martedì 16 marzo 2010

Da Trani un pericolo per lo Stato di diritto

Ho l'impressione che, al di là degli aspetti più propriamente politici, ci sia in giro una grave sottovalutazione di quanto è successo nella Procura di Trani, Tran come la chiamano i pugliesi. È probabile che ciò dipenda dal clima elettorale, ma sottovalutazione è. Soprattutto per un aspetto, le 18 intercettazioni del presidente del Consiglio, che danno il senso dello stravolgimento della Costituzione avvenuto ad opera di un pubblico ministero. Proprio di quella Costituzione che è in bocca di chi di giorno grida per la sua salvezza e di notte la mina alle fondamenta.
Vorrei ricordare che la Carta sancisce come “senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento” può essere arrestato o perquisito e che “analoga autorizzazione è richiesta per sottoporre i membri del Parlamento ad intercettazioni, in qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni”. Tanto meno possono esserlo i membri del governo, per la semplice considerazione che ogni ministro è detentore di informazioni in linea di principio riservate. Penso a colloqui riguardanti la sicurezza dello Stato o delicate questioni economiche.
Le intercettazioni di cui si parla su tutti i giornali è di conversazioni private che persino ex magistrati come Casson ritengono penalmente irrilevanti e che al massimo rappresentano lo sfogo di uno dei milioni di cittadini irritati per l'uso partigiano che giornalisti alla Santoro fanno di uno strumento pubblico come la Rai. Sfogo che, comunque sia, non ha prodotto effetti. In definitiva si tratta, se davvero il fatto è capitato, di un comportamento. Temo, tutti dovremmo temere, il giorno in cui i magistrati dovessero occuparsi dei comportamenti anziché dei reati: sarebbe la fine dello stato di diritto e l'inizio dello stato etico.
Immaginate che cosa potrebbe succedere, con questo brutto andazzo, il giorno in cui un pm poco scrupoloso dovesse intercettare una comunicazione fra un diplomatico, per qualsiasi motivo sospettato di un qualcosa, e il ministro degli Esteri. La gran parte dei pubblici ministeri è scrupolosa nella propria attività, ne sono sicuro, e chi lo è non solo avrebbe avuto il dovere di distruggere la registrazione di quella conversazione riservata e magari vitale, ma avrebbe impedito ad ogni costo che dai suoi uffici uscissero sia testi trascritti sia la stessa notizia che intercettazione c'è stata. Se, puta caso, trovasse in ciò che dice il diplomatico una qualche notizia di reato, su questo indagherebbe e non tirerebbe in ballo il ministro e certamente non senza aver chiesto l'autorizzazione al Parlamento e senza essersi chiesto se sia competente a continuare la sua indagine.
È chiaro a tutti, credo, che cosa succederebbe se quella conversazione, invece di essere distrutta per le sue parti penalmente irrilevanti, approdasse sulle scrivanie di un qualche giornale. Ciò, purtroppo, è successo a Trani. Si è impunemente, almeno finora, intercettato il presidente del Consiglio su bagatelle, ma avrebbe potuto succedere su cose rilevanti per gli affari di governo della Repubblica. Quando i costituenti hanno previsto la non intercettabilità, senza autorizzazione, dei parlamentari e, a maggior ragione, dei membri del governo certamente non avevano in mente la deriva che avrebbe assunto il sistema di intercettazioni a tappeto, da vero stato di polizia. Ma avevano in mente che chi governa e chi legifera devono potersi scambiare notizie sensibili sia per gli affari di stato sia per la riservatezza di privati cittadini. È ciò che, per esempio, succede anche a me quando esercito la mia funzione di indagine e di ispezione su fatti riguardanti un cittadino o un gruppo di essi.
Quel che è successo e sta succedendo nella cittadina pugliese mi rende ancor più convinto di quanto lo fossi prima che è urgente regolare in maniera ferrea l'attività di chi per mezzo delle intercettazioni è in grado di incidere pesantemente sulla vita democratica. Sia nei suoi aspetti politici, sia, ancor di più, nei suoi aspetti sociali.

4 commenti:

Davide Corda ha detto...

Signor Massidda, mi meraviglio di lei! Eppure non è nemmeno in TV, dove deve inebetire qualche anziano sprovveduto (ormai il vostro bel giochino lo stiamo capendo).
Le intercettazioni venivano fatte sulle persone che RICEVEVANO le telefonate del presidente del Consiglio.
O dobbiamo vietare le intercettazioni perchè da un momento all' altro potrebbe chiamare Berlusconi?

piergiorgio massidda ha detto...

Caro Davide,
la prenda come una battuta, ma credo sia rimasto l'ultimo a credere ancora a Babbo Natale

Anonimo ha detto...

Non so chi gliel' abbia detto ma è proprio così! In ogni caso credo che sia una situazione migliore rispetto a chi crede a Berlusconi. E' vero che entrambi fanno tanti regali, ma almeno Babbo Natale non vuole niente in cambio...

Daniele Addis ha detto...

Babbo natale? mmm... a proposito di dietrologia.