Non sono fra coloro che gioiscono quando una legge fatta da avversari incontra la bocciatura del Governo e, poi, della Corte costituzionale: si tratta pur sempre di una ferita inferta all’autonomia. Non mi rallegro neppure quando è una pessima legge come la Statutaria approvata dal centro sinistra. Né mi consola il fatto che non solo il centro destra, ma anche spiriti liberi dello schieramento di sinistra avevano chiesto all’ex presidente della Regione di non promulgarla.
Sarebbe stato meglio che l’ex presidente della Regione avesse fatto prevalere, come fu consigliato anche da suoi sostenitori, il buon senso e, in nome proprio dell’autonomia speciale, messo da parte quello spirito di arroganza che spesso lo ha indotto a mettere il rispetto delle regole sullo sfondo della sua concezione illuminista del potere. Il braccio di ferro ingaggiato dal centrosinistra contro le regole, ancor prima che con lo Stato, ha portato alla quasi certa bocciatura della Statutaria (la sentenza sarà conosciuta solo fra qualche giorno). E la bocciatura di una legge del Parlamento sardo rappresenta comunque un vulnus per la nostra autonomia.
Resta il fatto che la Sardegna ha bisogno di una buona legge che, come detta l’articolo 15 del nostro Statuto speciale, “determina la forma di governo della Regione e, specificatamente, le modalità di elezione, sulla base dei principi di rappresentatività e di stabilità, del Consiglio regionale, del Presidente della Regione e dei componenti della Giunta regionale, i rapporti tra gli organi della Regione, la presentazione e l'approvazione della mozione motivata di sfiducia nei confronti del Presidente della Regione, i casi di ineleggibilità e di incompatibilità con le predette cariche, nonché l'esercizio del diritto di iniziativa legislativa del popolo sardo e la disciplina del referendum regionale abrogativo, propositivo e consultivo”.
Tutti aspetti istituzionali che, però, dovrebbero, a mio parere, derivare da un nuovo Statuto speciale e non precederli. Il fatto che la legge Statutaria sia stata approvata sei anni dopo la norma costituzionale imposta allo Statuto (L.Cost. 31 gennaio 2001, n. 2), sta a significare che non vi sono problemi di urgenza. Un impegno di tutte le forze politiche a elaborare un nuovo Statuto renderebbe possibile una sua approvazione entro questa legislatura. Non è detto che la previsione dell’attuale articolo 15 non possa far parte di una Carta nuova della nostra autonomia, la sola in grado di modificare gli attuali aspetti troppo rigidi, fra i quali, per esempio, lo scioglimento del Parlamento sardo dopo le dimissioni, comunque motivate, del presidente della Regione, la sua malattia o altro grave impedimento.
Nessun commento:
Posta un commento