Ma guarda tu com'è curiosa la vita. C'è una parte del Pd sardo, “in crisi di astinenza dal potere” come l'ha definita l'amico Cappellacci, che cerca fra i verbali giudiziari e in mezzo alle intercettazioni spunti per una politica che altrimenti non saprebbe fare. Si è messa in fiduciosa attesa che dagli interrogatori di Flavio Carboni uscissero finalmente ingredienti ghiotti per l'unico piatto politico capace di cucinare: le dimissioni del governo sardo.
Ricordate i discorsi di Catone, il senatore romano? Secondo Plutarco, parlasse di cultura ellenista decadente, dei baccanali da abolire, dei medici ripugnanti perché greci, il censore immancabilmente finiva i suoi interventi: “Per il resto ritengo che Cartagine dev'essere distrutta”. Un monomaniaco, insomma, secondo il grande storico romano. Noi abbiamo qui in Sardegna una Francesca censora. Di qualunque cosa si parli, la coda dei suoi interventi è una sola: “Cappellacci deve dimettersi”.
Lo spunto per l'ultima orazione, è venuto alla on. Barracciu da un interrogatorio di Flavio Carboni, finalmente utilizzabile come sostituto della politica. Visto?, ha detto l'ex sindaco di Sorgono, anche Carboni lo dice: Cappellacci “ha creato solo danni a tutti”. Ma nella fretta di preparare il suo più recente “Cappellacci delendum est”, si è dimenticata di citare la frase per intero: “Perché ha cancellato la legge Soru che consentiva alle grandi società di intervenire nel mondo dell'eolico”.
Qualcuno, per piacere, si vuol prendere l'incarico di spiegare alla on Barracciu che cosa significa quella frase? E di dirle che se proprio aveva deciso di assestare un colpo all'ex presidente della Giunta poteva trovare un modo meno cruento?
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