, in genere, i disoccupati della Sardegna centrale, a ricercare i responsabili del disastroso risultato dei Contratti d’area non in chi, come il Governo, deve far rispettare le regole, ma in chi con disinvoltura ha cercato consenso attraverso la promessa di occupazione che si è rivelata o inesistente o inconsistente.
Questo intervento sulla stampa
Mi auguro che sia ancora possibile fare qualcosa per la salvezza degli attuali dieci occupati e per il lavoro degli altri trenta previsti, ma invito i dipendenti e, in genere, i disoccupati della Sardegna centrale, a ricercare i responsabili del disastroso risultato dei Contratti d’area non in chi, come il Governo, deve far rispettare le regole, ma in chi con disinvoltura ha cercato consenso attraverso la promessa di occupazione che si è rivelata o inesistente o inconsistente.
Questo intervento sulla stampa
domenica 16 novembre 2008
Anche il carbone può abbattere il CO2

Le notizie sui giornali
venerdì 14 novembre 2008
Sospendete quel progetto

Così su L'Unione sarda
mercoledì 12 novembre 2008
Il dramma di Eluana e l'urgenza di una legge

lunedì 10 novembre 2008
E D'Alema ci riprova con la Bicamerale

Le tentazioni neocentraliste di D’Alema, va però detto, vengono alla luce nel deserto di iniziative riformatrici del ceto politico sardo che sembra ignorare l’importantissimo progetto di “Nuova costituzione sarda” elaborato dal Comitato per lo Statuto che, per altro, ha l’appoggio del presidente Cossiga oltre che dei gruppi consiliari del centrodestra.Si tratta di un ben articolato progetto secondo cui, nel rispetto della unità della Repubblica, la Sardegna si attribuisce tutte le competenze e i poteri di cui ha bisogno, riconoscendo allo Stato i poteri di ordine federale.
Di fronte a questo stato di cose, propongo ai parlamentari sardi di far proprio il testo di nuovo statuto speciale elaborato dal Comitato e di presentarlo nei due rami del Parlamento. Quanto a me, sono pronto ad adottarlo e a presentare al Senato il relativo disegno di legge.
Leggi sul mio sito la proposta del Comitato Firma per la tua Sardegna
Sostegno ai pescatori di Mistras
I pescatori dello stagno oristanese di Mistras sono le ultime vittime della inconsistente accortezza politica della Giunta regionale. Pur avvertito del pericolo che una sentenza di tribunale, attribuendo a una famiglia la proprietà dello stagno, si traducesse nella perdita del lavoro di chi da anni vi opera, il governo Soru ha stato alla finestra. Diventa sempre più intollerabile che il suo immobilismo, determinato anche da interminabili liti interne, si traduca in gravi danni per l’economia e per l’occupazione. A che cosa serve il fatto che la Sardegna abbia in materia di pesca competenza primaria?”
domenica 9 novembre 2008
Grazie alla Giunta, l'economia sarda a picco
La disastrosa politica economica del governo regionale produrrà gravi effetti in Sardegna. Ne da conto la preoccupante previsione del Centro studi di Unioncamere sull’andamento dell’economia in Sardegna e nel Mezzogiorno.
Incapace di produrre politiche per il lavoro che non siano assistenziali e clientelari, la Giunta Soru porterà a nuove mazzate sull’occupazione, destinata a diminuire dello 0,6 per cento. Che questo risultato non sia ineluttabile, ma frutto di scelte politiche profondamente errate, è dimostrato dall’utilizzo dei poteri autonomistici che in Valle d’Aosta e nel Sud Tirolo si è fatto. La Giunta evidentemente pensa che per promuovere l’autonomia speciale della Sardegna siano sufficienti populismo e demagogia. La realtà è, purtroppo per i sardi, poco disposta alla agitazione di slogan.
Incapace di produrre politiche per il lavoro che non siano assistenziali e clientelari, la Giunta Soru porterà a nuove mazzate sull’occupazione, destinata a diminuire dello 0,6 per cento. Che questo risultato non sia ineluttabile, ma frutto di scelte politiche profondamente errate, è dimostrato dall’utilizzo dei poteri autonomistici che in Valle d’Aosta e nel Sud Tirolo si è fatto. La Giunta evidentemente pensa che per promuovere l’autonomia speciale della Sardegna siano sufficienti populismo e demagogia. La realtà è, purtroppo per i sardi, poco disposta alla agitazione di slogan.
sabato 8 novembre 2008
Tirrenia verso la privatizzazione
Con grande senso di responsabilità e superando gli effetti delle demagogiche sparate del presidente della Regione contro i marittimi, il governo ha annunciato la privatizzazione della Tirrenia. C’è da augurarsi che, per il bene dei sardi e degli stessi lavoratori della compagnia, i sindacati sappiano resistere alla tentazione di chiudersi in una difesa corporativa.
Contro la lingua blu non serve l'autarchia

