giovedì 14 maggio 2009

Nucleare: come vincere una finta battaglia

Leggo nel blog dell’amico Paolo Maninchedda questa affermazione: “Leggete i resoconti dell’approvazione al Senato del disegno di legge 1195. Troverete che ormai anche deputati sardi (on. Massidda) parlano apertamente di nucleare. Provino a farlo in Sardegna. Ieri abbiamo detto in Aula che un attimo dopo dovesse essere presa questa decisione, che ci pare ben avviata a Roma, noi saremmo in piazza e fuori dal governo regionale.”
Credo si sia lasciato trascinare da una vis polemica che, per quanto mi riguarda, è assolutamente fuori luogo: anche io sarei con lui a contestare l’istallazione di una centrale nucleare in Sardegna. Per tre ragioni fondamentali: la prima è che con il partito di Maninchedda abbiamo firmato un accordo che esclude questa eventualità e noi siamo persone serie, rispettiamo gli accordi con gli alleati; la seconda è che il presidente della Regione ha, in modo tassativo, espresso la sua opposizione; la terza è che il nucleare in Sardegna porrebbe tali e tanti problemi di trasporto dell’energia da rendere inattuale la costruzione di una centrale nucleare.
Se avesse letto il mio intervento in Senato, e lo avesse riportato correttamente, si sarebbe accorto che io ho fatto un discorso generale, riguardante l’insieme dello Stato che non può rinunciare all’energia nucleare. Nucleare che necessariamente dovrà essere utilizzato, pur con tutte le precauzioni necessarie, anche e soprattutto di ordine istituzionale, visto che è prevista l’intesa fra lo Stato e le Regioni. La Sardegna è decisa, anche ma non solo per iniziativa del Psd’az, a non dare il consenso.
Nella polemica pretestuosa, montata con cinica determinazione dalla sinistra a da qualche media, l’amico Maninchedda sembra voler cavalcare un cavallo vincente per avere poi la possibilità di annunciare una vittoria senza battaglia. Intanto, sul suo blog, ha cominciato a raccogliere le adesioni degli indignati a prescindere.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Come fa a dire che in generale il nucleare va bene? L'ultima centrale nucleare negli USA è stata installata nel 1978, non viene qualche dubbio che forse c'è qualcosa che non va? L'Uranio sta salendo di prezzo, sappiamo tutti che fare centrali nucleari non ha nessun senso, perchè vi ostinate a dire che dobbiamo tornare indietro? Quali interessi economici ci sono dietro? Io dubito che si costruiranno per davvero così come il ponte sullo stretto, ma intanto si utilizzano i soldi pubblici per darli a chi?
Marina

Anonimo ha detto...

..."È impensabile che Regioni, come la Sardegna o la Sicilia, che attraversano grandi difficoltà e sulle quali si abbattono, con conseguenze gravi sulla concorrenza, i costi legati alla produzione di energia, non debbano beneficiare delle agevolazioni che deriverebbero da una moderna politica energetica nucleare. Tutto il sistema imprenditoriale, soprattutto quello delle piccole realtà artigiane, ne ricaverebbe enormi benefici anche in termini occupazionali. In considerazione delle grandi aspettative che il provvedimento suscita in tutto il Paese, bisogna essere uniti e celeri nell’approvarlo: si dichiara quindi disponibile a ritirare gli emendamenti a sua firma, augurandosi che l’opposizione faccia altrettanto…" On.Le quello riportato sopra e' parte del suo discorso al Senato pronunciato il 5.5.2009? Mi auguro di no, altrimenti non potrei considerarla coerente. Come fa' ad essere d'accordo con il nucleare ma solo se questo sara' realizzato fuori dalla Sardegna? Le pare una posizione inattaccabile la sua quando i suoi compagni di partito italiani le chiederanno di appoggiare la costruzione delle centrali anche in Sardegna? Lei avrebbe fatto gli interesse della Patria (e per Patria intendo solo ed sclusivamente la Sardegna) se avesse opposto un netto no all'ipotesi del nucleare in Italia e quindi visto che, ci piaccia o meno, la nazione sarda si trova all'interno dello stato italiano, anche in Sardegna. Lei non e' diverso dagli altri esponenti della classe politica sarda che si fanno ingabbiare e assoggettare agli interessi dell' Italia piuttosto che a quelli della Sardegna. E' grazie ad una sifatta classe politica che ci ritroviamo all'interno dell' Italia in una difficile situazione economica la cui soluzione, dal mio punto di vista passa attraverso la crescita di una classe politica cha abbia bene chiaro che lo stumento principe per uno sviluppo coerente sia l'indipendenza.
Alessandro Porcu

wache ha detto...

Alessandro, viviamo una crisi mondiale figlia di diverse classi politche, a volte anche prese ad esempio come traguardo da raggiungere, come al solito la cosa migliore da fare è quella che non è stata fatta, è sempre un altra. Credo che abbiamo la classe politica che ci meritiamo, tutti.