Non sono d'accordo con il mio caro amico Giorgio Stracquadanio, deputato lombardo del mio partito, secondo cui la Sardegna sarebbe luogo adatto per la installazione di una centrale nucleare. Del perché io sia contrario a quella ipotesi ho lungamente scritto e non mi ripeto. Più interessante e intrigante è il suo ragionamento, fatto durante un dibattito televisivo. “In Sardegna” ha detto “abbiamo avuto un problema, di recente. C’è stata la crisi dell’Alcoa, un’industria fondamentale per l’isola. Il Governo sta trattando con grande determinazione per mantenere i posti di lavoro. Ma la produzione di un’industria che lavora l’alluminio richiede un alto consumo di energia. Quindi, se possiamo avere la produzione dell’energia lì vicino è meglio. In più le centrali hanno anche necessità di grandi quantità d’acqua, quindi l’ideale sarebbe mettere la centrale lì vicino”.
Come dire che la soluzione trovata (e speriamo presto applicata) per l'Alcoa non è e non può essere per sempre. Sempre, invece, la produzione di alluminio avrà bisogno di grandi quantità di energia. E l'energia va trovata. Il no al nucleare in Sardegna è una scelta condivisa dalla stragrande maggioranza dei sardi ed è diventato un punto d'onore sia per il governo sardo sia per la gran parte delle forze politiche e sociali. Il motivo è, fondamentalmente, uno: il nucleare confligge con lo sviluppo che abbiamo in mente.
Ma c'è nel variegato mondo della Anonima indignati in servizio permanente e effettivo una il prevalere della “cultura del no”: no alla installazione dei parchi eolici in mare, e figuriamoci se non siamo d'accordo, purché il no a “lì” si trasformi in un “sì” qui, e invece questo sì stenta a conquistare l'Anonima indignati; e poi c'è il no al passaggio del gas del Maghreb, e poi c'è il no al carbone, e poi c'è il no al fotovoltaico industriale, e poi... basta seguire i giornali per aver sentore dei no. Di solito, questa Anonima è, allo stesso tempo, per salvare l'Alcoa e l'Euralluminia, per dar loro tutta l'energia di cui hanno bisogno e per impedire che le fonti di energia siano collocate nel giardino di casa.
Qualche tempo fa, in maniera paradossale, avevo scritto: “Io intravedo il rischio che, non so con quale inconsapevolezza, questo fronte del No a tutto prepari le condizioni perché disoccupati, lavoratori a rischio e loro famiglie, per disperazione invochino la costruzione di una centrale nucleare, sicura fonte di energia abbondante”. Il ragionamento dell'amico Stracquadanio (le cui conclusioni, è bene ripeterlo, non condivido) sta a dimostrare, fra l'altro, che quel paradosso rischia di essere dietro l'angolo.
4 commenti:
E' spettacolare la velocità con la quale lei cambia idea, senatore.
Non è il suo intervento del 9 maggio dell'anno scorso in senato, questo?
[...]"È inutile continuare a fare il sacrificio di non aprire centrali nucleari in Italia, tra l'altro di ultima generazione e dunque particolarmente sicure, per paura del nucleare, quando molti Paesi confinanti, quali Francia e Svizzera le hanno già costruite. Voi fate riferimento ai danni conseguenti a Chernobyl, ma avete paura di impianti molto più moderni. Sostenete che vi è un problema di scorie, ma dimenticate un fatto. È vero che bisogna risolvere il programma delle scorie, ma certo non si può neanche risolverlo come sosteneva qualcuno dei vostri governanti della scorsa legislatura, che proponeva di mandare le scorie nel deserto del Maghreb. Se volete posso anche dirvi il nome e il cognome.
Certo, il problema dei rifiuti tossici va risolto, ma non è legato solo alle centrali nucleari. Ad esempio, anche per un semplice esame della tiroide si usa materiale radioattivo, che produce scorie. Quindi, anche per scopi estremamente importanti, noi già produciamo delle scorie radioattive e abbiamo delle centrali bloccate, che continuano a perdere danaro, perchè dobbiamo mantenerle in sicurezza.[...]
@ Anonimo (chi sa perché?)
E dove sarebbe la contraddizione? Nel fatto che ho sempre detto che nella Penisola le regioni hanno tutto il diritto di chiedere e ottenere centrali nucleari, così come la Sardegna ha il diritto a dire no? Se contraddizione c'è, le confesso che mi sfugge. Ho sempre detto, e continuo a pensare, che le nuove centrali nucleari sono sicure e che le si temono per puro pregiudizio ideologico quando non per fare propaganda politica.
In Sardegna non le vogliamo (almeno io non le voglio) non per inesistenti pericoli, ma perché la nostra Isola può e deve darsi un modello di sviluppo sganciato dalla necessità di enormi quantità di energia per alimentare industrie energivore. Altrimenti avrebbe ragione il mio caro amico Stracquadanio.
mel sito della signora michela murgia straparlano di Lei
Nel sito della signoara michela murgia straparlano di Lei
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