Hanno capito che la loro battaglia contro la centrale nucleare in Sardegna è un’arma spuntata: non c’è nemico contro cui rivolgerla. E poiché la reazione di Ugo Cappellacci è stata tempestiva e secca, non c’è neppure la possibilità di evocare la mobilitazione del popolo di sinistra come padrino della vittoria.
Qualche secondo di imbarazzo, qualche litania col coro “non mi fido”, ed ecco il repentino cambio di obiettivo. “Berlusconi concederà la non installazione della centrale” ragiona chi pensa che il mondo sia fatto ad immagine e somiglianza dei propri padrini politici e della propria sudditanza ad essi. Ma in cambio, ecco in arrivo le scorie radioattive.
Una volta, come ricordavo ieri, il colpo dello spettro virtuale da agitare è riuscito alla sinistra sarda. Moltissimi sardi, non immaginando possibile tanto cinismo negli inventori del videogioco sulle “Scorie radioattive in Sardegna”, ci sono cascati e hanno espresso una corale preoccupazione ed una altrettanto collettiva opposizione. Il pensiero che ancora una volta i sardi si lascino turlupinare è solo una reazione alla sconfitta di dieci giorni fa. E anche un segno di disperazione.
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