lunedì 22 marzo 2010

Pluralità e unità: questo il problema del sardo ignorato da Milia

Ringrazio sentitamente gli amici che sono intervenuti sul mio articolo “Norma campidanese” in salsa elettorale. Con sensibilità e toni diversi hanno dimostrato (come del resto succede in questi giorni in altri blog, forum, discussioni in Facebook) che la questione della lingua è un tema sensibile, molto più rilevante di quanto la politica e i mass media danno a intendere. Per conto mio, apprezzo chiunque applichi la sua dedizione alla ricerca di soluzioni e ne rispetto i risultati.
Devo rilevare che, per quanto ne so, solo Sardigna natzione e Irs hanno preso parte alla discussione sulle questioni della lingua sarda sollevate dalla delibera con cui il Consiglio provinciale di Cagliari ha adottato come lingua amministrativa le norme elaborate da un gruppo di appassionati. Con l'ovvio risultato che, all'apparenza, nell'immaginario collettivo del popolo sardo la politica linguistica è solamente nell'interesse o dei movimenti indipendentisti o del governo sardo. A quest'ultimo, infatti, si deve non solo lo stanziamento di fondi per la tutela e la valorizzazione del sardo ma, soprattutto, la menzione della lingua quale motore di sviluppo in un documento di programmazione economica qual è il Piano regionale di sviluppo. È la prima volta che ciò accade nella storia dell'autonomia sarda.
Ho scritto, e lo ribadisco, che la decisione della Giunta Milia di adottare come proprie le “Arrègulas po ortografia, fonètica, morfologia e fueddàriu de sa Norma Campidanesa de sa Lìngua Sarda” è sbagliata per due ordini di motivi. Il primo è che tale adozione piega a ragioni elettorali la elaborazione di un gruppo di studiosi, con l'evidente scopo di far dimenticare agli elettori la sua incapacità di spendere i soldi stanziati dallo Stato proprio per la valorizzazione della lingua. Il secondo è che, con questo atto, anche al di là della volontà di chi le norme ha elaborato, si divide il sardo in due corpi fra loro non comunicanti.
Chi, come me, ha lavorato con passione alla elaborazione di quella che nel 1999 diventerà la legge 482 (Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche) aveva in mente qualcosa di diverso dalla suddivisione del sardo in tronconi. E, infatti, nella legge non si parla di due lingue sarde ma di una. Forse è bene ricordare che cosa dica l'articolo 2 della legge: “In attuazione dell'articolo 6 della Costituzione e in armonia con i princípi generali stabiliti dagli organismi europei e internazionali, la Repubblica tutela la lingua e la cultura delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l'occitano e il sardo”.
Come ho già scritto, io non mi occupo di linguistica ma di politica e, in questo caso, di politica linguistica. Capisco che nelle comunità, giustamente gelose e orgogliose della identità e diversità del proprio dialetto parlato e, spesso, scritto, possano sorgere delle resistenze alla rappresentazione grafica unitaria della lingua sarda nella sua unitarietà. Non è la prima volta che ciò succede nelle varie nazionalità senza stato in Europa e altrove. Amici che si occupano di politica linguistica mi dicono che questo è successo in Catalogna, in Friuli, nel Paese basco, in Corsica e che capitò anche in Norvegia.
Francamente non so se la Limba sarda comuna risponde totalmente o in parte alla necessità di uno standard scritto. Quel che so è che la legge parla di “minoranze linguistiche storiche” e che quella della Sardegna è una storia unitaria, non frantumata, e che fra le contraddizioni della Nazione sarda non c'è quella del sentirsi luogo di etnie diverse e contrastanti. Sono convinto che una seria politica linguistica da questo dato debba partire, con l'aiuto di tutti, linguisti compresi. D'altra parte, da legislatore ho ben presente il rischio che lo stravolgimento della legge 482, che parla di lingua sarda e non di lingue sarde, ridia fiato al giacobinismo che mai si è rassegnato a considerare dannoso il riconoscimento delle lingue delle “minoranze storiche”.
Aggiungo, ma avremo modo di riparlarne, che non capisco l'operato del mio amico e avversario Graziano Milia. Mi pare una persona diversa da quella che nel 2001 scriveva: “Due cose certamente bisogna fare: alleggerire o eliminare del tutto l’elemento di conflittualità che ha fino ad ora caratterizzato la questione [dello standard, Nota mia] e aumentare gli spazi di confronto e dibattito trasparente e chiaro sulla questione”. Vedo, e mi dispiace, la tentazione di usare la questione delicata della nostra lingua solo a fini elettorali, in questo modo di sostenere, all’interno di una carriera politica, tutto e il contrario di tutto pur catturare qualche voto in più.

