La Soprintendenza archeologica ha affidato alla stampa una sua risposta alla mia interpellanza sullo scempio della cosiddetta Tomba del re nel complesso preistorico di Sos furrighesos di Anela-Ittireddu. Aspetterò naturalmente la risposta del ministro Bondi, a cui l'interrogazione è rivolta, per dire se le mie domande sono state soddisfatte, ma non posso non esprimere compiacimento per il fatto che la Soprintendenza abbia dato la sua versione dei fatti direttamente all'opinione pubblica.
Che cosa afferma? Il titolo dell'articolo che dà notizia della presa di posizione, “Nessun vandalismo ad Anela”, è smentito dal testo che racconta, invece, di un atto vandalico commesso nel 1971 e del sopralluogo fatto nei giorni successivi la mia interrogazione. “L’archeologo Giovanni M. Martis, assieme ai carabinieri del Nucleo tutela dei beni culturali, la mattina dell’11 novembre, nonostante le condizioni climatiche proibitive, con fortissime precipitazioni e nonostante i pericoli legati a un percorso in forte discesa, ha raggiunto il sito archeologico” è scritto nell'articolo che riporto perché nessuno fuori della Provincia di Sassari ne sarebbe informato..
“La tomba in questione è stata ispezionata con grande attenzione, in particolare le pareti della cella principale, interessate da un complesso di incisioni «stratificate» ascrivibili a diverse epoche. È stato poi effettuato un meticoloso confronto tra le decorazioni visibili nell’ipogeo e i rilievi delle incisioni, oltre alle fotografie contenute nella più importante pubblicazione della necropoli, che risale al 1984. È così risultato che la situazione della Tomba dei Re è identica a quella delle foto pubblicate 25 anni fa”.
L'archeologo Giovanni Demartis dà anche una possibile spiegazione al fatto che il Gruppo ricerche Sardegna (che ha lanciato l'allarme da me raccolto) abbia potuto pensare ad un vandalismo recente: il contrasto fra la parete annerita dalla fuligine e l’aspetto delle parti danneggiate, a prima vista può far pensare a una azione recente, ma così non è: il tentativo di asportare alcuni dei petroglifi della tomba risale proprio agli inizi degli anni Settanta.
Ripeto: attenderò dal ministro dei Beni culturali una risposta alle mie domande che prescindono dall'epoca in cui l'atto vandalico è stato commesso e che pongono più generali questioni di tutela del nostro patrimonio culturale. Al momento altro non mi resta se non sottolineare come la mia interrogazione abbia legittimamente posto all'attenzione di tutti lo stato di abbandono di beni tanto preziosi. Dal 6 aprile 1971 la necropoli di Anela è sottoposta a vincolo sulla base di una relazione dell’archeologo Ercole Contu. La fuligine trovata dal dr Demartis qualche giorno fa ad annerire la tomba, sta quanto meno a significare che il vincolo posto dalla Soprintendenza non è bastato a proteggere quel che resta della necropoli.
2 commenti:
Allora il famoso Anonimo aveva ragione!
Grazie dott. De Martis per la precisazione.
Comunque sia è stata importante una verifica. - Bomboi Adriano
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