Onore delle armi, naturalmente, allo sconfitto. Detto questo, non si può non considerare come l’ex governatore abbia costruito a mani proprie la sua sconfitta. Prima con la machiavellica decisione di mandare a casa il Consiglio regionale, fidando, come i giapponesi a Pearl Harbor, che la sorpresa avrebbe messo in rotta gli avversari. Poi con la presunzione di ergersi a concorrente diretto di Silvio Berlusconi, fingendo che l’avversario da battere fosse il presidente del Consiglio e non Ugo Cappellacci (nella foto). Infine con la supponenza di pensare che i suoi nemici interni (mandati a casa ed espulsi dalle lista) se ne sarebbero stati buoni buoni pur di “non far vincere Berlusconi”.
Malgrado la sua ostentata sardità, l’on. Soru non ha capito che è nel carattere dei sardi perdonare molte cose ma non l’offesa. Incomprensione che, fra l’altro, ci ha probabilmente regalato un così alto tasso di astensionismo.
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