27 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma non si può pensare a uno standard generale del sardo basato sulle varianti meridionali? Sul campidanese illuste. Si può dire? o è tabù? A me piacerebbe molto. E le buone ragioni non mancherebbero. Non pochi lo affermano per il logudorese, in tanti lo pensano ma non lo dicono, agendo tuttavia di conseguenza.
Proporre due normalizzazioni basate sulle due tradizioni storico letterarie è una buona soluzione, non traumatica, di compromesso, rispettosa della storia linguisitco letteraria dei sardi, che probabilmente assicurerebbe accettazione da parte dei sardofoni e successo della politica linguistica intrapresa. Nel sud sardegna si tende a proprorre spesso questa soluzione. Gente rispettosa. Tuttavia sarà difficile trovare il politico che avrà il coraggio, per ragioni di principio, di unità simbolica, di portare avanti questa idea, a prescendere dalla reale applicabilità. Presentiamo orsù una proposta di standardizzazione basata sul campidanese, un po' "trassato" e lo vendiamo per mesano. Gli altri l'hanno fatto. Che ci sarebbe di diverso e di più biasimevole rispetto a ciò che, partendo dalla tradizione logudorese si è tentato di fare prima con la LSU, poi con la LSC?

Unu chi s'est arrosciu.

Gianfranco Pintore ha detto...

@ anonimo arrosciu
Cosa osta a proporre uno standard sardo basato sulle varietà meridionali? Nulla, ci mancherebbe altro. Il fatto è che non c'è, e viene male ragionare su ciò che non esiste. La Lsc, invece, esiste, può essere migliorata, arricchita, sperimentata - come con altri anche io faccio - in ambiti non amministrativi. Ma siamo seri, lasciamo da parte la vulgata mediatica e baronale secondo cui parte dalla tradizione logudorese. Non ci vuole molto per accorgersene: basta leggere le sue norme (http://www.sardegnacultura.it/documenti/7_25_20060427093224.pdf) senza prevenzioni e pregiudizi.
Però trovi un punto d'accordo con lei stessa: vuole uno standard (quello che propone lei, a me andrebbe benissimo se ci fosse) o vuole un doppio standard? Ha ragione Massidda: la legge parla di lingua sarda, non di lingue sarde. Anche la legge (in gestazione per 51 anni) può essere cambiata, basta mettersi di santa pazienza ad attendere un altro mezzo secolo e sperare che nel frattempo il legislatore non si scocci troppo delle baruffe chioggiotte e non preferisca che siamo noi sardi a cancellare dalla faccia della terra il sardo.

Anonimo ha detto...

Ma guardi, anche quello delle "arregulas" è uno standard. C'è. Può essere migliorato, arricchito, sperimentato, come dice lei Pintore, ma c'è.. Io lo preferisco come base di partenza( e anche di arrivo). Pigliamo quello allora, lavoriamoci un po' su magari, per renderlo gradito a qaunti più sardi possibile, abbandoniamo la pretesa dell'affiancamento con uno standard logudorese e non ne parliamo più. Senatore, se lei è d'accordo, le auguro di vincere le elezioni.

Arrosciu

Davide Corda ha detto...

