mercoledì 28 luglio 2010

Sovranità: un passo alla volta è meglio

Quando ho scritto del parere sulla dichiarazione unilaterale di indipendenza del Kosovo da parte della Corte dell'Aja, mi aspettavo un dibattito sull'argomento. E invece, sia qui sia nella mia pagina su Facebook, quel riconoscimento di legittimità è trascorso senza particolari commenti, se si eccettua uno che condannava l'indipendenza conquistata da uno stato criminale. Una sciocchezza giacobina, pari solo alle copertine di settimanali scandalistici che descrivono uno stato italiano mafioso.
Trovo che sia un segno di maturità e di approccio laico alla questione il non essersi dilungati sulla sentenza dell'Aja. I problemi che solleva e solleverà sono, a stare a questo inizio di dibattito, patrimonio della cultura politica sarda. Vedremo poi se questo atteggiamento laico continuerà o se prevarranno opposti giacobinismi e paure dell'autogoverno quando, a partire da settembre, comincerà in Consiglio regionale (e spero in tutta la Sardegna) un serrato dibattito sul che cosa vorrà fare da grande il popolo sardo. Come è noto, il là alla discussione è dato da una mozione del Partito sardo sull'indipendenza, questione che, dopo il documento della Corte internazionale di giustizia, si è liberata dell'ostacolo più insidioso: quello della legittimità e della congruità con il diritto internazionale.
Si discuterà naturalmente del Nuovo statuto sardo che, al momento, ha a disposizione tre documenti: la proposta del Comitato per lo Statuto, il mio disegno di legge che la recepisce e fa propria, il disegno di legge del senatore Antonello Cabras. C'è anche un Manifesto promosso dai sindacati che spinge in direzione di uno Statuto dai forti connotati di autogoverno della Sardegna. È alle viste, insomma, una stagione costituente che sarebbe sbagliato lasciare che si esaurisca in un dibattito nel Parlamento sardo.
In questo blog ho chiesto a chi si fa portavoce di istanze indipendentiste che si coinvolga nella ricerca e nella elaborazione del Nuovo Statuto, ben sapendo che la loro prospettiva futura è diversa da uno Statuto di autogoverno, ma sapendo anche che uno Statuto di autogoverno sarebbe un enorme salto in avanti per la prosperità della nostra Isola. Ho avuto risposte possibiliste, altre di apertura alla mia richiesta e una negativa. “Io capisco che a Lei sembri un atteggiamento sbagliato quello di coloro che non le vengono dietro, ma se sullo statuto non è in grado di farsi ascoltare nemmeno dal suo partito, come può pretendere che siano gli indipendentisti a fare la parte degli autonomisti?”
A parte un'enfasi di troppo (un partito non può andare dietro a un suo militante, semmai ne può far propria un'istanza), la riflessione non è destituita di ogni fondamento. Ma questo significa una semplice cosa: se è complesso trovarsi d'accordo su una riforma interna alla Repubblica, che ne sarebbe della ricerca di accordo sull'indipendenza della Sardegna? Con qualche difficoltà, alla fine un accordo sul Nuovo Statuto si troverà. Non mi pare che lo stesso possa accadere intorno a qualcosa che, allo stato, è un progetto accarezzato da élite, consistenti ma élite.
Alla affermazione del mio diritto ad avere una doppia identità, sarda e italiana, l'amico Addis risponde: “Però, e qui il tasto dolente, delle sue due identità solo una è ufficialmente riconosciuta, insieme alla lingua e alla cultura che si porta; l'altra è di fatto una sub-identità, lasciata alla sfera personale e senza reale forza propria”. Certo, ed è per questo che nel Nuovo Statuto si propone la costituzionalizzazione della lingua sarda e l'insegnamento della storia sarda. Non c'è bisogno di creare un nuovo stato per raggiungere questo scopo. Non vorrei creare occasioni di risentimento, ma non mi pare che il movimento di riferimento dell'amico Addis sia particolarmente attento a queste questioni. Mi interesserebbe, invece, sapere se, per esempio sulla costituzionalizzazione del sardo e delle altre lingue della Sardegna, egli e i suoi amici sarebbero disposti a dare battaglia. Così come sul sistema fiscale proposto nello Statuto, sulla trasformazione delle province in enti non onerosi, sulla diminuzione dei deputati sardi, sul sistema delle garanzie nel rapporto cittadini-amministrazione e così via.
Non sono d'accordo con l'apertura di credito all'indipendenza data dall'amico Pintore, ma trovo che abbia ragione quando chiede: “En attendant Godot (o anche preparando la strada per Godot), non è possibile che si sia d'accordo per conquistare il massimo di sovranità possibile sic stantibus rebus?” Stare alla finestra a guardare come se la sbrigano gli altri è naturalmente legittimo, ma non mi pare sia granché per movimenti politici e culturali (penso anche a Sardigna natzione) che vorrebbero candidarsi a governare la Sardegna.

