Ho sognato di essere nei panni di un giustizialista, alla Di Pietro per intenderci, di fronte ad un avversario politico incappato in un Pubblico ministero. Come sta succedendo in queste ore all’on. Renato Soru. E il sogno si è presto trasformato in incubo. Dapprima mi sono visto, infatti, intento a rileggere gli encomi che Di Pietro fece del “suo” candidato durante il tour elettorale in Sardegna, fatto distribuendo patenti di moralità e amoralità secondo la vicinanza o la lontananza dalle sue idee tardo-peroniste. È stata poi la volta dell’on Soru intento a chiedere le sue stesse dimissioni da consigliere regionale, in armonia con la curiosa tesi secondo cui basta un sospetto (fondato o infondato ha scarsa importanza) per cancellare il voto degli elettori. Ho sognato infine di stare di fronte ai monitor delle agenzie di stampa in attesa della sentenza sommaria che Di Pietro ero sicuro non avrebbe tardato ad emettere, come è solito fare con chi è appena appena indagato.
Poi, per fortuna, mi sveglio dall’incubo e torno persona di normali sentimenti democratici. Penso che Soru è solo stato rinviato a giudizio e che spetta ai tre gradi della magistratura stabilire la verità dei fatti. Per ora è innocente, sicuro in più di essere in grado di dimostrarlo ai giudici. Glielo auguro di cuore, così come lo invito a pensare a come si possano sentire gli altri cittadini, con o senza responsabilità politiche, che si trovino nelle sue condizioni.
Nessun commento:
Posta un commento