Il discorso di "Arròsciu" non farebbe una grinza se la LSC fosse davvero logudorese, che è il presupposto sul quale si fonda tutto il ragionamento.
La LSC è lingua sarda, punto. Il fatto che la sua pronuncia in lettura secondo i canoni tradizionali si avvicini di più ai dialetti della zona centro-occidentale non la rende "logudorese".
Visto che sei stufo e/o annoiato impegna il tuo tempo imparando la norma e successivamente prova a leggerla secondo la tua pronuncia locale. Qualche ora di esercizio con un minimo sindacale di impegno e l' equazione LSC=Logudorese sarà solo un ricordo.

Anonimo ha detto...

ok Corda, lasciamo le etichette. La LSC è sardo, ma chi dice il contrario?
Anche lo standard delle "Arregulas" è sardo.
Niente di più, niente di meno.

Prenda il secondo standard e provi pure lei ad esercitarsi al contrario in lettura creativa. A me non riesce tanto bene.. Però magari a lei. Cioè se riesce almeno a lei, facciamo che prendiamo il secondo e siamo tutti contenti.

Il fatto è che c'è sardo e sardo e io non ci posso fare nulla se mi piace più il secondo del primo. Ma adesso che ci penso, questa LSC l'hanno pure misurata, e hanno misurato le distanze con le altre varietà del sardo. E i risultati non contraddicono affatto il senso comune che ci suggerisce che la distanza rispetto ai dialetti meridionali è superiore.. Boh, forse dipende anche da questo la mia sensazione di disagio. Ma in ogni caso, a me piace di più il secondo, non ci posso fare nulla. E dicevo che preferirei partire dal secondo per arrivare a uno standard per tutti. Anche perchè dicono che nel meridione siamo di più.. e forse magari come me ce ne sono anche altri. Forse tanti. Quindi magari, per le sorti del sardo andrebbe pure meglio. Se non ci sono problemi,ovviamente. Ma se non ci sono problemi, perchè no? Mi pare che qui stessimo trovando l'accordo. Corda, mi faccia capire, lei sarebbe d'accordo o no?

Arrosciu

Davide Corda ha detto...

Certu ca ddu potzu fai, ita ti creis ca ddu timu deu su campidanesu? Po a mei non nc'est peruna diferèntzia: no tengu problemas de complessus de inferioridadi e sciu ce potzu scriri in casteddaju e sighiri a chistionai in su dialetu cosa mia.
Ses tui su chi tenit probblemas cun is àteras bariedadis de su sardu, no deu!

Anonimo ha detto...

oh! finalmente siamo tutti d'accordo! ma ci voleva molto? anni e anni buttati via.

Custa cheret buffada!

a.

Davide Corda ha detto...

Stai un po' calmo, qualora non te ne fossi ancora accorto io parlo esclusivamente per me. Ora puoi dedicarti a convincere gli altri sardi a scrivere in "campidanese". Ovviamente ti suggerisco di iniziare dall' obiettivo più facile: i cagliaritani...

Anonimo ha detto...

(Prima Parte)

Vedo con piacere che la discussione continua vivacemente.

All´amico Gianfranco Pintori vorrei far notare che da qualche giorno lui sta´scrivendo su Arregulas, che e´una varieta´standardizzata, come lo e´la LSC, solo che si basa sulle sotto-varieta´meridionali, quindi, mi chiedo davvero, come mai ora dice che non esiste un qualcosa di "meridionale"...non sara´che anche in Sardegna stia nascendo una forma di leghismo? Dio non voglia! la si butta sullo scherzo tanto per sdrammatizzare il continuo negare le evidenze degli amici sostenitori della LSU prima (bocciata clamorosamente dal governo Pili) e LSC ora (approvata in fretta e furia da Soru, ma mai passata in consiglio per l´approvazione...anche se qualcuno sta´dicendo il contrario! ma basta leggere il piano triennale della lingua sarda, approvato in frettissima al fotofinish di Soru, per motivi elettorali, e si legge chiaramente che la LSC viene considerata solo come un semplice generico esperimento da tenere sempre sotto controllo, quindi, molto diverso da una delibera di consiglio, approvata all´unanimita´che dice chiaramente "La Regione Sarda adotta...").

