Non è nostro costume (né sicuramente il mio) maramaldeggiare contro uno sconfitto. Nei confronti di Walter Veltroni ho polemizzato quando in Sardegna pretese di insegnare i sardi a essere sardi, e questo blog ne è testimone. Ora che ha lasciato il ponte di comando del Pd, travolto dalle guerre intestine ancor prima che dalla sconfitta in Sardegna, mi sento di augurargli di avere la capacità di contribuire alla trasformazione del Pd in un partito riformista. Ne ha bisogno anche la maggioranza di cui faccio parte.
Ciò detto, non posso non chiedere quale partito mai volesse far votare ai sardi. Qualche mese fa aveva lanciato strali contro i “capibastone” che nel Pd avevano fatto la tana. Alla fine dello scorso anno aveva inviato un commissario in Sardegna a riappiccicare i cocci del suo partito e a imporre ai riottosi la candidatura dell’ex presidente Soru. Oggi, spiegando le ragioni delle sue dimissioni ha parlato di “una sinistra salottiera, giustizialista, pessimista e sostanzialmente conservatrice”.
E allora mi domando: il Pd è diventato parte di questa sinistra dopo le elezioni sarde o è a favore di questa sinistra oggi tanto pesantemente aggettivata che ha chiesto il voto dei sardi?
Il risultato delle elezioni sta a dimostrare che la maggioranza del popolo sardo è molto più saggia di quanto il Pd si illudesse che fosse.
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