16 commenti:

Adriano ha detto...

Il percorso è a imbuto: l'indipendentismo dovrà comunque occuparsi di riformare l'attuale autonomia regionale. La collaborazione con le altre forze autonomiste è essenziale ed ineludibile. - Bomboi Adriano

Daniele Addis ha detto...

Bhe, vede senatore, mi sa però che Lei si sbaglia quando insinua che iRS sia contrario o disinteressato allo Statuto, sostiene semplicemente, per esperienza, che si tratta di fumo negli occhi.
iRS, a suo tempo, ha appoggiato la proposta di consulta per lo statuto non perché fosse la proposta migliore concepibile, ma perché era un passo concreto messo in atto dalle istituzioni sarde verso tale riscrittura.

http://www.irsonline.net/tag/sovranita/

http://www.irsonline.net/2007/06/la-riscrittura-dello-statuto-sardo-e-le-contraddizioni-dellautonomismo/



A Soru, per quanto possa stare antipatico, all'inizio della sua esperienza di governo era partito spedito verso l'attuazione delle riforme e si era più volte rivolto a muso duro verso il governo italiano. Poi la sua spinta riformatrice è scoppiata come il più tipico dei bluff una volta che al governo sono saliti gli amici suoi, come ogni autonomista fedele che si rispetti, ma fino a quando il suo rapporto (e del suo governo) con il governo italiano era conflittuale iRS lo ha sostenuto. I soliti noti partiranno come al solito con le ridicole accuse di marxismo etc..., ma è assolutamente normale che degli indipendentisti o anche degli autonomisti che si rispettino (non quelli francamente all'acqua di rose e parolai della Sardegna) diano il proprio appoggio una volta che si crea un rapporto conflittuale con lo stato centrale.
Però, ripeto, allora c'erano degli atti concreti da parte del governo regionale e quindi c'era una certa comunione d'intenti... ma ora? Cosa c'è di concreto da parte del suo partito?
Mi fa piacere che lei dica "un partito non può andare dietro a un suo militante, semmai ne può far propria un'istanza", significa semplicemente che se Lei è autonomista, il suo partito non lo è. Automaticamente Lei, autonomista o meno, sostiene un partito unionista... è un po' come un pacifista nelle SS.

Molto semplicemente gli autonomisti sardi si sono rivelati inaffidabili e incapaci di riformare. Che la richiesta di autonomia venga da chi parla di "governi amici" e tace di fronte alle oramai quotidiane prese in giro della Sardegna (a proposito, oggi ennesima riunione del CIPE e ancora nulla... tutto tace, le promesse elettorali sono acqua passata e l'importante è non mettersi contro al governo amico), fa francamente ridere.

Le ripeto, Lei pensi a convincere i suoi colleghi "autonomisti", oppure esca dal partito e se ne trovi altri più capaci e convinca i sardi a votarla. iRS, lungi dal sentirsi un' elite, continua a cercare la partecipazione attiva dei sardi, non fa alla maniera degli autonomisti che cercano di vendere le loro ricette "infallibili" chiedendo loro di starsene comodamente seduti.

Adriano ha detto...