All´amico Senatore Massidda, che ringrazio tanto per la disponibilita´dimostrata nel confrontarsi, vorrei consigliare con rispetto di stare attento quando si parla di "incompatibilita´con la legge 482" di Arregulas, infatti la legge 482 non prevede assolutamente che esista UNO standard monolitico, ma di LINGUA SARDA si parla, e infatti, come c´e´scritto chiaramente nel titolo di Arregulas, Arrègulas po ortografia, fonètica, morfologia e fueddàriu de sa Norma Campidanesa de sa Lìngua Sarda, ovvero...Norma Campidanese della LINGUA SARDA! LINGUA SARDA, UNA...UNA LINGUA, UNA! :)
sta´diventando davvero stressante per noi sostenitori della doppia varieta´dover ripetere sempre le stesse cose alle stesse persone, eppure e´chiaro! UNA LINGUA; LA SARDA, che va avanti con due varieta´scritte, quella Campidanese, appena standardizzata e approvata da un consiglio provinciale democraticamente eletto dai sardi, all´unanimita´, e una norma Logudorese, sulla quale stiamo lavorando, ma che posso tranquillamente anticiparvi che non sara´altro che la LSC appena appena ripulita dei "contentini" concessi alla Sardegna campidanesofona.

Se si mette in discussione il fatto che una lingua poco diffusa, tutelata dalla legge 482, possa avere due norme ufficialmente riconosciute nella pubblica amministrazione, si puo´fare, senza nessun problema, pero´bisogna stare attenti, perche´il precedente in Italia c´e´, dal 2003! la lingua ladina, UNA LINGUA LADINA, non due o tre...UNA, ripeto, UNA (ormai si deve arrivare a questo...fra un po´faremo i fumetti per spiegarlo meglio!) viene utilizzata ufficialmente nelle sue due norme, la Gardanesa e la Badiotta. Giunta Provinciale n. 210 del 27 gennaio 2003 (Utilizzo della lingua ladina da parte degli enti pubblici e negli atti normativi) "le varianti del ladino con riconoscimento ufficiale in provincia di Bolzano sono il ladino unificato della Val Badia e quello della Val Gardena".

Anonimo ha detto...

(Seconda Parte)

Quindi che si fa? si va per le vie "legali", con ricorsi, etc etc? Perfetto, si innescherebbe un processo che oltre a rallentare il bilinguismo in Sardegna, coinvolgerebbe anche altre comunita´linguistiche.
Senatore Massidda, lei si prende questa responsabilita´storica e politica? Perche´poi ovvio e´che anche la LSC verrebbe trascinata "sul banco degli imputati", perche´la legge 482 parla di minoranze storiche, non consiglia e non impone e non permette nessuna commissione che si INVENTI a tavolino, partendo dalla varieta´logudorese, aggiungendo qualcosa di questo e qualcosa di quello, UNA NUOVA LINGUA SARDA!
attenti a questo punto! e´legalmente molto serio! :) la LSC non ha vocabolari storici, non ha grammatiche, non ha niente di scritto antecedente la sua nascita, quindi si puo´fare un "mega-ricorso" che con davvero poche prove si dimostrerebbe che qualcuno ´ha inventato un nuovo sardo e con questo nuovo sardo prende i fondi della 482, che invece parla di minoranza storiche...il Campidanese e il Logudorese invece hanno precedenti storici, secolari! chi lo nega, e´un "furfante" davvero, perche´basta entrare in una qualsiasi libreria per vedere quanto materiale vecchio di secoli esiste...ma insomma, lo Spano, il Porru, nel 1800...si sono inventati tutto? Se noi "anti LSC" non abbiamo mai intrapreso azioni legali contro l´illecita´di inventarsi UN NUOVO SARDO, e´solo ed esclusivamente perche´ci ripugna "portare in tribunale" la nostra bellissima lingua...ma se qualcuno (e spero davvero non lei, deluderebbe tanti che la stimano per il suo impegno per la lingua sarda! io il primo!) lo volesse fare, siamo pronti ad andare fino in fondo. Siamo stanchi di queste continue querelle che rallentano solo il processo di bilinguismo sardo!

