martedì 16 febbraio 2010

Pm politicizzati: l'essere e l'apparenza

“Non credi” mi scrive un caro amico in una sua mail personale “che la difesa del Governo Berlusconi sempre e comunque rischi di coinvolgere in questa difesa anche gli atti di chi col governo ha nulla a che fare? E non credi che accusare la magistratura politicizzata di emettere provvedimenti ad orologeria possa esser preso come un salvacondotto per i malfattori?”.
Comincio dall'ultima questione. Non ricordo bene chi disse tempo fa che la magistratura non deve essere solo imparziale, deve anche apparire imparziale. Lo è, certamente, nella grande maggioranza dei suoi operatori, ma lo sono anche coloro che conducono per due anni un'indagine e, con l'indagine in corso, emettono provvedimenti due mesi prima di elezioni che riguardano tutto lo Stato? Non so se lo siano, certo non lo appaiono. Arrestano quattro persone, per me innocenti fino a prova contraria, e indagano un sottosegretario – a quanto risulta dagli articoli, perché io mi rifiuto di leggere le intercettazioni – sospettato di essersi lasciato corrompere con prestazioni sessuali. Forse sono imparziali, ma non lo appaioni.
Hanno lasciato che i media giustizialisti linciassero il sottosegretario per i suoi presunti comportamenti sessuali, alimentando la richiesta di sue dimissioni non si sa bene perché. Forse loro non c'entrano, ma appaiono che c'entrino, eccome. Un pubblico ministero, famoso per aver denunciato e messo sotto processo il presidente della Regione Puglia, appena sospesosi dalla magistratura è stato candidato alle regionali da Di Pietro. La cosa è apparsa “inopportuna” anche al sindacato dei magistrati. Bisogna mettere sotto accusa un politico della maggioranza per far carriera politica nell'opposizione? Non sarà così, ma così appare.
Io ho davanti a me quotidianamente decine di senatori che erano fino a pochi anni fa pubblici ministeri impegnati in politica per via giudiziaria. Sono fra i più carichi di odio nei loro interventi, fra i più decisi ad assecondare una pulsione che non nasce con la loro elezione a parlamentari, la pulsione a rovesciare il governo senza la fastidiosa attesa di nuove elezioni che, per di più, potrebbero confermare Berlusconi. Gente così ha avuto in mano il destino di esseri umani e tremo all'idea che lo spirito di servizio di allora sia stato condizionato dalla propria ideologia.
Nessun salvacondotto, come si vede, agli accusati di corruzione, solo una civile presunzione di innocenza e il dubbio che l'inchiesta, durante la quale saltano alla ribalta nomi di ministri e quello del coordinatore del Pdl, risponda ad esigenze politiche – le elezioni sono alle porte – e a una non nascosta voglia di alcuni settori della magistratura militante di “sbarazzarsi” di Berlusconi e del suo governo.
Io non vedo, in questa critica puntuale, non prevenuta e fondata su fatti, alcun rischio di difendere, insieme al governo legittimamente in carica, eventuali malfattori che hanno agito all'ombra di provvedimenti governativi. Da quel che si legge su certa stampa, la colpevolezza degli arrestati è scontata. Io sarò fatto alla vecchia maniera, ma io li ritengo innocenti fino a quando dei giudici terzi, tenuti a considerare quella dell'accusa solo una delle voci possibili, non influenzati da una campagna mediatica, non decideranno altrimenti. So che in questo clima di imbarbarimento è più facile stare con chi ha voglia di forca piuttosto che con i garantisti. Ma io preferisco stare da questa parte.

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