Non è in discussione, naturalmente, l’autonomia della Sardegna, quando propongo che un morbo tanto persistente da durare otto anni, debba essere affrontato in sinergia fra la Regione, il Ministero delle politiche agricole e l’Unione europea. Una malcelata propensione all’autarchia non difende l’autonomia: produce solo guasti alla fine irreparabili.
giovedì 6 novembre 2008
L'Alcoa si può ora salvare

mercoledì 5 novembre 2008
Tanto peggio tanto meglio e gli Uls chiudono
Al di là dei proclami del presidente regionale, Renato Soru, in difesa della lingua sarda, la Regione ha imboccato la strada del tento peggio tanto meglio circa la sopravvivenza degli Uffici della lingua sarda, nati in virtù della legge 482 di tutela delle minoranze linguistiche storiche.
La Regione, e con essa le Province, aveva la possibilità, se davvero teneva alla valorizzazione e alla tutela del sardo e delle altre lingue autoctone, di normalizzare la posizione degli addetti agli Uffici della lingua sarda. Non lo ha fatto e, pur avvertita da tempo che il rifinanziamento della L. 482 diminuiva anno per anno e a conoscenza della politica di rigore decisa dal Parlamento, ha preferito la strada della demagogica denuncia della supposta insensibilità del governo italiano. Ha preferito, insomma, utilizzare i futuri disoccupati intellettuali degli Uls come massa di manovra contro il governo. Sappiano le donne e gli uomini impiegati in questi uffici che responsabile del loro futuro è il governo regionale che, potendo e dovendo provvedere, li ha abbandonati in nome della sua opposizione al governo italiano.
La Regione, e con essa le Province, aveva la possibilità, se davvero teneva alla valorizzazione e alla tutela del sardo e delle altre lingue autoctone, di normalizzare la posizione degli addetti agli Uffici della lingua sarda. Non lo ha fatto e, pur avvertita da tempo che il rifinanziamento della L. 482 diminuiva anno per anno e a conoscenza della politica di rigore decisa dal Parlamento, ha preferito la strada della demagogica denuncia della supposta insensibilità del governo italiano. Ha preferito, insomma, utilizzare i futuri disoccupati intellettuali degli Uls come massa di manovra contro il governo. Sappiano le donne e gli uomini impiegati in questi uffici che responsabile del loro futuro è il governo regionale che, potendo e dovendo provvedere, li ha abbandonati in nome della sua opposizione al governo italiano.
domenica 2 novembre 2008
Scuola: protestare è meglio che risolvere

Potrebbe, ancora per fare un esempio, porre in evidenza come lo status di “minoranza linguistica storica”, riconosciuto dalla legge dello Stato 482/99, raccomanderebbe una minore concentrazione di alunni per classe.
Purtroppo per i bambini sardi, a governare la loro Isola ci sono persone che alla soluzione dei problemi antepongono l’agitazione ideologica, il demagogico filarino con i sindacati che dimostrano di volersi battere per la conservazione dello statu quo. Conservazione che, va da sé, non prevede né che il mantenimento del posto del lavoro abbia bisogno di nuova professionalità (l’insegnamento/ascolto in sardo) né che la conoscenza o l’apprendimento del sardo debba essere un requisito.”
In questo c’è la dimostrazione di quanta demagogia e insincerità ci sia nella proclamata volontà di Soru e dei sui assessori di fare della battaglia per la lingua sarda un punto di forza della sua azione culturale e politica.”
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