Tornando ai ladini, popolo che stimo tantissimo, e che ho potuto conoscere per motivi di lavoro...il fatto di essere meno di 50.000, il fatto di utilizzare due norme scritte, non li ha impedito di essere nazione determinata a farsi rispettare e non li ha impedito di avere un bilinguismo ben piu´avanzato del nostro!
che il problema sardo sia questo ostinarsi di pochi (sempre gli stessi, dagli anni 70!) a voler imporre il logudorese prima 8chiamato proprio cosi´basta leggere i documenti degli anni 70...), la LSU poi (sempre logudorese, ma con un nome politically correct) e LSC ora (nome ancora piu´tropicale per sviare...ma sempre la stessa sotanza)? io chiedo a tutte le eprsone intelligenti di riflettere un po´...

Comunque, i miei titoli, i miei studi, il mio lavoro, mi impongono di fare informazione corretta sia su quello che riguarda la parte prettamente tecnica che quella legale, ormai con la 428 ci lavoro da anni ormai, senza avere avuto mai nessun problema, utilizzando il campidanese standard...tutto dimostrabile, basta passare con me e i miei colleghi qualche pomeriggio insieme, in giro per i paesi dove lavoriamo...

saluto tutti con cortesia e amicizia, che questa discussione possa essere costruttiva per tutti, senza paraocchi.

Dott. Pedru Perra

Gianfranco Pintore ha detto...

@ Arrosciu
Non esageriamo, per favore. Quello di Arregulas non è uno standard, ma solo un insieme di regole che pretende di essere uno standard. Ne potremmo parlare (e allora sottoporlo alle necessarie critiche) quando sarà stato adottato dalle realtà che dice di rappresentare: non mi pare che le province di Carbonia e Iglesias, del Medio Campidano, dell'Ogliastra, di Oristano lo abbiano neppure discusso.
Solo per prevenirla: la LSC è adottata da queste ultime due province, da quella di Nuoro e da quella di Sassari come lingua delle rispettive amministrazioni. In più, la Lsc prevede l'uso di is, ddu,dda. Non mi pare che le Arrègulas abbiano questa apertura.

Anonimo ha detto...

Carissimi,

Adesso e´l´amico Pintori (giornalista, non linguista...) a dire cosa e´uno standard o meno?
Mi sembra l´ennesima uscita infelice del nostro amico :)
semmai e´la LSC che per la sua superficialita´(mancano addirittura tutti i suffissi-prefissi etc etc! ma dai siamo seri per favore...guardiamo le norme friulane, ladine, sono complete come arregulas!) non dovrebbe essere considerata uno standard...ma infatti, la fretta e´stata una cattiva consigliera, non si puo´creare chissa´cosa in un paio di riunioni.

Caro amico Pintori, ci scriveresti gli estremi delle delibere dei consigli provinciali che adottano in maniera ufficiale la LSC? grazie, gentilisso! :)

allora...il lavoro Arregulas e´uscito a luglio, messo in discussione pubblica aperto a suggerimenti fino ad ottobre, poi con tutte le prassi burocratiche siamo arrivati a marzo, quindi, come si poteva sperare che anche le altre provincie lo avessero gia´adottato?
poi, ripeto...questo standard e´in sperimentazione nei comuni campidanesi da est a ovest da nord a sud da quando si lavora con la 482, il vaglio popolare l´ha passato abbondantemente...quindi...ennesimo NON DISCORSO! :)

Dott. Pedru Perra

Anonimo ha detto...

@ davide

Accetto la provocazione. Magari fosse facile con i Casteddai.. Forse non saremmo a questo punto. E' difficile risalire la china. Difficilissimo se proponiamo qualcosa di troppo lontano dal Cagliaritano. Cerchiamo di apprezzare invece l'atto della Provincia, per piccolo che sia, anzichè scandalizzarci del perchè non si sia posta sulla scia di altre esperienze etc etc.


