“Ma santo cielo, possibile che nessuno sia in grado di ficcare una pallottola in testa a Berlusconi?”. L'istigazione all'omicidio è comparsa per qualche giorno in Facebook sulla pagina di un dirigente periferico del Pd. Quel partito ne ha preso le distanze e ha accettato le dimissioni del giovane dirigente. I giornali di sinistra danno la notizia senza commenti, fingendo che bastino le perole di presa di distanza dette dal coordinatore modenese di Gioventu democratica.
E invece non bastano. Tanto più in basso, gerarchicamente parlando, è la fonte di tanto odio, tanto più un partito serio dovrebbe chiedersi da dove nasce quella frase. Come immaginare che la campagna di odio montata, soprattutto in questi mesi, contro il presidente del Consiglio non avesse questi risvolti? I tanti post circolanti in Internet, da quello che invita a “staccare la spina a Berlusconi” a questo più diretto del giovane “democratico”, danno conto del fatto che la sete di sangue nemico si è trasformata in pericolosa epidemia.
È passata quasi inosservata la notizia che il ministro per il Rapporti con il Parlamento Elio Vito ha consigliato a Berlusconi di limitare i suoi contatti spontanei e non protetti con i cittadini. Rispondendo alla Camera a un’interrogazione di Emanuele Fiano (Pd), Vito ha riconosciuto che: “Berlusconi, in ragione della sua esposizione mediatica, può essere oggetto di contestazioni... Non escludendosi a riguardo anche in gesti violenti di mitomani isolati, difficilmente individuabili”. Spero siano valutate in tutta la loro gravità le parole di un ministro della Repubblica: non si consiglia prudenza a un capo di governo, se non si sono colti segni preoccupanti che l'imbarbarimento del clima politico rischia di fare un salto di qualità.
I fischi contro Berlusconi di un gruppetto di sciagurati, durante i funerali a Messina delle vittime dell'alluvione, che cosa sono, se non il prevalere dell'odio anche in circostanze che normalmente spingono alla pietà umana? So benissimo che nessun dirigente del Pd è responsabile di questi atti e di queste istigazioni, ci mancherebbe. Ma si possono tirar fuori dalla responsabilità del clima di barbarie che hanno contribuito a creare per star dietro ad un eversore come Di Pietro e al quotidiano-partito che sempre più detta la linea politica?
Di Pietro, già. In contemporanea con l'istigazione a piazzare una pallottola in testa a Berlusconi, il leader dell'Italia dei valori ci mette di suo che di Berlusconi “bisogna liberarsene subito”. Come, visto che ha dalla sua la maggioranza degli elettori?
2 commenti:
On.le Massidda il suo punto di vista è condivisibile. Resta il fatto che la dialettica "barbarica" è comune a tutta la società, politica e non dei quattro punti cardinali dell'orientamento del pensiero. Tutti a turno ci si alterna dal ruolo di vittima a quello di carnefice. A seconda della convenienza.
Cordialmente
M.P
@MP
Sono d'accordo con lei: la dialettica barbarica è comune a tutta la società. Ma non è consueto che questa dialettica barbarica si trasformi in istigazione ad uccidere l'avversario. Quando questo succede la dialettica sparisce e rimane solo la barbarie, madre non di metaforiche guerre civili ma di eversioni armate.
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