La posizione espressa da Sedda al periodo su quella fase è curiosa: si lamenta della disunità ed assenza di progetti degli autonomisti (cosa per molti versi condivisibile) ma non si domanda se gli altri movimenti indipendentisti siano uniti o se abbiano mai presentato loro una proposta di revisione statutaria. E da IRS non ne risultano. Si tratta del solito bue che da del cornuto all'asino o viceversa? - Bomboi Adriano

Daniele Addis ha detto...

"Non vorrei creare occasioni di risentimento, ma non mi pare che il movimento di riferimento dell'amico Addis sia particolarmente attento a queste questioni."

Nessun risentimento, peccato solo che non sia così... dia uno sguardo al programma elettorale per le "nazionali" del 2009:

http://www.indipendentzia.net/eletziones09/prog04.htm

Vi troverà riferimenti sia alla storia che alla lingua.

Qesto invece è il programma approfondito che il centro di attività "cultura e identità" aveva preparato a proposito della lingua:

http://www.irsonline.net/2009/02/elezioni-2009-programma-elettorale-capitolo-lingua-nazionale/

E il suo partito, senatore, cosa ha proposto o fatto in questo ambito?

piergiorgio massidda ha detto...

@ Addis
Prendo atto che la sua purezza non sopporta contaminazioni. Me ne farò una ragione. Ma che lei faccia passare come interesse alla riforma dello Statuto, l'attenzione di iRS a quel club di illuminati cui Soru voleva affidare la scrittura dello Statuto è un po' troppo. A conti fatti al tempo, iRS avrebbe fatto parte del club, ma credo che neppure questo avrebbe potuto nobilitare uno strumento che non piacque all'opposizione – e questo, lei dirà, era scontato – ma neppure a una parte importante della stessa maggioranza. Che contribuì ad affossarlo.
Quanto alla questione della lingua e della storia, può essere che il suo movimento abbia detto cose interessanti. Ma a quel che leggo qua e là, alle parole non fa seguire fatti, anzi ne fa seguire che vanno in senso opposto. Il mio partito guida il governo dello Stato che alla lingua sarda eroga 1.600.000 all'anno e guida il governo della Regione che per i beni culturali e per la lingua sarda spende migliaia di euro. Sono pochi? Forse sì, ma il poco è enormemente di più del niente e della promessa di una redenzione futura, quando iRS sarà al governo. Mi scusi, sa, ma che cosa vi impedisce di fare proposte e di battervi per costringere i cattivi autonomisti a farle proprie?

Daniele Addis ha detto...

“Prendo atto che la sua purezza non sopporta contaminazioni.”

Mah, mi pare una frase senza molto senso che lascia il tempo che trova, la prendo come uno sfogo personale, a volte è terapeutico.

“Ma che lei faccia passare come interesse alla riforma dello Statuto, l'attenzione di iRS a quel club di illuminati cui Soru voleva affidare la scrittura dello Statuto è un po' troppo.”

Mhm, quale parte della seguente frase non le è chiara?

“iRS, a suo tempo, ha appoggiato la proposta di consulta per lo statuto non perché fosse la proposta migliore concepibile, ma perché era un passo concreto messo in atto dalle istituzioni sarde verso tale riscrittura.”

Non era certo la proposta migliore che potesse essere concepita, ma di fatto era un atto istituzionale che faceva iniziare il dibattito intorno allo statuto… si fosse stati duri e puri come dice lei si sarebbero usate probabilmente le sue stesse parole a proposito del “club di illuminati”… per poi appoggiare un comitato formato da altrettanti illuminati (che stimo e considero preparati e sinceri, ma sempre illuminati sono). Ad ognuno le sue purezze.
Ha ragione quando dice che parte della stessa maggioranza contribuì ad affossarlo, infatti pure la sinistra a purezza millantata non sta messa male… in virtù di questa alzata di scudi contro “il club di illuminati” ci troviamo ancora in una situazione in cui il discorso intorno alla riscrittura dello statuto non è iniziato… e Lei e altri, con la scusa del federalismo, sostenete la “convenienza” di proporre sic et simpliciter lo statuto del vostro club, fregandovene del fatto che l’accordo programmatico con il PSd’Az prevedeva l’elezione di una costituente.

