Se e quando lo vorranno i fabici potranno arruolarsi nell'esercito e nella polizia. È finita così, con un voto unanime della Commissione difesa del Senato, una lunghissima discriminazione che ha colpito centinaia di migliaia di giovani della Sardegna e del Meridione d'Italia, regioni particolarmente colpite dalla malattia. La convinzione che la carenza, parziale o totale, dell’enzima G6PDH, fosse invalidante appartiene a un passato superato oggi da nuove acquisizioni scentifiche e dalla ricerca terapeutica; malgrado ciò, non è stato facile superarla.
Passata alla Camera lo scorso anno, la legge che abolisce una norma oggi non più supportata da ragioni mediche, ha dovuto superare non poche difficoltà, in una battaglia culturale e di civiltà in cui sono stato in prima linea insieme agli altri parlamentari sardi. Ieri, finalmente, la conclusione che, come dicevo, ci ha trovato tutti uniti nel convincere della fondatezza delle nostre argomentazioni quanti, per loro fortuna, vivono e operano in regioni praticamente immuni.
Sconsolatamente devo leggere che neppure davanti a una vittoria di tutti, due colleghi del Pd, Sanna e Scanu, resistono alla tentazione del vecchio “migliorismo” di matrice comunista: “Raccogliamo oggi il frutto di una forte pressione esercitata sul governo”. Che tristezza, in questo modo di pensare al ruolo dell'opposizione. Impedisce loro di gioire per un successo dell'unitarietà d'intenti, dei parlamentari certo, ma anche del governo. Ricordate, amici Sanna e Scanu, la storia della mosca che posata sul corno di un bue si illudeva di guidare il carro?
Io preferisco pensare che la politica tutta abbia riconquistato un po' di credibilità in seno ai cittadini e che sia tempo di gioire tutti insieme, invece di lasciarsi andare alla consueta polemica di poco momento, avanzando meriti che sono di tutti.
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