Ho profondo rispetto dei due o trecento aquilani che hanno manifestato per chiedere la ricostruzione del centro storico della loro città distrutto dal terremoto. Non riesco ad averne neppure un po' per quei politici di sinistra cui non è parso vero buttare nello stesso calderone la richiesta di una élite (che spero non disinteressata alla costruzione prioritaria delle case), l'insultante risata di un imprenditore che inutilmente ha sperato di lucrare sul terremoto, l'inchiesta della magistratura sugli appalti alla Maddalena, i gossip sulla vita privata di Guido Bertolaso.
Una opposizione (che fra l'altro guida il Comune dell'Aquila) ridotta a inseguire cose del genere non fornisce una manifestazione di forza e di responsabilità, denuncia solo la pochezza della sua proposta politica. Il fatto che questo faccia per lucrare qualche voto alle prossime elezioni dà solo il senso della sua disperazione. In Abruzzo come in Sardegna come nel resto dello Stato. Che cosa è, se non disperazione, la giravolta di Bersani, ridotto a star dietro a Di Pietro per compensarlo del suo appoggio al candidato del Pd alle regionali campane? De Luca non lo appoggeremo mai – aveva giurato il giustizialista a corrente alternata – perché è un pluriinquisito. Oggi non solo lo appoggia, ma lo esalta in Tv. In cambio Bersani lo accoglie nel salotto buono della sinistra, quello che di Di Pietro non voleva più sentir parlare. Misteri della coerenza.
L'una posizione e il suo contrario fa nutaralmente nido nel complesso mediatico cui tutto va bene, purché provenga dall'intreccio politico-giudiziario che ha una sola missione: rovesciare, costi quel che costi, il governo Berlusconi, anche a costo di schizzare fango su un uomo, come Bertolaso, cui non si imputano reati, ma comportamenti. Di lui anche Bersani chiede le dimissioni perché indagato, dei De Luca e dei Bassolino no: saranno pure indagati, ma stanno dalla parte giusta. Che squallore, amici miei, sia questo strabismo sia la copertura mediatica che esso ha.
Poteva mancare, in questo quadro desolante l'ex presidente della Regione sarda, Renato Soru? Certo che no. Infatti, lui che ha guidato l'affaire La Maddalena insieme a Prodi, se la prende con gli attuali presidenti del Consiglio e della Regione sarda, rimescolando le carte e attaccando il presidente Cappellacci a testa bassa. Segue una replica e una controreplica. Normale? Non poi tanto, perché la risposta di Cappellacci ha un piccolo titolo all'interno del giornale che la pubblica. L'articolo di Soru – ieri – ha inizio con un titolo in alto sulla prima pagina e, all'interno, un'intera paginata. Le elezioni sono vicine – ce ne sono anche in Sardegna – e c'è la sensazione che a sollevare le sorti dell'accoppiata Pd-Italia dei valori non bastino le inchieste giudiziarie ad orologeria.
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