Poi, facendo leva sulla vostra di purezza, può sponsorizzare quanto vuole la bontà delle vostre intenzioni, ma di fatto, dalle istituzioni sarde, in questa legislatura, ad oltre un anno dal suo inizio, non vi è stato alcun atto concreto. Poi sprecate pure fiato a lamentarvi contro i cattivi indipendentisti che non ve le appoggiano, ma tant’è.

Che grande atto di orgoglio autonomista sfoderare l’elemosina statale verso la lingua sarda e i fondi regionali… ma come il suo partito li usa quei soldi? Sarebbe capaci di togliere ore all’insegnamento dell’italiano per attribuirle a quello del sardo? Oppure quello non si può toccare?

Proposte? Cassa sarda delle entrate possibile pure con lo statuto attuale non l’ha mai sentita nominare? Nulla impedisce al governo regionale di attingere alle proposte di iRS (o anche di altri movimenti indipendentisti) riguardo a questioni come energia, poli industriali, servitù militari, lingua e storia… purtroppo per coloro che vantano le elemosine statali dei governi amici però sono tutte proposte che implicherebbero un quotidiano confronto poco amichevole con lo stato centrale, insomma non si dovrebbe guardare in faccia a governo amico o nemico.
Però ora ci ritroviamo con gli autonomisti che esultano, ringraziano e cantano vittoria per la non perdita di posti di lavoro, non per la creazione di nuovi o con persone che affermano “abbiamo vinto” per il non taglio agli scarsi fondi destinati alla lingua sarda… immagino che pure Pirro di fronte a queste “vittorie” sarebbe in forte imbarazzo.

In ultimo, io gli autonomisti sardi non li considero cattivi, ma semplicemente incapaci. Non esulto per questo, anzi, mi dispiace, ma i fatti dicono questo.

Saluti

Adriano ha detto...

Cassa Sarda delle Entrate senza riformare lo statuto attuale? Fantascienza. Cito un breve passaggio estratto dal nostro articolo "Nazionalismo Fiammingo e Costituente in Sardegna": Per parlare di Cassa Sarda delle Entrate inoltre, ricordiamo agli amici di IRS – movimento in cui diversi attivisti ritengono si possa costituirla con il semplice esercizio dell’art.51 dello Statuto Speciale – che la capacità di proporre o contestare una data legge è ben altra cosa che integrarla all’interno di un quadro normativo che DEVE essere di natura statutaria. E nel caso corrente, andrebbe ovviamente rivisto l’attuale Titolo III° – Finanze, Demanio e Patrimonio.
Quindi gli art. 8 e seguenti dello Statuto Autonomo Regionale. Ma non solo. www.sanatzione.eu - Se lo scopo poi è migliorare la qualità del circuito di riscossione, che senso avrebbe fare una "cassa delle entrate" che ricalcherebbe l'attuale criterio di assimilazione del gettito? Si tratta di materie complesse che non si riformano certo in questo maniera e senza neppure tenere conto della contabilità generale dello Stato. - Bomboi Adriano

Daniele Addis ha detto...

"Articolo 9
La Regione puo’ affidare agli organi dello Stato l'accertamento e la riscossione dei propri tributi.
La Regione collabora all'accertamento delle imposte erariali sui redditi dei soggetti con domicilio
fiscale nel suo territorio5.
A tal fine la giunta regionale ha facoltà di segnalare, entro il 31 dicembre dell'anno precedente a
quello in cui scade il termine per l'accertamento agli uffici finanziari dello Stato nella regione, dati,
fatti ed elementi rilevanti per la determinazione di un maggiore imponibile, fornendo ogni idonea
documentazione atta a comprovarla .
Gli uffici finanziari dello Stato nella regione sono tenuti a riferire alla giunta regionale sui
provvedimenti adottati in base alle indicazioni dalla stessa ricevute."

Articolo 9 dello statuto attuale. "La regione PUÒ" non "DEVE" "agli organi dello Stato l'accertamento e la riscossione dei propri tributi."