@ gianfranco

sono chiuse? le apriamo di più


saluti

Arrosciu

Gianfranco Pintore ha detto...

@ Perra
Io spero che non sia per idiosincrasia nei confronti delle desinenze in "e" che continua a cambiarmi il cognome.
Ma, questo a parte, mi pare poco produttivo un dialogo fra chi parla di politica linguistica e chi di linguistica con un giornalista che linguista non è. Non ho, infatti, mai criticato le vostre arrègulas dal punto di vista linguistico.
Se è vero che nel vostro lavoro parlate di un lingua, bisognerebbe esser sordi e non sentire le tante voci che assicurano dell'esistenza di due lingue. Così che le preoccupazioni del sen. Massidda (e, si parva licet, mie) mi paiono assai ben fondate.

Anonimo ha detto...

Ma che discorsi sono? siccome qualcuno, sbagliando, confonde il termine VARIETA` con lingua (specialmene i giornalisti! prenditela con la tua categoria! :) ), questo non vuol dire che ci si debba preoccupare! cosi´come non c´e´ da preoccuparsi quando una piccolissima minoranza di pseudo-intellettualoidi sostiene che sia il logudorese il vero sardo e che tutto il resto non valga a niente...ci si fa una risata e basta! :)
io e gli altri autori di Arregulas, siamo stati chiarissimi, se uno si prende la briga di leggersi il libro (lo so e´lunghetto, piu´semplice leggere le regolette LSC, poche pagine e rigorosamente in lingua italiana...), si chiarisce completamente le idee, poi, si puo´essere concordi o no, ma almeno non si fanno sparate senza un minimo di fondamento...

Pedru Perra

Davide Corda ha detto...

Io ho letto il libro di Arrègulas ma per quanto mi sforzi ancora non riesco a capire quale sia in "Campidanese standard" la frase giusta tra le seguenti:

1) Deu ia a nai ca funt stètius issus;
2) Deu ia a nai ca funt staus issus;
3) Deu ia a nai ca sunt stètius issus;
4) Deu ia a nai ca sunt staus issus;
5) Deu ia a narri ca funt stètius issus;
6) Deu ia a narri ca funt staus issus;
7) Deu ia a narri ca sunt stètius issus;
8) Deu ia a narri ca sunt staus issus;
9) Deu emu a nai ca funt stètius issus.
10) Deu emu a nai ca funt staus issus;
11) Deu emu a nai ca sunt stètius issus;
12) Deu emu a nai ca sunt staus issus;
13) Deu emu a narri ca funt stètius issus;
14) Deu emu a narri ca funt staus issus;
15) Deu emu a narri ca sunt stètius issus;
16) Deu emu a narri ca sunt staus issus;

C'è qualcuno, con adeguati titoli e sottotitoli, che potrebbe spiegarmi qual è la frase giusta?

Fisino ha detto...

come si puo' parlare di imporre una lingua che in pochi comprendono a prescindere si tratti di sardo meridionale o settentrionale .
Siete sicuri che un cagliaritano, soprattutto un giovane, sappia parlare e capire il dialetto cagliaritano ? Vedo tanti errori nei vostri commenti nella scrittura in sardo e chi scrive ha forti dubbi. Non e' la mia una provocazione ma una constatazione.

Gianfranco Pintore ha detto...

@ Fisino
Per ora l'unica imposizione che conosco è quella della lingua italiana e tutti quelli che qui hanno scritto vogliono solo che la lingua sarda non sparisca.
Poi, ci lasci pure bisticciare su qual è il modo migliore per farla vivere. Lei ha l'impressione che in pochi la comprendono. Alla sua sensazione mi permetta di opporre non altre sensazioni, ma numeri frutto di una ricerca scientifica delle Università di Cagliari e Sassari. Il sardo (e le lingue alloglotte della Sardegna: gallurese, sassarese, catalano e tabarchino) sono parlate dl 68,4% dei sardi, è compresa ma non parlata dal 29% ed è ignorata solo dal 2,6%.
Per sua curiosità, nel centro-nord dell'isola lo parla il 76%, nel meridione il 68,9%, ad Alghero parla il catalano il 23,2%, a Sassari parla il sassarese il 27,3, in Gallura il gallurese è parlato dal 15,1% e nell'isola di Carloforte parla il tabarchino il 12,2%. La sua sensazione, come vede, non è molto fondata.

