venerdì 10 luglio 2009

In Sardegna non c'è posto per il nucleare. Punto e basta

L’approvazione, ieri al Senato, delle “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia” sta suscitando forti discussioni, soprattutto per quanto riguarda l’energia nucleare. Nella polemica ha parte preponderante il no dell’opposizione che, va lealmente riconosciuto, non è tutto dettato da furore ideologico e preconcetto. Gli atteggiamenti meno fondamentalisti potranno avere un ruolo decisivo nella trasformazione positiva di questa legge che, come tutte le altre, è naturalmente migliorabile con la discussione.
Io ho votato a favore perché non considero giusto né legittimo oppormi alle regioni e ai molti comuni che hanno espresso la volontà di ospitare, se mai tecnicamente possibile, una centrale nucleare. Spogliata delle paure molto ideologiche e poco scientifiche, una centrale nucleare dell’ultima generazione è semplicemente un sicuro ed economico strumento di produzione di energia e un modo per far dipendere uno Stato sempre meno dal petrolio. Dico questo, che penso seriamente, perché non creare equivoci.
Ma vivo in Sardegna, una regione dell’Europa che l’uomo, la natura e persino il gap di sviluppo economico hanno reso un bene ambientale unico in tutto il Continente. Se altrove una centrale nucleare sarebbe semplicemente un’industria in più, inserita in un contesto già compromesso dal punto di vista ambientale, in Sardegna le cose cambiano. L’immagine di un’isola in qualche modo segnata dal nucleare contrasta con quella di un ambiente ritenuto unanimemente fra i più intatti d’Europa.
C’è intanto il fatto che quest’isola ha già subito nel passato modelli di sviluppo che, dove attuati, hanno creato non solo degrado ambientale ma anche le incertezze di occupazione che sono adesso una evidenza drammatica.
Da tempo, è all’ordine del giorno della società sarda la necessità di darsi una carta del suo autogoverno che non può sopportare alcuna iniziativa che non sia dai sardi condivisa, qual è, con tutta evidenza, una centrale nucleare. Il governo della Sardegna ha preso l’impegno a non consentirne l’impianto e ha deciso che l’isola non ospiterà alcun altro impianto nucleare. La lealtà repubblicana della stragrande maggioranza dei sardi è fuori discussione e anche il Nuovo statuto speciale, nel rivendicare alla Sardegna tutta la sovranità di cui ha bisogno, non proporrà alcuna fuoriuscita dalla Repubblica italiana.
Sono però cosciente, per quel che mi riguarda, che nessuno potrà scambiare questa lealtà dei sardi per una predisposizione ad accettare ancora, come è successo con l’industrializzazione monoculturale per la fame di lavoro, scelte non condivise. Per questo, pur riconoscendo alle regioni che lo vogliono il diritto ad averle, sono come la maggioranza dei sardi decisamente contrario alla installazione di una centrale nucleare nell’isola. Né ritengo possibile uno scambio fra la rinuncia ad installarla e l’offerta di ospitare siti di stoccaggio di residui nucleari al di fuori di quelli che la Sardegna produce nei suoi ospedali.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

AIN !!


hahahh


http://www.assonucleare.it/Documenti%20AIN/Osservazioni%20Report%2029-03-2009.pdf


Valeria

Anonimo ha detto...

AIN: Three Mile ISland non ha prodotto nessuna conseguenza sanitaria


http://www.pubmedcentral.nih.gov/articlerender.fcgi?artid=1405170

per fortuna non tutti i medici mandano affanculo Ippocrate dopo aver giurato



Valeria

Dàvide Corda ha detto...

Una domanda per il Sen. Massidda: nel caso in cui la Corte Costituzionale dovesse bocciare la proposta di Statuto da lei presentata come si dovrebbe agire a suo giudizio? Da indipendentista mi auguro che il processo vada fino in fondo ma ho dei forti dubbi in proposito. Senza polemica alcuna, saluti.

Anonimo ha detto...

Buongiorno Massidda, anche io ritengo che uno Stato pessimo come quello Italiano necessiti della propulsione nucleare per diversificare le fonti di approvvigionamento. Lo dice un Sardo nazionalista ed indipendentista come il sottoscritto. Così come condivido il fatto che da Sardo, non abbiamo bisogno del nucleare sia per il manifesto contrasto ambientale e di immagine, sia per un'altra buona ragione che è quella per cui la Sardegna già oggi fornisce il suo contributo di energia alla Penisola: Mi riferisco alla SARAS, al comparto pubblico dell'ENI e non ultimo, al gasdotto in fase di realizzazione. Appare inoltre altrettanto ovvio che lei sia stato eletto con il voto dei Sardi e che quì scatti un "conflitto di interesse" tra le posizioni della sua terra e quelle del gioco di squadra imposto dalla maggioranza di governo di cui lei fa parte: Ha scelto quest'ultima. Mi lasciano perplesso le sue dichiarazioni sulla "lealtà repubblicana" dell'isola che, se testate attraverso un sondaggio, SU QUESTO TEMA potrebbero non coincidere con la sua scelta di voto parlamentare effettuata. Mi lascia inoltre perplesso il suo voler rimarcare quanto la Sardegna nel nuovo statuto non auspicherà l'uscita dalla Repubblica Italiana. Discorso lecito datosi che la Sardegna non è strutturalmente pronta a livello economico ed i cittadini anche nelle scuole non hanno la più pallida idea del loro passato, figurarsi di dettagli su come i Piemontesi abbiano gestito i disordini popolari del passato. Eppure, questo mettere le mani avanti da parte sua sul fattore indipendentista lo vedo come un sintomo di debolezza verso il centralismo: Quasi si volesse scongiurare chissà cosa e quasi si volessero evitare chissà quali conseguenze. Da parte sua del resto persiste nell'errore di vedere l'indipendentismo come un cambiamento repentino e non invece progressivo nel tempo. La sua scelta per il nucleare desta altre perplessità per alcuni motivi molto semplici: Chi si definisce autonomista, sebbene insito in un contesto centralista, ha il compito di segnalare quanto il proprio territorio abbia già dato a questa "lealtà repubblicana" in termini di produzione e distribuzione energetica nel mercato, ma non solo: Ha il compito di sollecitarne un ritorno in termini economici. La lealtà in uno stato non è fatta di soggetti passivi da una parte ed attivi dall'altra, ma di interscambio reciproco. Abbiamo bisogno di tariffe agevolate, di bonificare aree inquinate, etc. Quando questi ultimi elementi non vengono messi in atto, l'autonomista ha il compito di ridurre gli elementi che possano portare a direzione contraria e protestare con la maggioranza se necessario, evitando di incrementare i potenziali danni. Il suo sì al nucleare pertanto dimostra quanto purtroppo all'interno di un partito centralista non sia possibile fare gli interessi territoriali dell'isola su ogni punto con determinazione. Cordialmente, Bomboi Adriano - U.R.N. Sardinnya

piergiorgio massidda ha detto...

Cara Valeria, mi scusi, ma non riesco, con tutta la mia buona volontà, a capire i suoi messaggi cifrati. E, soprattutto, non capisco la loro attinenza con quello che ho scritto. Forse lei è d’accordo con la installazione di una centrale nucleare in Sardegna?