È semplice italiano misto a logica... il poter fare una cosa implica anche il poterla "NON" fare.

Adriano ha detto...

Santo cielo Addis, ma come si fa a decontestualizzare l'articolo 9 dal resto del titolo terzo? E quindi? Come lo incastri il 9 con l'idea della "cassa sarda"? - Bomboi Adriano

Daniele Addis ha detto...

Visto che "La Regione può affidare agli organi dello Stato l'accertamento e la riscossione dei propri tributi", può anche istituire organi propri per "l'accertamento e la riscossione dei propri tributi".

L'agenzia delle entrate sarda c'è già, le si conferisce la facoltà di accertare e eiscuotere i tributi, di trattenere quelli che ci spettano e dare all'italia ciò che le spetta.

Oppure fammi tu l'analisi grammaticale urniana di quell'articolo e tira fuori il coniglio dal cappello... ;)
Quell'articolo è più che abbastanza per avviare un confronto con lo stato per l'attribuzione della facoltà di riscossione, ma i super autonomisti coraggiosi non hanno nemmeno osato ipotizzare una cosa del genere. Però vanno in giro a vendere fumo millantando i mille superpoteri dello statuto di autonomia.

Buonanotte Bombò.

Adriano ha detto...

Se dunque la "cassa sarda delle entrate" proposta da IRS ha solo lo scopo di mantenere inalterato il regime fiscale attuale per un maggior controllo, non capisco dove stia la grande riforma del nostro sistema tributario. Io avevo capito che gli indipendentisti intendevano superare l'attuale situazione statutaria che contestano...Almeno da indipendentista io ho sempre fatto tale ragionamento. Un centralista avrebbe proposto di meglio...- Bomboi Adriano

Daniele Addis ha detto...

Sei incredibile Bomboi, tu e l'onestà intellettuale avete evidentemente fatto scelte di vita differenti. Dal semplice fatto che io abbia sostenuto che è possibile fare una cassa delle entrate sarda, cosa che tu negavi, ti sei lanciato nell'accusa che iRS o gli indipendentisti non vogliano una riforma del sistema tributario... il tutto per non ammettere che avevi torto.
La cassa delle entrate è la misura più logica e immediata per evitare che lo stato italiano continui a trattenere più del dovuto, non impedisce certo la riscrittura dello statuto. Sarebbe stato e sarebbe un gesto forte nei confronti dello stato centrale, per dimostrare che si è determinati ad ottenere l'approvazione dello statuto per esempio... il fatto che una cosa così semplice non sia stata nemmeno ipotizzata è una chiara indicazione della poca serietà della classe politica sarda che si definisce autonomista,

Damiano Anedda ha detto...

Mi chiedo, Senatore, chi glielo fa fare perdere tempo con chi elettoralmente non conta nulla. Si risparmia anche le insolenze che le rivolgono questi sardinian talebans.
Li lasci latrare al vento, se disiderano far parte dell'Africa ci vadano loro.

Adriano ha detto...

