martedì 7 luglio 2009

Eni a Portotorres: adesso basta

Adesso basta, non ci faremo mettere in mutande da nessuno. La decisione dell'Eni non può essere tollerata, reagiremo con energia e decisione. Di fronte a situazioni di tale gravità non esistono nè maggioranza nè opposizione, ma sardi in difesa dei sardi.
Non c'è tempo da perdere sono in gioco gli stipendi di 3.500 lavoratori. Le motivazioni addotte dell'Eni non possono ingannare gente come noi che da anni segue le scelte stategiche di questa società. Le forze politiche devono essere immediatamente affiancate da tutte le forze sociali non solo regionali, in quanto il caso Sardegna è un'emergenza sociale che ha e deve avere valenza di urgenza nazionale.

9 commenti:

mebitek ha detto...

salve onorevole,
stò già immaginando la caparbia e la tenacia con cui affrontere il problema. questo è ciò che ci meritiamo... dice che la Sardegna è in emergenza sociale e che per questo dovrebbe avere valenza nazionale... sarà ma guardi che i problemi ora sono il G8, le veline e tutte la baggianata italiche.
dei sardi e della Sardegna non gliene frega a nessuno, purtroppo anche a chi, i sardi dovrebbe rapprentarli, lottare per i loro diritti troppo spesso calpestati da chiunque.

mi scuso anticipatamente per i miei toni "sarcastici" ma la mia è un amarezza vera, poichè da emigrato vedo sempre più lontana l'occasione di far rientro nella mia meravigliosa isola. grazie davvero.

claudio

p.atzori ha detto...

Se nella battaglia non ci saranno spiragli per una soluzione positiva, che almeno l'Eni smonti tutta la ferraglia e disinquini solo e sottosuolo. I monumenti alle fregature ricevute da Rovelli in poi con enorme salasso di denari pubblici e l'inquinamento del sottosuolo NON LI VOGLIAMO!

Anonimo ha detto...

Scusi senatore, ma non riesco a vederla come una situazione particolarmente grave: si tratta di una chiusura di soli 2 mesi, una crisi fisiologica come se ne son viste tante. I lavoratori dovrebbero usufruire della cassa integrazione come è previsto in casi del genere.

Zuliè ha detto...

Ma che se ne vedano..che restituiscano quello che hanno preso e risarciscano i sardi per quello che hanno rovinato (probabilmente per sempre) e con quei soldi si faccia qualcosa per restituire il posto di lavoro agli operai in cassa integrazione...magari un lavoro piú decoroso che respirare schifezze dentro una fabbrica per 800-1000 euro al mese. Basta foraggiare questa gente di fondi regionali per tenerli aperti per due mesi e poi cominciare tutto da capo con sempre piú persone senza lavoro e sempre meno soldi nelle casse della regione. Questa politica del goccia a goccia non è servita negli ultimi 30 anni e non servirá sicuramente adesso. E chi ci rimette siamo sempre noi.

piergiorgio massidda ha detto...

Caro Claudio
La capisco, anche se non condivido la sua visione nera della situazione. Del resto, sarebbe stato da ingenui pensare che l’onda d’urto della crisi mondiale, che già ha creato milioni di disoccupati, risparmiasse la Sardegna. Si tratta di lavorare seriamente, e i governi sardo e dello Stato lo fanno, per evitare i risvolti più drammatici.
Quanto alle baggianate, per fortuna, e salvo qualche inguaribile paranoico, i sardi si sono occupati e si stanno occupando di cose terribilmente serie, lasciando le sciocchezze a qualche giornale e a qualche politico. E stanno riscoprendo, i sardi, la necessità di contare sulle proprie forze e la forza dell’unità come l’unica capace di segnalare che esistono. Classi dirigenti in lotta intestina per questioni ininfluenti sul nostro destino danno un segnale molto brutto e, soprattutto, fanno capire allo Stato centrale che non esiste alcun progetto degno di essere preso in considerazione. Ma la sua (e mia) “meravigliosa isola” è, però, diversa dal pollaio che alcuni dipingono.

piergiorgio massidda ha detto...

Per Zuli' e per Atzori
La prospettiva è proprio quella del ripristino dell’ambiente sardo, unico nel mediterraneo, guastato nel passato da scelte sbagliate, determinate anche da chi oggi lancia altissimi strilli. Fa parte dell’eclissi della memoria, tutto questo, e ci sarà tempo per fare una profonda critica e autocritica.
Da tempo vado sostenendo su questo blog - e l'ho fatto anche ieri nell'incontro promosso dal governo sardo a Roma - che è proprio in momenti di crisi come questi che bisogna avere il coraggio di ripensare a un modello di sviluppo, quello che ho chiamato un Nuovo modello di civiltà.
Adesso, però, cari amici tutti dobbiamo adempiere ad un dovere morale non discutibile: salvare il posto di lavoro delle ormai decine di migliaia di persone che rischiano di pagare il conto della improvvisa desertificazione industriale.

piergiorgio massidda ha detto...

Caro Anonimo,
apparentemente si tratta di una crisi fisiologica, come dice lei. In realtà è l’annuncio di un disimpegno unilaterale dell’Eni che avrebbe, se non bloccato, esiti drammatici sia per i lavoratori sia per la Sardegna intera. Ed è per questo che va bloccato.

mebitek ha detto...

mi scusi ma la mia visione pessimistica, nonostante la mia giovane età, è dovuta al fatto che in 100 giorni di governo ci si diverte con il primo reimpasto della giunta e un simpatico toto assessori invece di creare o di cercare di creare delle vere situazioni di svilupppo. mi dispiace sentire che le nostre spiagge avrenno concessioni di 6 anni agli alberghi che godranno di n metri quadri di ombra a discapito nostro...
come dovrei vedere la situazione?
ah giusto da emigrato potrei sempre prenormi un albergo dal continente così da usufruire dei miei bei 7mq di ombra... giusto...

piergiorgio massidda ha detto...

Caro Claudio,
il rimpasto cui si riferisce, per quel che ne so, è un semplice avvicendamento concordato all’inizio della legislatura per fare il quale il presidente della Regione non ha perso alcun minuto di tempo. Quanto al toto assessori, se la prenda con i media che hanno inventato questo gioco estivo. Una volta c’erano gli Ufo, adesso tocca agli assessori.
Quanto alle concessioni, due sole considerazioni. La prima è che a deciderla saranno i comuni, secondo le proprie esigenze. La seconda è che tutti ci lamentiamo della mancanza di bagnini e di servizi sulle spiagge, dai gabinetti agli ombrelloni. Chi li paga se non i titolari delle concessioni decise dai comuni? Le concessioni ci sono sempre state, solo che erano annuali. Lei pensa che un qualunque imprenditore serio possa fare investimenti anche consistenti con lo spettro del ritiro di una concessione dopo appena un anno? Di qui la decisione di affidare ai comuni la facoltà di dare concessioni per sei anni (in realtà per sei stagioni balneari).
Dia retta a me: quando legge di privatizzazione delle spiagge, rifletta un po’ sugli interessi politici dei giornali che danno queste false notizie.