sabato 17 ottobre 2009

Rilancio dell'edilizia: il club degli illuministi in rotta

L'opposizione ha combattuto senza risparmio di forze e di mistificazioni, scivolando spesso in allarmistiche bugie per spaventare la platea; è stata appoggiata da una campagna mediatica che, a che ricordi, non ha precedenti per collera ideologica; ha mobilitato i suoi intellettuali che, secondo tradizione, fra la verità e il partito hanno scelto il secondo; persino la Normale di Pisa, con il suo direttore Settis, è scesa in campo a fianco dell'ex presidente della Regione che, senza contradditorio, ha magnificato il suo Piano paesistico e si è goduto dell'apprezzamento di Settis: qualche imprenditore fa politica “per i suoi interessi personali, Soru la fa perseguendo il bene comune”. Le cronache non dicono se Soru abbia arrossito o almeno provato imbarazzo, ricordando che quel Piano, prima che dal Parlamento sardo, era stato bocciato da oltre mezzomilione di elettori, mattonari, va da sé.
L'opposizione ha combattuto, insomma, e ha perso una battaglia sbagliata e di facciata. Come se volesse difendere un giocattolo, il Piano paesistico, indispensabile non alla salvezza delle coste ma all'uso delle coste secondo i criteri stabiliti dal club di illuministi che aveva al suo vertice l'ex presidente e il suo assessore dell'Urbanistica. Entrambi si sentivano unti dalla Ragione e decisi a decidere dove si sarebbe potuto costruire e dove no. Chi ha la Ragione dalla sua parte sa qual è il bene del popolo, non ha bisogno di regole stringenti per tutti e pazienza se il popolo, lì per lì, non capisce.
Ho raccontato qualche giorno fa quale sia il concetto di regola che anima il vice presidente del club illuminista, Gian Valerio Sanna: se il cemento è deciso da una giunta di centrosinistra non solo è buono, ma valorizza il paesaggio. La legge approvata dal Consiglio mette fine all'arbitrio – e questo poco importa a chi, dall'opposizione, non lo può più esercitare – ma soprattutto consente un oculato uso dell'ambiente per la crescita economica. E questo, per chi ha poche idee è intollerabile. Le regole sono già di per sé rigorose, pur consentendo il rilancio dell'economia, ma per il loro rispetto la Regione ha previsto la costituzione di una Commissione di terzi.
Solo chi, sull'altare di un furore ideologico savonaroliano, aveva posto la guerra totale contro l'edilizia (quasi fosse una attività industriale di cui vergognarsi), può seriamente pensare di imbalsamare le coste e i monti, salvo le deroghe che, mettendo da parte temporaneamente il cilicio, potevano essere concesse agli amici e alle amministrazioni particolarmente fedeli. Per fortuna, finita la battaglia, i più responsabili, e meno fondamentalisti, all'interno dell'opposizione cominciano a rendersi conto di aver condotto una lotta solo perché “questo è il nostro ruolo di oppositori”.
Per adesso, le ammissioni sono fatte in colloqui non pubblici, fra amici che, pur in diverse militanze, si rispettano e, almeno testa a testa, riconoscono di non avere la Ragione dalla propria parte. Le ammissioni ci sono non tanto perché del rilancio dell'edilizia potranno godere anche essi, ma soprattutto perché c'è la consapevolezza che non si possono condannare i cittadini all'asfissia economica per stare dietro a pulsioni fondamentaliste.

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