La sinistra culturale sarda manifesta il suo interesse alla riscrittura dello Statuto speciale e lo fa proponendo al Consiglio regionale una mozione nella quale si prevede che il Parlamento dei sardi dia avvio “alla elaborazione del nuovo Statuto - Costituzione della Sardegna tramite un'assemblea costituente il cui lavoro verrà confermato da questo Consiglio regionale con il voto e dai cittadini sardi tramite referendum”. Il testo è della Fondazione Sardigna ed è frutto di un incontro tenutosi giorni fa a Santa Cristina con la partecipazione di esponenti di sinistra, di molto scettici movimenti indipendentisti e aperto a qualche persona di centrodestra.
All'incontro non erano stati invitati né il Comitato per lo Statuto, che ha elaborato una proposta di Carta de Logu noa, né io che quella proposta ho presentato come disegno di legge in Senato (poi trasmesso al Consiglio regionale, dove è depositato). Non sono, insomma, stati invitati a discutere gli unici che dalle vaghezze sono passati alla concretezza di un testo ormai largamente conosciuto, da tempo giacente anche in Consiglio e che si può trovare anche nella mia pagina del sito del Senato . Dico questo, evidentemente, non per rivendicare inutili primazie, ma per segnalare che il documento della Fondazione non piomba su una tabula rasa, anche se fa finta che così sia.
La mozione presentata al Consiglio è un documento di buona rivisitazione storica delle ragioni della nostra autonomia, non ostante cada, a mio parere, nel non senso di recriminare sul fatto che in Sardegna non ci fu, alla vigilia dell'unificazione, un plebiscito come negli altri stati della Penisola. La domanda posta nei plebisciti fu, con piccole differenze, ovunque, se i vari stati volessero essere annessi al Regno di Sardegna. Si poteva mai chiedere al Regno di Sardegna se volesse essere annesso al Regno di Sardegna?
Il problema è che non esiste un'idea di Statuto, al di là di un richiamo ad “una più alta ed efficace forma di autogovemo della Sardegna”. Nessun accenno, insomma, ai contenuti dell'autogoverno, se questo debba parafrasare quello che lo Statuto attuale in qualche modo riconosce o se debba essere frutto di una scrittura ex novo; né alcun accenno esiste alle fonti di diritto internazionale alle quali legare concetti come nazione e sovranità. Dal meglio della cultura di sinistra era legittimo attendersi più coraggio propositivo e, soprattutto, un invito ad accelerare i tempi. In realtà l'impegno richiesto al Consiglio che, per elaborare lo Statuto, convochi una “assemblea costituente” (che i tecnici, ahimè, ritengono solo delatoria) denuncia il timore che si ha di affrontare subito la discussione e di compiere scelte per le quali non ci si sente pronti.
Apprezzo l'invito rivolto al Consiglio regionale affinché metta in agenda la questione: è comunque segno che in quell'area politica qualcosa si muove. Lontano dal mio pensiero l'idea che la proposta del Comitato e il mio ddl siano adottati a scatola chiusa, ma far finta che tutto debba cominciare da zero non è un buon modo di muoersi.
1 commento:
Anchio notavo questo fatto: A Santa Cristina pare quasi si arrivasse dall'anno zero e nessun cenno al lavoro passato nell'oblio da parte dell'allora Comitato...Ma d'altra parte se si parlava anche di riforme indipendentiste...non si capisce a quale titolo allora erano presenti alcune sigle le quali fin'ora hanno fatto tutto quello che potevano (dal piccolo dei loro poteri) per impedire che si attivasse un percorso in tal senso...comunque...qualcosa si sta muovendo. Meglio di niente. - Bomboi Adriano
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