Addis, le cose non funzionano così. "La cassa sarda delle entrate" avrebbe un senso (e quindi dovrebbe avere una sua trasparente disciplina statutaria) anche se si sapesse quale e quanto è l'effettivo gettito maturato, nel senso che riporto più avanti. Non è il caso né di questo statuto e né della sua attuazione nei confronti delle relazioni finanziarie con lo Stato italiano. Ma nella pratica c'è già un assessorato al bilancio che si occupa di ciò che dici, ma che risponde ad una serie di condizioni quì lunghe da argomentare. Un tema quindi che non può essere separato dal resto del titolo terzo e da una serie di elementi che oggi non ci sono (tra cui le norme di attuazione che latitano). Questo lavoro ha tentato di avviarlo la terza commissione regionale per gli affari di bilancio. Nella relazione di Paolo Maninchedda (dello scorso anno, se non erro) trovi una buona sintesi del difficile (ed insufficiente) contesto normativo nel quale la Regione si ritrova nella quantifica delle finanze. La comunicazione (ancora attuale sui temi di fondo) era relativa anche al Patto di stabilità ed al federalismo fiscale in itinere. Te ne riporto un frammento: "Con nota del 5 novembre 2009, a firma del direttore del Servizio Entrate dell’Assessorato al
bilancio, che si allega alla presente per una compiuta valutazione, è stato illustrato l'assetto attuale
previsto per la finanza regionale.
Il primo dato che deve risultare chiaro al sistema politico e istituzionale della Sardegna è che, in mancanza di Norme di attuazione del novellato art. 8 dello Statuto, il metodo di calcolo delle compartecipazioni regionali ai tributi formulato dal Servizio Entrate è formalmente la proposta unilaterale della Regione Sardegna, sulla quale ancora lo Stato non si è pronunciato.
Lo sforzo politico della Giunta, di iscrivere comunque nel bilancio 2010 le nuove entrate previste ex art. 8 dello Statuto, nonostante ancora manchino le Norme di attuazione, ha bisogno di un forte sostegno politico che tuteli il percorso legislativo, in grado di tradurre in risorse concrete le somme assicurate dalla legge.
Il secondo dato che emerge è che sui redditi prodotti fuori dalla Sardegna da soggetti ivi
residenti, il meccanismo di calcolo, anche in questo caso proposto unilateralmente dalla
Regione Sardegna, tenta di risolvere problemi di grande complessità, ma non ha la pretesa di intercettare in modo soddisfacente la ricchezza prodotta." - Ora io chiaramente non commento l'inefficienza del sistema politico di fronte alla questione perché ci sarebbero tante cose da dire sui singoli consiglieri...ma stai tranquillo Addis che se le cose non le sanno bene neppure parecchi consiglieri regionali, figurati se le possono sapere quelli che stanno fuori dalla porta a strillare e lamentarsi senza amministrare...e spero si capisca cosa intendo dire...- Per Anedda: la notte prima di addormentarmi ho l'abitudine di proseguire i libri lasciati in sospeso durante altre parti del giorno per mancanza di tempo...ho anche l'abitudine di prendere appunti e di segnarmi i dettagli più rilevanti...ma c'è sempre un cane vicino casa che abbaia alla luna e spesso mi deconcentra, non sarà mica lei? - Bomboi Adriano

Daniele Addis ha detto...

Caro Bomboi, premettendo che la tua spiegazione non l'ho capita mica tanto, anche perché non capisco il collegamento tra le norme di attuazione dell'articolo 8, che sostanzialmente prevede che alla regione spettino più quote di imposte amministrative, e un'eventuale cassa delle entrate, secondo me hai sostanzialmente ragione per un discorso molto più semplice: l'articolo 9 parla di riscossione "dei propri tributi", quindi potrebbe far riferimento solo ai tributi autonomamente stabiliti dalla regione, non alle imposte statali come irpef e iva.
È un discorso effettivamente intricato che mostra un sistema che, più uno scava per venirne a capo, più si ingarbuglia, a dimostrazione del fatto che la struttura stessa dello stato italiano sia stupida e inefficace.

Comunque, senza tanti giri di parole, ritiro quanto detto, ritiro quanto scritto nell'ultimo intervento sull'onestà intellettuale e me ne faccio carico io.

In ultimo, ti appoggio in pieno la parte che dedichi al nostro amico Anedda... oltetutto mi sa che io e te siamo pure vicini di casa, pure io sento spesso latrare quel cane.

Adriano ha detto...

Come ho già detto, non si può infatti prendere i singoli articoli tralasciando l'insieme del titolo terzo per giustificare l'istituto di una "cassa" che prima di tutto bisognerebbe capire a cosa serve e come dovrebbe funzionare. Si tratta di materie che necessitano una revisione statutaria completa in accordo con la finanza dello stato. Per il resto, sulla situazione attuale bisogna solo definire meglio i criteri di applicazione di quella parte dello statuto. Ed è ciò che (forse insufficientemente) si sta cercando di fare da parte della politica regionale. Buona domenica. - B. Adriano