Anonimo ha detto...

Per Davide Corda,

per ogni domanda tecnica, ti suggerisco di contattare direttamente http://academiadesusardu.wordpress.com/
li ci sono persone con "titoli, infra-titoli e sotto-titoli" che saranno ben lieti di risponderti.
Come hai notato, il tema centrale e´la politica linguistica...

cun amistadi,

Pedru Perra

Anonimo ha detto...

sono sardo,cagliaritano, ma non so scrivere e parlare bene il sardo, quando ero piccolo i miei genitori come tutti i cagliaritani e a scuola ci impedivano di esprimerci in sardo. Per questo anche le nuove generazioni non conoscono la lingua sarda. Ci si chiede perche' parli del cagliaritano ? perchè risiede proprio nel cagliaritano la maggioranza dei residenti in sardegna. Le statitiche che citi non dubito che siano corrette, ma sulla percentuale delle persone intervistate che non rappresentano la maggioranza complessiva della gente sarda. Circa l'imposizione dell'italiano, senza offesa, cerchiamo di essere seri ed evitiamo una volta per tutte questa sorta di repressione e condizione di diseguaglianza. Nessuno puo' mettere un bavaglio alla libera espressione specie se si vuole imporre una lingua.

Anonimo ha detto...

sono sardo cagliaritano ma non so scrivere e parlare bene il sardo, quando ero piccolo i miei genitori come tutti i cagliaritani e a scuola ci impedivano di esprimerci in sardo. er questo anche le nuove generazioni non conoscono la lingua. Ci si chiede perche' parli del cagliaritano ? perchè risiede proprio nel cagliaritano la maggioranza dei residenti in sardegna. Le statitiche percentuali che citi sono corrette o meglio lo saranno ma sulla percentuale delle persone intervistate che non rappresentano la maggioranza dell gente. Circa l'imposizione dell'italiano, senza offesa, cerchiamo di essere seri ed evitiamo una volta per tutte questa sorta di repressione e condizione di diseguaglianza. Nessuno puo' mettere un bavaglio alla libera espressione specie se si vuole imporre una lingua.

Marco Pisano ha detto...

Salve a tutti. Sarebbe interessante disporre di dati precisi che certifichino l'uso e la conoscneza del sardo a Cagliari, giacchè di questo si parla, e poter così andare oltre le valutazioni di carattere soggettivo che ognuno di noi fa sulla base della propria esperienza personale. Tuttavia, son Cagliairitano e vorrei portare anch'io la mia testimonianza.
E' innegabile che il sardo viva oggi a Cagliari in una condizione di calandestinità sociale. Ma proprio per questo, credo si possa dire che la conoscenza del sardo sia ben maggiore di quanto appaia. Lo si sente poco in giro, ma questo non significa che non se ne faccia uso in certi contesti familiari o sociali, tra amici, e che non se ne abbia un grado diffuso , per quanto variabile, di conoscenza. Questo vale sia per le famiglie di origine cagliaritana, che per le tante arrivate da fuori e stabilitesi in città, o che continuano ad abitare nei comuni più o meno prossimi, e che a Cagliari studiano ,lavorano, si divertono, o usurfruiscono di vari servizi. Purtoppo, quando si arriva in città, o si esce di casa per chi ci vive, il sardo si tende per lo più a mettelo nel cassetto. Ma il fatto che lo si esibisca poco non significa che non ci sia.
Per i giovani cagliaritani purtroppo la situazione è spesso drammatica perchè mancano sempre più i buoni modelli, e le occasioni per esercitarsi ad un uso corretto della lingua.
Il condizionamento sociale, nella gran parte dei contesti pubblici, induce a tenere il sardo nascosto : e' tollerato, e anzi ben accetto, l'uso di frasi in sardo all'interno di un discorso in italiano. Uso scherzoso e espressivo della lingua, potremmo dire. Spesso è bene non andare oltre vuoi perchè c'è il rischio che l'interlocutore più o meno occasionale non ti segua o ti capisca poco, ovvero valuti comunque negativamente questo tuo comportamento.
Attenzione però. Se la realtà è più o meno questa, ciò non significa che non ci sia la volontà o il desiderio in molte persone di superare questa situazione. Molti gradirebbero avere più occasioni per esprimersi in sardo. Tanti sono i giovani che di questa lingua hanno una conoscenza per lo più passiva, e vorrebbero poterla portare alla luce.. Oggi inoltre i giovani viaggiano molto,ci si confronta con realtà europee dove il bilinguismo è la norma. Si riflette su tutto questo. Lungi da considerarlo inutile, molti di quei giovani che non hanno avuto la possibilità di apprenderlo, si rammaricano di non conoscere il sardo, avvertono questo come una mancanza e cercano o vorrebbero provi rimedio. La sensibilità è cambiata rispetto a 20 o 30 anni fa.
La politica latita. I media non se ne occupano. La classe dirigente cittadina è perlopiù ostile a questi argomenti. La città avrebbe invece bisogno di una riflessione collettiva, di mettersi allo specchio, confrontarsi con questi problemi, come anche l'intervento di chi mi ha preceduto testimonia. Rimango dell'idea che la popolazione sia molto più pronta a confrontarsi con questa ed altre questioni di certa classe dirigente. Abbiamo bisogno di politici sensibili e attenti.

Gianfranco Pintore ha detto...

@ Pisano
La sua "sensazione" soggettiva è molto più che fondata. La ricerca universitaria (che può trovate qui: http://new.sardegnacultura.it/documenti/7_88_20070514130939.pdf) dà per la città di Cagliari il 59,3 di parlanti, il 36,7 di persone che non lo parlano ma lo capiscono.
Giuste, credo, le sue considerazioni sui ceti politici e sul complesso delle classi dirigenti. E' per questo, mi pare, che il blog del senatore Massidda è una bella eccezione e diventa poco a poco spazio di discussione fra gente che, almeno sulla questione della lingua, non si schiera per tifoserie politiche. Se posso suggerirle un'idea, comunichi la novità ai suoi amici

Davide Corda ha detto...

Ringrazio il Dott. Ing. Cav. Perra per la segnalazione e provvederò al più presto a segnalare all' "Academia" il mio dubbio. Per il momento lo prendo come l' ennesima conferma che il fantasmagorico e mirabolante "Campidanese standard" esista solo nella fantasia di chi ha proposto le "Arrègulas".
Dato l' esistenza di questo è la base concettuale di tutta la proposta di politica linguistica dell' "Academia" mi sembra di essere rimasto abbastanza in tema.
Ossequi.

Anonimo ha detto...

Non capisco davvero il tono di Davide Corda...ha fatto una domanda, gli e´stato riposto in maniera garbata, ma evidentemente a lui non interessa un dialogo corretto vista la sua riposta.

Spero che questa sia solo una piccola parentesi negativa in un discorso pacato e costruttivo. Il sardo ha bisogno di ragionamenti amichevoli, non di liti da bar.

cun amistadi,
Pedru Perra

Anonimo ha detto...

Tanto per essere chiari,

Le pubbliche amministrazioni che hanno utilizzato il campidanese letterario in questi ultimi anni:

i Comuni di:

Sinnai
Quartu
Capoterra
Perdaxius
Santadi
Setzu
Genuri
Fluminimaggiore
San Sperate
Maracalagonis
Quartucciu
Samatzai
Nuraminis
Serrenti
Siddi
Gesico
Pimentel
Villaspeciosa
Decimoputzu

Provincia del Medio Campidano

poi scuole elementari, medie e asili di Quartu, Selargius, Sinnai, Capoterra...

Lista fatta per difetto.

Pedru Perra

Anonimo ha detto...

...
Villamar
Burcei
Villasalto
...